Coldiretti Roma: “L’Imu sui terreni agricoli è la tassa più iniqua”

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POLITICA – Scaduti i termini per pagare la tassa più iniqua e più travagliata che questo governo ha messo in campo, si attende il pronunciamento del TAR del Lazio previsto per il prossimo 18 febbraio per vedere come va a finire. Certo è che l’incoerenza del criterio di calcolo dell’imposta municipale unica, è servita soltanto a generare tensione sul territorio, fenomeno acuito dalla  cattiva informazione a volte strumentale da parte di alcuni amministratori che hanno contribuito ad aumentare la confusione.

Una partita, quella dell’IMU che va vista e raccontata sin dall’inizio. Nasce nell’aprile 2014 quando il governo elabora una manovra da 10 miliardi di euro e all’agricoltura viene chiesto di contribuire con 350 milioni reperiti attraverso una imposta, l’IMU, che toccava tutti i proprietari terrieri. In pianura si pagava già, la montagna era esente, c’era tutta la fascia intermedia da gestire e in quel periodo nessun sindaco, non l’ANCI, nessuno se non Coldiretti ha parlato chiedendo a gran voce la tutela dell’azienda agricola professionale con l’esenzione sulle aree parzialmente svantaggiate e con la riduzione nelle aree pianeggianti. All’uscita del famigerato decreto delle altimetrie, Coldiretti è nuovamente intervenuta riuscendo a bloccarlo riportando come criterio l’unico parametro oggettivamente disponibile ovvero quello della classificazione  Istat. Forse si poteva fare di più in quel momento ma è sicuramente il modo meno invasivo, per  le vere imprese agricole, di contribuire al bene del Paese, con esenzione totale per 3456 comuni (prima cerano 1498) e parziale per 655.

Il vero problema è di fondo e di equità contributiva: gli imprenditori agricoli hanno bisogno di un segnale tangibile e allo stesso tempo coraggioso di attenzione. Alle amministrazioni comunali Coldiretti chiede di esonerare dal versamento dell’Imu sui terreni agricoli e sui beni strumentali chi di agricoltura vive e lavora con grande sacrificio e abnegazione, svolgendo un’attività da cui trae beneficio indiretto l’intero territorio indipendentemente dalle altimetrie o dalle classificazioni ISTAT. L’imposizione, su un bene strumentale all’attività agricola quale è il terreno, appare iniqua e fortemente penalizzante per quelle imprese che hanno, tra l’altro, il grande merito di operare in aree a volte difficili, concorrendo a mantenere lavoro ed occupazione, e svolgendo  un ruolo determinante per la difesa permanente del territorio, contrastando il pericolo, sempre presente, di dissesto. Ora si attende la prossima puntata mentre tanti si chiedono dove prendere i soldi per saldare l’Imu visto che spesso non si tratta di cifre trascurabili, con la beffa di dover pagare anche in zone danneggiate da calamità, in aree di esondazione dei fiumi dove accanto al danno si rischia l’ulteriore aggravio di pagare senza riuscire a fare il raccolto.

Le speranze di agricoltori sono riposte sul governo perché intervenga per mettere ordine in questo caos, ricordando che c’è anche il tema degli affitti, quello degli agricoltori pensionati con 500 euro al mese che hanno ceduto  i terreni in affitto gratuito a un figlio coltivatore diretto o quelli che ancora coltivano piccoli appezzamenti fornendo un servizio alla comunità. Per loro il moltiplicatore – che serve per determinare la base imponibile su cui calcolare l’IMU cresce da 75 a 135 portando la tassazione a livelli davvero insostenibili. Di una cosa siamo sicuri… non finisce qui.

Comunicato Coldiretti Roma

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