L’inserimento di un impianto è un intervento con rischi simili agli altri interventi odontoiatrici :gonfiore, leggera emorragia, infiammazione ematoma, incapacità a masticare temporanea fino al rialzo della temperatura corporea. Esiste il rischio di rigetto? Il titanio usato per gli impianti è totalmente biocompatibile con l’ organismo umano, quindi non è in grado di indurre reazioni avverse. Quello che si può, invece, avere è il fallimento implantare quindi è sbagliato parlare di rigetto.
Nonostante l’ altissima biocompatibilità gli stessi possono essere persi comunque nell’immediato per mancata osteo-integrazione, in questo caso parleremo di fallimento precoce, evenienza poco frequente che non lascia danni residui e ci permette di ripetere senza problemi l’ intervento. Le cause principali di fallimento tardivo sono invece il fumo e la scarsa igiene ( ci sono anche errori del medico come ad esempio uno sbagliata articolazione della protesi messa sulla vite ) capaci di indurre infezioni e infiammazioni a livello dell’ impianto e quindi riassorbimento osseo.
Queste infiammazioni, chiamate Perimplantite, si localizzano a livello della vite indotte dall’accumulo della placca e tartaro e così come si verifica nella malattia parodontale i batteri che colonizzano la superficie dell’ impianto inducono la distruzione dell’osso circostante fino a giungere alla perdita dell’ impianto.La durata di un impianto può non avere limiti se solo se si segue una vera e propria terapia di mantenimento che è in pratica un piano di richiami individualizzato col fine di controllare nel tempo la salute degli impianti, verificare l’igiene orale ed identificare gli eventuali errori commessi dai pazienti nell’igiene orale quotidiana. Nel corso del primo anno è importante eseguire visite di controllo regolari ogni 3 mesi, negli anni successivi la frequenza viene stabilita in base alle esigenze specifiche di ogni paziente.