Latina, scandalo all’ufficio del Giudice di Pace

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CRONACA – Le indagini da parte delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Latina sono iniziate sul finire del 2013, a seguito di notizie circa illeciti commessi da alcuni componenti del personale amministrativo dell’ufficio del Giudice di Pace di Latina, sfociata nell’ottobre scorso con l’arresto di un commesso, P.D. per peculato.

L’attività investigativa è stata estesa nei confronti di altri dipendenti dell’ufficio attraverso una serie di appostamenti e pedinamenti (corroborati da rilievi fotografici e video riprese) volti ad individuare eventuali assenze ingiustificate dal posto di lavoro.

Il successivo riscontro effettuato con il registro delle presenze giornaliero, sul quale ciascun dipendente annota l’orario di entrata ed uscita dall’ufficio, ha permesso, ai militari della Guardia di Finanza di Latina, di rilevare un malcostume da parte di alcuni impiegati i quali attestavano falsamente la loro presenza sul posto di lavoro, mentre in realtà se ne allontanavano senza alcuna giustificazione, sono stati ripresi mentre tornavano a casa o all’atto di disbrigare faccende private. Tutto questo è avvenuto con una complicità reciproca, come nel caso in cui un dipendente apponeva la firma al posto del collega che si era allontanato o, come rilevato nel corso di alcune intercettazioni, attraverso appostamenti da “vedetta”, al fine di comunicare al collega assente la mancata presenza di chi evidentemente era preposto al controllo.

Al termine delle indagini, il G.I.P. presso il Tribunale Ordinario di Latina, dr. Guido Marcelli, ha disposto nei confronti del commesso gli arresti domiciliari con utilizzo del braccialetto elettronico, contestandogli anche il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità per aver percepito indebitamente del denaro, per il disbrigo di pratiche d’ufficio a favore di alcuni utenti, oltre ai reati di truffa ai danni dello stato, falso e distruzione documenti. Il GIP ha emesso nei confronti di tre impiegati l’obbligo della firma presso la Polizia Giudiziaria nei giorni lavorativa, per due volte al giorno, prima dell’entrata e dopo l’uscita dagli uffici. I tre si sono resi responsabili dei reati di truffa ai danni dello Stato e falso.

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