Trentatrè arresti a Tor Bella Monaca

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CRONACA – Dopo due anni di serrate e complesse indagini, dalle prime ore dell’alba, i Carabinieri del Gruppo di Frascati hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 soggetti (di cui 4 donne), appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata nella città di Roma con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca.

Le indagini, condotte dai Carabinieri della Stazione di Tor Bella Monaca, hanno consentito di accertare come l’illecita attività di spaccio di stupefacenti avvenisse tutti i giorni, dalle prime ore del mattino sino a tarda notte, con veri e propri turni di “servizio” svolti dai vari pusher negli androni condominiali e nei parcheggi di due palazzine popolari contigue, ubicate in via San Biagio Platani – da cui il nome dell’indagine “Torri Gemelle” – luoghi divenuti un vero e proprio “supermercato a cielo aperto” del traffico di stupefacenti.

Lo spaccio al minuto degli stupefacenti e in particolare della cocaina da parte dei numerosi soggetti identificati, molti dei quali tratti in arresto in flagranza di reato, avveniva con un ricorrente e collaudato modus operandi, cristallizzato dai Carabinieri nelle immagini delle videoriprese: i pusher, ciascuno all’inizio del proprio turno di lavoro, raggiungevano la postazione assegnata, lì rimanendovi in piedi, occultando gli involucri di cocaina sulla propria persona o in alcuni nascondigli naturali – aiuole, giardini condominiali, auto in sosta o negli androni stessi – facilmente e rapidamente raggiungibili all’arrivo del cliente.

Vicino e a tutela del pusher stazionavano le vedette, incaricate di vigilare sull’eventuale sopraggiungere delle forze dell’ordine al fine di prevenire e scongiurare arresti e sequestri, con perdita quindi anche di denaro e stupefacente. L’acquirente, una volta giunto sulla piazza, rigorosamente a piedi, veniva fatto avvicinare, su indicazione delle vedette stesse, al pusher, dal quale, previa consegna della somma di € 20,00/50,00 riceveva un involucro di cocaina del peso variabile di gr.0,2-0,3/.0,6-0,7 circa. Terminata la vendita degli involucri assegnati a ciascun pusher nel loro orario di lavoro, questi consegnavano l’intero provento ai luogotenenti del cassiere, mentre altri provvedevano a rifornire di altri involucri un altro pusher, nel frattempo subentrato in un nuovo turno di spaccio.

L’attività criminale avveniva anche in presenza di bambini, che occasionalmente si trovavano a transitare, così facendo apparire normale ciò che invece è solo devianza da modelli educativi e sociali sani con ricadute gravissime sul contesto di crescita dei minori del quartiere di cui gli spacciatori diventano i principali modelli comportamentali.

Nonostante le enormi difficoltà riscontrate dai Carabinieri di Tor Bella Monaca a causa dell’impermeabilità informativa del contesto e della morfologia dei luoghi di ostacolo a controlli visivi diretti, il linguaggio criptico delle conversazioni, le indagini, grazie anche al supporto della DCSA (Direzione Centrale Servizi Antidroga) hanno consentito di ricostruire con esattezza l’organigramma del sodalizio e a documentare numerosissime attività di spaccio riuscendo a “vedere” senza essere visti e cristallizzandone le attività con intercettazioni telefoniche e ambientali.

Nel corso delle attività si è appurato come vertice dell’organizzazione fosse un giovane 24enne del posto, già gravato da precedenti penali, che ha gestito e trattato costantemente solo rilevanti quantitativi di cocaina (si calcola più di un chilo a settimana) occorrenti per soddisfare l’avviato spaccio al minuto che ha luogo in via San Biagio Platani.

Il giovane provvedeva a retribuire gli spacciatori – i cui turni venivano organizzati preventivamente sulle 24ore – mediante una percentuale sulle dosi di droga che erano riusciti a vendere. Il denaro consegnato dai pusher al termine di ciascun turno, veniva prelevato dall’incaricato del delicato compito e consegnato all’uomo che, coadiuvato da altro fedelissimo, teneva puntuali annotazioni scritte delle entrate – analogamente a una scrittura contabile aziendale – in relazione alle consegne di dosi ai singoli pusher. A questi, poi, chiedeva conto anche dell’eventuale “non venduto”. Proprio per questo, nell’organigramma del gruppo vi era anche la figura dei“magazzinieri” responsabili della riscossione dei guadagni giornalieri, della distribuzione della droga ai pusher e del ritiro del non venduto.

L’organizzazione garantiva, in caso di arresto, l’erogazione di una vera e propria “indennità” e la tutela legale, differenziata a seconda che si trattasse di custodia cautelare in carcere o di arresti domiciliari con accollo anche delle spese legali. Nessuna forma di “tutela” era invece prevista nel caso in cui lo spacciatore fosse stato arrestato da personale in uniforme, considerando in questo caso il pusher stesso responsabile per la sua disattenzione.

L’arresto dello spacciatore costituiva per altro un momento significativo di compattamento dell’associazione sia per la ricerca di un difensore, sia per la sostituzione dello spacciatore stesso sia per l’esigenza di mantenimento economico.

In sintesi, l’organizzazione può essere suddivisa su tre livelli piramidali:

–     il vertice: costituito dal giovane 24enne, Capo del sodalizio criminoso, con ruolo propriamente direttivo, scrupolosamente attento ad evitare materiali contatti con lo stupefacente trafficato, a dirigere con pugno ferro il gruppo con decisioni di tipo strategico sull’attività di spaccio.

–     i luogotenenti: cinque sodali di maggiore fiducia del giovane (quattro uomini e una donna con età compresa tra i 20 e i 40 anni), cui era demandato il ruolo di raccordo tra vertice e pusher. I contatti venivano tenuti esclusivamente da loro cinque ed erano volti a mettere al corrente il capo della concreta turnazione degli spacciatori e delle vedette, del buon andamento dell’attività di spaccio o dell’esistenza di eventuali criticità;

–     la manovalanza: pusher e vedette – queste ultime a piedi e anche impiegate su auto e moto – con mansioni operative ed esecutive sulla cessione al dettaglio dello stupefacente.

Nel corso delle indagini dei Carabinieri della Stazione di Roma Tor Bella Monaca  sono già state arrestate in flagranza 28 persone e recuperato un quantitativo di cocaina pari a circa 6000 dosi. Decine di perquisizioni, anche nei confronti di indagati non colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare. L’operazione ha interessato oltre duecento Carabinieri coadiuvati dai cinofili, da un elicottero dell’Arma e da personale dell’8° Reggimento Carabinieri “Lazio”.

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