Il carcere di Velletri tra mille disagi. Le valutazioni della Cisl su un luogo così complesso

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da sin. ilSegretario SAS Fns Cisl CC Velletri,  Massimo Serretiello e Segretario Aggiunto della Fns Cisl Lazio,  Massimo Costantino

Da sin. il Segretario SAS Fns Cisl CC Velletri, Massimo Serretiello e il Segretario Aggiunto della Fns Cisl Lazio, Massimo Costantino

CRONACA – Si è svolta ieri mattina (giovedì 30 luglio) una visita presso il carcere di Velletri da parte del Segretario Aggiunto della Fns Cisl Lazio, Massimo Costantino e del Segretario SAS Fns Cisl CC Velletri, Massimo Serretiello. Scopo della visita è stato quello di effettuare un sopralluogo per valutare e definire le condizioni in cui lavorano gli agenti di Polizia Penitenziaria. I problemi del carcere di Velletri, ricordiamo di media sicurezza, lo accomunano a quelli di altri istituti penitenziari della Regione e del resto d’Italia. Il problema più serio è quello del sovraffollamento.

Allo stato attuale il carcere di Velletri accoglie 518 detenuti ma ha una capienza di 410, dunque le unità sono in sovrannumero di 108 rendendo così difficile la gestione da parte della Polizia Penitenziaria che già opera in condizioni di disagio anche per grandi e piccole carenze strutturali del carcere. Gli agenti dovrebbero essere 263 ma ne sono presenti solo 206 di cui 24 occupati presso il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti (NTP). E’ quasi banale quindi sottolineare che l’aumento di organico potrebbe favorire un maggiore controllo dei detenuti per far sì che anche la convivenza tra loro possa trascorrere più serena; che l’aumento di organico della Polizia Penitenziaria potrebbe favorire un miglior servizio e la diminuzione delle ore di lavoro che ora si attestano sulle 6 ore regolari più 2 di straordinario.

In più, soprattutto Massimo Serretiello chiede che il Ministero prenda in carico la manutenzione sia ordinaria che straordinaria della Caserma degli agenti, così da poter avere un luogo ad hoc per organizzare meglio le mansioni, anche se, senza motivo alcuno, l’amministrazione centrale chiede un canone di affitto. Come pure chiede che venga riaperta la sala convegni dove in passato sono stati organizzati importanti incontri. La famosa azienda agricola all’interno del carcere, che teneva impegnati i detenuti è ferma ed è un vero dramma perchè se la Costituzione italiana prevede che il carcere abbia uno scopo rieducativo, questo fondamentale principio sembra venga sostanzialmente perso tra i gangli della burocrazia e dei tagli lineari che sembrano non prendere in considerazione le vere esigenze dei cittadini, anche quando questi sono appellati come detenuti.

La situazione che preoccupa di più è comunque quella della sezione denominata “articolazione per la tutela della salute mentale in carcere” istituita con Decreto del Ministero della Giustizia in data 28 maggio 2015, che dovrebbe ospitare 5 unità provenienti dagli ex OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) la cui assistenza si rischia di non poter essere garantita. Risultano infatti previsti soltanto uno psichiatra, uno psicologo ed un infermiere ovvero personale che mai potrebbe far fronte a situazioni così particolari e delicatissime. Per la Fns Cisl il reparto, se le condizioni risultano essere queste, non può e non deve essere aperto. Da segnalare che la stessa direzione del carcere non è intenzionata ad aprire il reparto se l’assistenza non fosse implementata oltre che garantita nelle 24 ore.

Il quadro che emerge è di un luogo in cui si vive e si lavora con troppi disagi. Eppure dovrebbe essere il “luogo” dell’espiazione e della rinascita, dove gli agenti di Polizia Penitenziaria, da uomini liberi, possano tutelare e proteggere uomini in trappola fino ad accompagnarli ad una nuova e ritrovata libertà. Gli agenti non chiedono altro e soprattutto chiedono allo Stato che non abbandoni gli ultimi fra gli ultimi trascinando con loro tutto il sistema penitenziario che ha già scontato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa una multa per le “condizioni inumane e degradanti” dovute al sovraffollamento.

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