Sequestrato patrimonio di 11 milioni di euro

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CRONACA – E’ a dir poco cospicuo il patrimonio sottoposto a sequestro dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, a seguito degli accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di Fernando Mancini – classe 1972, noto imprenditore di Nettuno e pregiudicato per numerosi reati – che hanno evidenziato la notevole sproporzione tra l’immenso patrimonio nella sua disponibilità del pregiudicato ed i redditi dichiarati, oltre che la sua caratura criminale.

Ammonta, infatti, ad oltre 11 milioni il valore dei beni immobili e mobili sequestrati, in esecuzione di un decreto emesso, ai sensi della normativa antimafia, dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Velletri, costituiti da 3 autoveicoli, 19 conti bancari, quote di maggioranza di 12 società, un lussuoso stabilimento balneare, una rivendita di sigarette e ben 109 unità immobiliari, tra cui una stupenda villa di circa 400 metri quadrati con piscina, 38 appartamenti, 44 magazzini/garage, 8 capannoni industriali e 18 terreni. Il provvedimento scaturisce dalle indagini delle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno che hanno preso avvio dall’operazione “DOMUS AUREA”, nel corso della quale è emersa la figura del Mancini, tra i protagonisti di un sodalizio criminoso costituto da 13 persone, dedito ad ingenti truffe ai danni di imprese ed all’evasione fiscale per importi rilevanti, i cui proventi erano reinvestiti in imprese edilizie ed attività turistiche che venivano intestate artificiosamente a società costituite ad hoc ed a “teste di legno”.

In particolare, le truffe – che si realizzavano con l’emissione di assegni non solvibili o cambiali mai onorate – sono servite al Mancini per l’ammodernamento di un lussuoso stabilimento balneare andato distrutto in un incendio, nonché per la costruzione, a Nettuno, di 5 palazzine di alloggi residenziali, per un totale di oltre cento unità immobiliari; le società fittizie erano anche servite – altra ingegnosa trovata – all’ottenimento di indebiti vantaggi fiscali essendo funzionali ad un giro di fatture per operazioni inesistenti di oltre 2,4 milioni di euro, che ha consentito di evadere l’IVA per oltre 500.000 euro. L’indagine aveva portato all’arresto del Mancini ed al sequestro preventivo ai fini della confisca “per equivalente” di immobili, denaro, titoli di credito fino alla concorrenza di 600.000 euro.

Gli accertamenti successivi hanno evidenziato, oltre all’elevato tenore di vita non giustificabile con i redditi dichiarati al Fisco sia per Mancini che per i componenti del suo nucleo familiare, la sua folgorante carriera criminale che, attualmente agli arresti domiciliari, è risultato dedito ad attività delittuose fin dalla maggiore età, rimanendo coinvolto in 26 procedimenti penali, molti dei quali per vicende di bancarotta fraudolenta e di frode fiscale.

Infatti, è emersa una continuità nella condotta criminale del soggetto, il quale ha proseguito nell’arco di tutta la sua vita ad attuare una sistematica frode fiscale, accompagnata da truffe in danno di fornitori e clienti, nonché da bancarotte fraudolente finalizzate a far “affondare” le società inattive costituite al solo scopo di gravarle di debiti non propri, per poi reinvestire i capitali illeciti così prodotti in attività di carattere imprenditoriale, che tuttavia ha continuato a condurre senza alcun rispetto delle regole dell’economia legale.

Negli anni 2002-2004, finisce sotto inchiesta a Latina per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, avendo movimentato oltre 10 milioni di fatture per operazioni inesistenti e, nel 2005, fu arrestato, nel corso dell’operazione “HUMMER” della Procura di Velletri, quale promotore e dominus di una associazione a delinquere per i medesimi reati. Completano la sua storia criminale l’accusa di aver tentato l’importazione dal Venezuela di 47 chili di cocaina formulata, questa volta, dalla Procura della Repubblica di Roma, nonché vari episodi di violenza privata, ingiuria e diffamazione.

I militari della Compagnia di Nettuno – che si sono avvalsi nel corso dell’operazione del prezioso supporto di un velivolo della Sezione Aerea di Pratica di Mare – hanno anche appurato che l’uomo avrebbe finanziato gran parte degli investimenti immobiliari facendo rientrare in Italia, avvalendosi del c.d. “scudo fiscale”, una parte dei profitti delle passate attività illecite, trasferiti in Spagna nel luglio 2005, pari a circa 10 milioni di euro.

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