Pomezia, un incontro pubblico per dire no alla centrale a biogas

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ATTUALITA’ – Si è svolto sabato 8 novembre 2014 a Santa Palomba nel comune di Pomezia (Roma) un incontro promosso dal Coordinamento di Pomezia e del IX Municipio di Roma “ No Inceneritori, No discariche, Sì differenziata”. Tema dell’incontro le ragioni dell’opposizione, in difesa di ambiente e salute, ad un progetto per la realizzazione in questa area di una centrale a biogas alimentata da Forsu (Frazione organica dei rifiuti soldi urbani) con produzione per successiva combustione di energia elettrica. L’incontro ha visto una partecipazione numerosissima ed attenta di cittadini preoccupati per le possibili conseguenze della messa in opera di questo impianto: inquinamento dell’aria, dell’acqua, inquinamento acustico, aumento del traffico veicolare e i possibili danni alla salute.

Presenti anche diversi consiglieri comunali di Pomezia e la consigliera regionale Valentina Corrado. Numerosa e solidale anche la presenza di vari comitati provenienti da diverse zone della regione Lazio ed impegnati anch’essi in difesa dell’ambiente e della salute, rappresentato da Gina Pietralunga il comitato di Manziana “ Gruppo di studio ambiente e salute”. L’incontro è iniziato con il saluto di Massimo Falco presidente del Coordinamento e con l’appello di Giacomo Castro dell’associazione culturale Latio Vetus in favore della tutela e del recupero del complesso medioevale di grande bellezza e pregio storico-artistico di Torre Maggiore che sorge proprio a ridosso della zona destinata ad ospitare la centrale a biogas e che da questa collocazione subirebbe invece ulteriori ed irreversibili danni che ne soffocherebbero letteralmente l’attrattiva turistica.

Gli interventi di Paolo Ceccarelli e Diego Casubolo, presidenti rispettivamente dei comitati di quartiere Santa Palomba e Roma Due hanno poi ben evidenziato il disagio dei residenti anche a fronte della mancanza di una corretta informazione relativa ai possibili rischi di incendi ed esplosioni; la centrale a biogas sarebbe realizzata infatti in prossimità di stabilimenti industriali già esistenti e classificati come R.I.R- a rischio di incidente rilevante. La dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’Ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) ha introdotto la sua relazione “ Conoscenza, responsabilità e scelte per tutelare ambiente e salute” con la citazione della Dichiarazione dei diritti umani, dell’articolo 2 in tema di prevenzione della Legge n.833 del 23 dicembre 1978 che ha instituito il Servizio sanitario nazionale e gli articoli della Costituzione italiana che tutelano l’ambiente e la salute, soffermandosi in particolare sull’articolo 32 che afferma: ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” .

Le mancate e parziali attuazioni delle leggi in materia di ambiente e salute e degli articoli della Costituzione da parte delle istituzioni preposte hanno di fatto contribuito a generare la grave situazione sanitaria vissuta anche dalle popolazioni della regione Lazio, in termini di malattie cardiovascolari, cronico-degenerative e neoplastiche – come da Piano di previsione Regionale 2010-2012; situazione connessa al gravissimo stato di inquinamento ambientale del territorio laziale, un inquinamento ha ribadito la dottoressa Litta che deve essere assolutamente ridotto in tempi brevi anche respingendo progetti di nuovi impianti a forte impatto ambientale e sanitario come quello proposto per Pomezia. La dottoressa Antonella Litta ha evidenziato quindi come prima e vera forma di prevenzione a tutela della salute delle persone e in particolare della salute dei bambini interventi appropriati e tesi a ridurre l’esposizione a tutte quelle sostanze inquinanti che contaminano e alterano gravemente e irreversibilmente aria, acqua, suolo e cibo e nella riduzione delle spese militari una tra le tante possibili fonti di finanziamento per gli interventi e le opere di bonifica ambientale e sostegno ai servizi di prevenzione, diagnosi e cura.

Nel suo intervento ha ricordato anche la grave e preoccupante situazione vissuta da quelle popolazioni del Lazio, in particolare dell’Alto Lazio esposte, senza alcuna adeguata informazione, negli ultimi dieci anni a valori di arsenico fuorilegge nelle acque ad uso potabile; valori che hanno raggiunto, in alcuni casi, anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge previsto per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche. La dottoressa Litta ha riconfermato poi l’inutilità e la dannosità per salute e ambiente delle centrali a biogas, a biomasse e degli impianti di biodigestione anaerobica che vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici in quanto spacciati per fonti autenticamente rinnovabili quando in realtà lo sono soltanto formalmente.

Ha quindi richiamato l’attenzione sulla necessità di una rigorosa e corretta gestione dei rifiuti che, se realizzata attraverso la raccolta differenziata e “porta a porta” e con una reale politica del riuso, del risparmio, del riciclo e della riduzione dei rifiuti e soprattutto dei materiali da imballaggio, non avrebbe bisogno della realizzazione di impianti di incenerimento, biodigestione anaerobica e nuove discariche. A conclusione dell’incontro l’intervento di Giancarlo Ceci del comitato “ Alternativa sostenibile”, esperto di grande preparazione in tema di energia e rifiuti, che ha evidenziato con grande perizia tutti gli aspetti tecnici più problematici dell’impianto proposto per Pomezia e ribadito come non vi sia un reale bisogno di aumentare la produzione di energia elettrica nel Lazio, in particolare nel Comune di Pomezia, mentre si dovrebbero ridurre subito le fonti d’inquinamento già presenti, a cominciare dal polo energetico più grande d’Europa, quello costituito dalle centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro, che da decenni immette in aria tonnellate di gas e polveri nocivi, con danni gravi per la salute delle persone, come evidenziato anche da studi epidemiologici.

Anche da questo incontro un forte e condiviso appello perché nella Regione Lazio si dia la priorità, il massimo dell’attenzione e dell’impegno a programmi di tutela e bonifica ambientale, di sorveglianza dello stato di salute delle popolazioni residenti e si rifiuti decisamente e senza tentennamenti ogni altra scelta, struttura e/o impianto ad alto impatto ambientale e sanitario.

Comunicato stampa a cura dell’Associazione italiana medici per l’ambiente-Isde (International Society of Doctors for the Environment ) di Viterbo

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