ARSENICO: I MINISTERI DELL’AMBIENTE E DELLA SALUTE CONDANNATI DAL TAR

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ATTUALITA’ – Per il Tar del Lazio il problema dell’arsenico non solo esiste ma va stigmatizzato e risolto. Per questo ha emanato una sentenza con la quale ha condannato, così come scritto al punto conclusivo della stessa “il Ministero della salute ed il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, in solido fra loro, al risarcimento di Euro 100 (cento), in favore di ciascun ricorrente persona fisica quale utente, alla data del 28 ottobre 2010, del servizio idrico in area territoriale caratterizzata, alla medesima data, dalla presenza di arsenico nell’acqua erogata in percentuali superiori a 20 ug/l”.

Il ricorso era stato presentato dalla Codacons proprio perchè si risolvesse il problema dell’arsenico ma soprattutto per difendere i cittadini di fronte alle società gestori dell’acqua che, nella pratica, poco o nulla approntano per eliminare o diminuire significativamente l’arsenico nell’acqua e che, in più, prevedono aumenti delle tariffe idriche anche per il 2012. 

Per Carlo Rienzi, presidente della Codacons, la sentenza ha messo fine all’impunità di Regioni e Ministeri che hanno tenuto i cittadini in condizioni di rischio avvelenamento. Un rischio che è stato fortemente rimarcato in un passaggio della sentenza nella quale si legge “secondo la letteratura scientifica richiamata dalla decisione della Commissione europea del 28 ottobre 2010, allegata dai ricorrenti in atti e non contraddetta dalle Amministrazioni resistenti, l’arsenico è uno degli elementi più tossici che esistono al mondo; l’esposizione ad arsenico inorganico in quantità superiori a certe soglie può causare vari effetti sulla salute, ed è suscettibile di intensificare le probabilità di sviluppo di alcune forme tumorali molto gravi alla pelle, al fegato, al polmone ed al sistema linfatico. Un’esposizione molto elevata a questa sostanza può altresì causare sterilità e false gestazioni nelle donne, oltre a disturbi alla pelle, bassa resistenza alle infezioni, disturbi al cuore e danni al cervello ed al DNA”.

“Secondo la medesima letteratura scientifica, il più vasto studio sinora effettuato sulla pericolosità per la salute umana derivante da un’esposizione prolungata all’arsenico presente nell’acqua potabile, anche in quantità piccolissime, è stato condotto su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicato nell’edizione online della rivista scientifica The Lancet, ed ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori. Secondo le stime effettuate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, in Bangladesh a partire dagli anni ’70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata con piccolissime quantità di arsenico, e secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato da Habibul Ahsan dell’Università di Chicago, ciò è stato sufficiente a provocare il 21%) delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza, tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari)”. 
Per il Tar, nella complessa ed elaborata sentenza ha rimarcato il danno morale in quanto è emersa “una sofferenza psico-fisica determinata dalla necessaria alterazione delle abitudini di vita e dal senso di impotenza e frustrazione per i descritti e ormai noti rischi sanitari per la propria famiglia, per l’aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l’alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario”.

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