POLITICA – Almeno a Genzano ci sono riusciti e chissà se questo diventerà di buon auspicio anche per le altre città e per chi si è battuto con forza per questo. Stiamo parlando della riforma dello statuto comunale di Genzano che, con una mozione approvata all’unanimità il giorno 28 settembre, ha integrato l’art. 4 con un comma che contempla il seguente principio: “Il Comune di Genzano di Roma sostiene e riconosce l’accesso all’acqua come diritto universale, indivisibile, inalienabile, e lo status dell’acqua come bene comune pubblico, non assoggettabile a regole di mercato e privo di rilevanza economica“.
Genzano diventa il primo Comune dei Castelli e uno dei pochi d’Italia, che riconosce, anche in forza dei referendum che si sono svolti il 12 e 13 giugno di quest’anno, l’acqua come bene comune. Per il sindaco della cittadina castellana, Flavio Gabbarini, è stata solo una normale conseguenza dell’invito che era stato fatto ai cittadini di votare sì al referendum per far restare pubblica la gestione dell’acqua. Ricordiamo che votando sì al primo quesito, i cittadini italiani hanno abrogato l’articolo 23 della legge 133/2008 che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati. Il secondo quesito del referendum ha abrogato la norma relativa alla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. E’ stata quindi eliminata la remunerazione, nella misura del 7%, del capitale investito dal gestore.
Marta Elisa Bevilacqua |
Grande la soddisfazione da parte dei comitati “Acqua pubblica”, promotori dei referendum e della giovane Consigliera comunale di Genzano, Marta Elisa Bevilacqua che si è sempre schierata al loro fianco: “La variazione approvata in Consiglio – ha affermato in una nota – ha una duplice valenza, giacchè segna un’importante tappa nella campagna di ripubblicizzazione dell’acqua che dalla raccolta firme per il referendum in poi si è capillarizzata producendo non solo una serie di iniziative e di mobilitazioni, ma anche il diffondersi del concetto di bene comune e della necessità, da pare della cittadinanza, di superare lo steccato tra delega e partecipazione. L’introduzione, poi, del concetto di bene comune comporta il superamento della dicotomia tra pubblico e privato, mostrando l’esistenza di una terza categoria, appannaggio della collettività presente e delle generazioni future, finora non normata, nè avente al momento, valenza in sede amministrativa. Questa variazione – ha concluso Bevilacqua – è stata possibile anche grazie all’impegno profuso dal comitato acqua bene comune di Genzano, dal coordinamento Castelli Romani e dall’Amministrazione comunale di Genzano che ha mantenuto l’impegno di variare entro settembre lo statuto nel rispetto della delibera di Consiglio del novembre scorso che non aveva mai avuto seguito“.
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