Già dalle prime comparse del telefonino, seppur con tutte le limitazioni di cui molti ricorderanno (erano in grado di mandare sms su due-tre righe se avevi un modello avanzato e lo schermo rigorosamente su scala di grigi poteva solo farti passare simboli, cugini lontani delle moderne emoticon) c’era chi ne aveva comunque considerato il rischio e cioè che “la privacy e la vita stessa, ne escano offese, minacciate, invase” (Manganelli 1989).
Questo, probabilmente, lo sapevamo già!
A distanza di quasi trentanni, infatti, a destare preoccupazione sono le innumerevoli sindromi legate all’utilizzo morboso e frenetico dello smartphone. Un’attività questa, secondo studi scientifici, in grado di generare disturbi anche importanti, abbassare qualitativamente gli standard delle ore di lavoro, distruggere rapporti e persino di mettere in crisi coppie collaudate. Tutti siamo esposti: bambini, adolescenti, adulti e anziani.
Quante volte ci capita di sentire squillare o vibrare il cellulare, ma poi sbloccando lo schermo, ci accorgiamo che sul display non c’è nessuna notifica, chiamata, o messaggio?
Se capita anche a voi vuol dire che, seppur in forma lieve siete affetti dalla cosiddetta sindrome dello squillo fantasma, altrimenti detta RINGXIETY (ringer= squillo + anxiety= ansia). Niente paura…non è letale, ma in forma acuta, provoca stress, ansia e dipendenze dalle tecnologie. Si tratta di una particolare forma di suggestione psicologica, causata da scarsa stima ed insicurezza, che colpisce una persona su dieci e che si acuisce quando, credendo di sentir squillare il telefono, ci si accorge dell’assenza di notifiche.
Il soggetto comincia a desiderare inconsciamente di essere contattato il più possibile e inizia a manifestare segni di insofferenza, stress e, in casi estremi, acuti appunto, depressione se nessuno lo cerca (Medical Center di Springfield). Tra trilli, squilli, notifiche, spot e suonerie l’udito umano viene come bombardato e finisce per essere vittima di vere e proprie allucinazioni.
Invece, quando “il terzo in comodo” tra noi e il partner non è un’altra persona, bensì lo smartphone, parliamo di PARTNER PHUBBING (phone= telefono + snubbing= snobbare), il fenomeno che colpisce chi, a causa del proprio cellulare, snobba ripetutamente ed in maniera maleducata la persona con cui sta parlando, solitamente il proprio partner.
Il fenomeno è più frequente di quanto immaginiamo e soprattutto da alcuni studi emerge come le persone non siano insoddisfatte del proprio partner per gelosia o perché tema messaggi o fotografie di un/una presunta amante….piuttosto è la sensazione di inquietudine e tristezza che deriva dall’essere lasciati soli… Insomma, non è un like sotto una fotografia sbagliata ad essere motivo di litigio quanto la maggiore attenzione che il partner rivolge alla collettività dei seguaci virtuali (follower su instagram, amici su facebook…)
Alla luce di tutto ciò, in base ad una personale valutazione di quanto effettivamente questi fenomeni condizionino o meno la nostra quotidianità, non c’è da allarmarsi sicuramente, ma allo stesso tempo non occorre sottovalutare i segnali che da essi derivano……conoscendo il fenomeno, ognuno di noi può infatti indirizzare meglio la sua condotta e prestare attenzione a quanto di reale ha intorno piuttosto che al virtuale che spopola.
La dottoressa Daniela Perfetti è una Psicologa, laureata presso l’Università “La Sapienza” di Roma e svolge la sua attività di consulenza a Colleferro, dove si occupa di Formazione, Sostegno Individuale e di Gruppo, Coordinamento Genitoriale e Sostegno alla Genitorialità.
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