Naufragio Costa Concordia. Parla Alessandro Mammucari il veliterno testimone della tragedia

Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr +
Alessandro Mammucari

Alessandro Mammucari

ATTUALITA’ – Il naufragio della Costa Concordia verrà ricordato come uno dei più gravi mai accaduti nella storia della navigazione civile. Una vicenda che si è conclusa dal punto di vista processuale alcuni giorni fa (mercoledì 11 febbraio) con la sentenza di primo grado che ha visto condannato il capitano Francesco Schettino a 16 anni e un mese di carcere. Per colpa di una manovra che i successivi gradi del processo giudicheranno giusta o sbagliata, sono morte 32 persone tra le quali una bambina di 5 anni. I naufraghi che per fortuna sono riusciti a salvarsi verranno risarciti con somme di denaro che sono state valutate intorno alle 30 mila euro a persona. Se dal punto di vista economico il risarcimento può essere accettabile, il dramma vissuto ha segnato moltissimi di loro. Il ricordo di quella notte durante la quale sono stati costretti a vestire improvvisamente i panni di chi deve mettere in salvo la propria vita piuttosto che quelli del crocerista sereno e rilassato rimarrà indelebile, che si alleggerirà nel tempo ma che comunque tornerà a far male ogni volta che il pensiero tornerà su quella notte. Tra i naufraghi anche il veliterno Alessandro Mammucari, 34 anni, un noto parrucchiere della zona, che alla luce della sentenza di primo grado abbiamo voluto intervistare per capire, da un testimone diretto del naufragio della Costa Concordia, cosa è successo in quegli attimi e cosa si aspetta ancora dalla Giustizia italiana.

Sono passati tre anni dal naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio (13 gennaio 2012) e quel naufragio rimarrà nella storia come il più grave dopo quello del Titanic. Lei, suo malgrado, è stato uno dei naufraghi, testimone di quei terribili momenti. Perché lei era a bordo? Che ricordi ha di quella notte? E se può, riesce a ricostruire cosa accadde?

Ero a bordo perchè dovevo partecipare ad una selezione per un reality incentrato sulla professione dei parrucchieri, ero stato selezionato ed avevo conquistato la finale dalla quale sarebbero stati scelti poi i 15 partecipanti al programma “Professione Lookmaker” de La7. Quella sera stavo cenando con i miei colleghi quando alle 21:15 abbiamo sentito come un sussulto, un frastuono, subito dopo si sono spente le luci e la nave, immediatamente dopo, ha incominciato ad inclinarsi.  Ricordo che volavano letteralmente piatti e picchieri, cadevano persone come birilli. Poco dopo si sono riaccese le luci e i camerieri hanno iniziato a gridare go! go! (via, via) verso il pontile dove si trovavano le scialuppe. Sempre i camerieri hanno iniziato a prendere, da grossi armadi, i salvagenti da indossare. Intorno a noi c’era caos, chi urlava, chi piangeva, chi chiamava amici e parenti, mamme che cercavano i figli, insomma attimi da dimenticare. Ma non si può dimenticare la paura sui volti delle persone, poi per me era la mia prima crociera. Giravamo, io e i miei colleghi, nella nave senza sapere che fare e dove andare, vedendo solo che l’inclinazione di quella enorme imbarcazione aumentava costantemente”.

Si è parlato di un naufragio aggravato dalla cattiva organizzazione dei soccorsi. Può dirci come si è mossa la macchina dei soccorsi a bordo?

Non so quantificare il tempo trascorso tra l’incidente e i primi soccorsi, fatto sta che dopo un pò di tempo ci è stato comunicato di mettersi in coda per salire sulle scialuppe, così ci siamo incamminati e abbiamo iniziato a metterci in fila per la scialuppa numero 5 ma siamo riusciti a salire sulla scialuppa numero 19, perchè, come ripeto, intorno a noi regnava il caos. Vedevo gente che pregava, che piangeva, anche chi scherzava forse per esorcizzare l’angoscia e la paura di morire. In quegli attimi il panico fa brutti scherzi. Siamo riusciti a salire sulla benedetta scialuppa numero 19 all’una di notte credendo che ormai il peggio fosse finito e invece non era così. Non si riusciva a sganciarla dai bracci che la tenevano appesa, perchè erano ovviamente in tiro vista l’inclinazione della nave, poi quando finalmente è stata sganciata (la scialuppa dove si trovava il signor Mammucari è scivolata dalla parte della nave che dava verso il Tirreno, ndr) ha iniziato ad inclinarsi anch’essa perchè ovviamente non stava scendendo in modo perpendicolare, strusciava sul fianco della nave. Insomma temevamo tutti si potesse capovolgere. Eravamo un centinaio su quella piccola imbarcazione, immagini se fossimo caduti tutti in acqua, di notte, con il freddo, come è accaduto ad altri purtroppo. Ho ancora i brividi ripensando alle scene di panico su quella barca e a cosa sarebbe potuto succedere. Quando finalmente siamo riusciti a toccare l’acqua, grazie ai camerieri e ai cuochi imbarcati con noi che hanno fatto tutte le manovre, è partito un applauso. Ci siamo allontanati guardando quel gigante inclinato come se, ferito a morte, si stesse distendendo”.

