“In un villaggio viveva un pastorello che di notte doveva fare la guardia alle pecore di suo padre. Si annoiava e quindi, decise di fare uno scherzo: mentre le altre persone erano a dormire egli cominciò a gridare: “Al lupo, al lupo!” Così tutti si svegliarono e accorsero per aiutarlo. Ma il pastore burlone rivelò loro che era uno scherzo.
Questo scherzo continuò per parecchi giorni, fino ad una notte in cui un lupo venne veramente. Il pastore cominciò a gridare: “Al lupo, al lupo!”, ma nessuno venne ad aiutarlo perché tutti pensarono che fosse il solito scherzo.
Così il lupo divorò tutte le pecore”.
Si potrebbe riassumere così, con la celebra favola attribuita a Esopo, la vicenda che ha scosso Velletri negli ultimi due giorni e che ha fatto temere per la presenza di rapitrici di bambini sul nostro territorio.
Questi i fatti: giovedì pomeriggio (11 gennaio), intorno alle 17.30, un ragazzino di 13 anni camminava sotto la pioggia nei pressi della Coop di via di Ponente. Una signora, che stava accompagnando in auto le proprie figlie di 9 e 5 anni a pallavolo, vedendo il ragazzino sul marciapiede, sotto l’acqua, ha pensato di chiedergli se volesse un passaggio. Il ragazzino ha rifiutato, la signora ha insistito da dentro l’auto ma poi è andata via.
Raccontata così, questa storia, non dovrebbe trovare posto sul nostro giornale e, in generale, non è da considerarsi una notizia. Ma nell’epoca dei social network e delle chat di gruppo su whatsapp, siamo costretti a parlarne per tranquillizzare la cittadinanza e i nostri lettori e per affermare con forza che le notizie vanno verificate prima di essere diffuse per non correre il rischio di procurare un ingiustificato allarme nella popolazione.
La storia del rapimento era solo un’enorme bufala, frutto della fantasia di un ragazzino, che ha spaventato i propri genitori, come è normale che sia ma che doveva rimanere privata fino a quando le forze dell’ordine, in questo caso i Carabinieri, non avessero svolto e concluso le dovute indagini.
Tutto si è gonfiato enormemente grazie al tam tam della rete, ai giornalisti in cerca di qualche visualizzazione in più e ai soliti politici (o sedicenti tali) che hanno approfittato della questione per inserirla in quella che sarà ricordata come una delle più tristi campagne elettorali di sempre. Cosa c’entra la politica? Ci siamo dimenticati di dire che nella bufala, le accusate di tentato rapimento avevano, ovviamente, l’accento straniero.
L’unica cosa che conta è che tutto sia finito per il meglio. Per sdrammatizzare, possiamo dire che così anche Velletri ha avuto la sua fake news. Non è un primato ma speriamo possa non ripetersi più perché di cose brutte ne accadono anche troppe, ogni giorno e non vorremmo rischiare di fare la stessa fine delle pecore della favola di Esopo.
Piccola avvertenza all’uso dei social: prima di scrivere su un social, Twitter, Facebook, ecc., un fatto, ricordarsi di verificarlo, sempre. Il procurato allarme è un reato.
Prima di diffondere una notizia (non notizia) aspettare che la notizia diventi tale. E’ meglio attendere qualche ora e verificare i fatti piuttosto che lanciare grida inutili, prendendo i social come fonte della verità. I social sono il mezzo più potente per scrivere: verità, mezze verità, sciocchezze, fatti privati che non interessano nessuno se non chi ha bisogno di una vetrina per sentirsi vivo.