CULTURA – Una forma d’arte che rimanda al passato, in qualche modo “desueta”, oggi poco comune. Stiamo parlando della scultura, protagonista assoluta dell’edizione 2015 del Premio Catel, la cui premiazione finale si è svolta sabato 24 ottobre a Frascati, presso le Scuderie Aldobrandini. La rassegna, dedicata al pittore tedesco ottocentesco Franz Ludwig Catel, è divenuta da quest’anno una biennale, con artisti provenienti da tutte le Accademie di Belle arti d’Italia. Scultura come omaggio al passato, dunque, ma con una forte preponderante connotazione contemporanea. Alle Scuderie, infatti, dove la mostra rimarrà fino al 22 novembre prossimo, abbiamo potuto ammirare opere di grande originalità, caratterizzate da numerosi rimandi al nostro presente, nonché da sperimentazioni davvero interessanti.
I venticinque lavori dei finalisti sono stati accolti nella splendida location frascatana, in un contrasto unico tra la modernità delle opere e l’antichità dei padiglioni delle Scuderie. Notevole anche il successo di pubblico riscosso dalla premiazione-inaugurazione. Le sale dove si sono svolti vernissage e conferenza erano gremite, complice, probabilmente, anche la presenza di Vittorio Sgarbi, curatore del Premio insieme alla storica dell’arte Paola di Giammaria. Fra i giovani talenti, si sono distinti Jacopo Cardillo, primo classificato con l’opera “Containers”, Daniele Notaro, secondo con “Vis à vis”, Sacha Turchi e Sabrina Ferrari, terze a pari merito con i lavori “Padma” e “Tigre di Mompracem”.
Ad aprire la presentazione è stato il Sindaco di Frascati Alessandro Spalletta, accompagnato dalla Delegata alla cultura e al turismo Francesca Neroni. «Sono molto contento di essere qui – ha detto -. Per Frascati è un momento di eccellenza, un’opportunità fondamentale che mi auguro la città e i concittadini riescano a cogliere al meglio. Si tratta di uno dei più importanti riconoscimenti a livello internazionale, come dimostra anche la presenza di una Giuria di altissimo profilo culturale, che ringrazio assieme agli ospiti d’onore». Ringraziamenti e auspici per una riuscita sempre migliore della rassegna e della promozione degli artisti contemporanei emergenti sono poi arrivati dalla Presidentessa della Fondazione Catel, ElisabethWolken. Il suo intervento si è soffermato anche sulle attività dell’istituzione che presiede, nonché sulla figura del pittore tedesco, che ha avuto uno stretto rapporto con l’Italia e con Roma.
«Il Premio Catel, da sempre, alterna una disciplina per ogni edizione – ha spiegato a seguire Paola Di Giammaria -. Promuove e incoraggia i giovani talenti, attraverso l’invito dei grandi maestri Carrino, Lupertz, Pepper e Vangi, specie in un momento difficile come quello che l’arte sta vivendo oggi. L’obiettivo principe dell’edizione 2015 – ha proseguito la storica dell’arte – è stato quello di scoprire quali siano le tendenze, le sperimentazioni e i contenuti del panorama scultoreo contemporaneo. Le proposte che ci sono arrivate hanno dimostrato la vivacità della ricerca e della sperimentazione, sia a livello di contenuti che di materiali. La scultura – ha detto ancora Di Giammaria – non è affatto una “lingua morta e aulica”, ma è oggi attuale e rappresenta quasi una presa di possesso dello spazio della nostra quotidianità frenetica, in cui è necessario fermarsi a riflettere proprio sull’essenza e la semplicità».
Caratteristiche che sembrano essere state colte appieno dall’opera vincitrice, “Containers” di Jacopo Cardillo, in arte Jago,giovane talento che abbiamo avvicinato subito dopo la consegna del primo premio, un assegno di 10mila euro. «La mia opera è composta da sassi marmorei di cavatura – ci ha spiegato -, che hanno fatto un percorso naturale e sono stati modellati dalla natura, dalle acque di fiume. Perciò, niente di più “essenziale”. Li ho voluti poi scolpire a mano – ha proseguito -, creando fessure e rompendo l’immagine statica e tutta d’un pezzo che tradizionalmente ha la pietra. Il titolo, “Containers”, rimanda al fatto che il marmo, in sé, come affermava Michelangelo, contiene già l’opera d’arte stessa». Soddisfatto delle scelte della Giuria anche Sgarbi.
Oltre che sulla situazione generale dell’arte italiana contemporanea, il suo intervento si è soffermato sul valore di chi oggi intraprende la strada della scultura e, quindi, sui giovani partecipanti alla rassegna. «Non c’è una misura precisa per cui oggi un artista possa dire “il mio merito verrà premiato” – ha detto -, per cui, quando ho visto i ragazzi che concorrevano al Premio Catel, ho pensato fossero persone di buona volontà, che vanno rispettate e sostenute. Chi fa scultura, oggi, è un temerario, e la Fondazione Catel va ringraziata per aver dato spazio e visibilità, con il Premio, a questi artisti emergenti». Una notevole esperienza artistica, dunque, quella che abbiamo vissuto visitando “L’essenza della forma” a Frascati. Un’esposizione dove poter venire a contatto con proposte originali e stimolanti, capaci di suscitare non pochi spunti di riflessione.
Lorenzo Mattia Nespoli