Pandangan udara menunjukkan Costa Concordia kerana ia terletak di tepi sebelah Pulau Giglio yang diambil dari sebuah helikopter tentera laut Itali

Cosa accadde dopo che siete finalmente sbarcati sull’isola del Giglio? Cosa ricorda?

Quando siamo riusciti finalmente a toccare terra ho immediatamente chiamato i miei parenti a Velletri per tranquillizzarli. Non erano particolarmente in ansia perchè ancora non avevano ben capito la portata della tragedia, le notizie evidentemente arrivavano frastagliate e la notte non permetteva di vedere lo scenario drammatico che poi si è aperto la mattina. Quando la mattina successiva hanno acceso la Tv hanno purtroppo compreso ciò che era successo e si sono precipitati a Civitavecchia per raggiungermi.

Di quella notte ricordo la scoperta, mia personalissima, di un’isola bellissima come quella del Giglio dove ho trovato persone con un cuore immenso. Mentre vagavamo infreddoliti per il porto aspettando chissà quali direttive, la gente del Giglio arrivava o addirittura calava dai balconi, maglioni, coperte, bevande calde. Mi ricordo di una signora accompagnata dai figli piccoli ancora assonnati, che ci ha portato delle coperte con i personaggi di Winnie the Pooh e di altri cartoni animati. Quel gesto rimarrà impresso in ognuno di noi come il gesto che molti degli abitanti hanno compiuto di aprire le loro case e offrire un letto a molti di noi”.

Poi cosa accadde dopo i primi soccorsi?

“Abbiamo atteso il traghetto che ci ha portato fino a Porto Santo Stefano e da lì siamo saliti su un pullman che ci ha condotti a a Civitavecchia”.

E’ stato testimone o le è stato solo riferito, durante quei momenti concitati, che il capitano Schettino avesse avuto modo di salvarsi prima di cercare di salvare i passeggeri? 

“Lei mi chiede se io ho visto il capitano, si in foto. Sono salito sulla nave alle 13,00  e fino a quando non c’è stato il naufragio non sono riuscito a vedere il capitano una sola volta. Da quello che ho potuto intuire quando sono sbarcato sull’isola del Giglio, tutti aspettavano l’arrivo del capitano, chissà forse per picchiarlo (ride, ndr), però tutti sapevamo che era invece fermo sugli scogli davanti alla nave. Ho poi saputo che è rimasto lì fino all’ultimo salvataggio e che poi è stato imbarcato da una navetta della Guardia di Finanza che lo ha portato non so dove”.

Mercoledì 11 febbraio si è chiuso il primo grado del processo contro la Costa e contro il capitano Francesco Schettino, condannato a 16 anni e un mese di carcere nonché, assieme alla Costa, ad un maxi risarcimento alle vittime. Ritiene che la sentenza sia giusta?

“Si c’è stata la sentenza e devo dire che ne sono molto deluso, non so su quali principi la Legge italiana si è basata ma facendo due conti ci sono stati 32 morti, ebbene se si dividono i mesi della condanna, ovvero 192 per il numero dei morti, 32, fa 6 che significa sei mesi di carcere per ogni vittima. Significa che un essere umano vale sei mesi! E poi li farà mai questi sedici anni o come sempre si troveranno delle scappatoie per limitare la pena? Ripeto, sono molto deluso. Dalle mie parti si ripete spesso un detto: chi ha più polvere spara, ebbene mi chiedo se fosse successo qualcosa di simile ad un piccolo imprenditore di causare tanti morti cosa sarebbe successo. Credo sarebbe stato sbattuto in carcere e buttata via la chiave, perchè evidentemente un piccolo imprenditore che lavora sudando ogni giorno, non ha polvere abbastanza”.

Cosa ha sperato lei durante il processo? Cosa chiede alla Giustizia?

“L’unica cosa che mi aspettavo dal processo era che finisse in fretta, non ce la facevo più a vedere Schettino presente ai programmi tv e o peggio ancora in cattedra universitaria quando ancora non si riuscivano a recuperare i corpi di alcune persone. La dignità dell’essere umano è stata, a mio parere, calpestata dai media che volevano solo ascolti mentre in alcune case si piangeva e si piange ancora per le persone care perse alle quali ancora non si riusciva a dare degna sepoltura. Si chiedeva Giustizia e pietà per le vittime ma credo che ormai, in Italia, la Giustizia sia morta”.

Farà ancora altre crociere o quell’evento l’ha segnata per sempre?

“Ho fatto altre crociere ed è stato giusto farle perchè devi affrontare le paure. Per strane circostanze anche il mio viaggio di nozze lo feci in  crociera, non con Costa, ma un’altra società di navigazione. La prima volta che sono risalito su una nave non è stato facile, la prima notte non ho chiuso occhio, guardavo il soffitto della camera aspettando che succedesse qualcosa.E’ stata un angoscia ma poi ho scoperto che fare una crociera e un’esperienza bellissima”.

Condividi.

Non è possibile commentare.