Con i figli non serve negare i sentimenti

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Perché “imbavagliamo” i nostri figli, quando tentano di esprimere un sentimento che a noi sembra spiacevole? Ce lo chiediamo mai?

È bene sforzarsi di conoscere i motivi, perché così è più facile combatterli:

1) Tentiamo di risparmiargli la sofferenza.
Una delle ragioni, forse la più importante, è che ci dispiace vedere nostro figlio a disagio. Vorremmo risparmiargli o limitargli al massimo la sofferenza che prova quando è triste, umiliato, imbarazzato, deluso…

2) Temiamo che non sappia venirne fuori da solo.
Ci preoccupiamo poi che questi stati d’animo siano “più grandi di lui”, cioè che egli non trovi in se stesso la forza di reagire. Non ci fidiamo infondo che egli sia capace di trovare da solo una soluzione al suo disagio.

3) Pensiamo che, incoraggiandolo ad esprimere il suo stato d’animo, lo facciamo diventare più debole e lamentoso.
Abbiamo paura che, se gli permettiamo di vivere es esprimere il suo sentimento, egli impari a crogiolarsi nella sofferenza. Temiamo insomma di incoraggiarlo a diventare una persona debole e lamentosa.

4) Temiamo che accettando i suoi sentimenti aggressivi, lo istighiamo a comportarsi di conseguenza.
L’espressione dei sentimenti aggressivi poi, come la rabbia o l’odio, è quella che impariamo a bloccare con la massima energia. Sono stati d’animo che si sembrano pericolosi, capaci di stimolare azioni distruttive. Dobbiamo censurarli insomma, per scoraggiare tali azioni.

5) Abbiamo paura.
Se volessimo usare una sola parola per spiegare la tendenza che abbiamo tutti a negare i sentimenti dei nostri figli, quella che sintetizza meglio questo atteggiamento mi sembra “paura”. Paura che essi soffrano troppo o troppo a lungo, paura che siano incapaci di dare una soluzione al proprio disagio, paura che il loro carattere diventi debole, paura che la loro aggressività li induca ad atti violenti, paura di perderli, che si separino da noi troppo in fretta e di abbandonino.
Se, cedendo alla paura, non permettiamo al nostro bambino di manifestare i suoi stati d’animo, le conseguenze possono essere molte:

6) Egli vede i suoi sentimenti ignorati, non accettati.
La prima ovvia conseguenza è che nostro figlio sente che non accettiamo i suoi sentimenti, che li temiamo e ci imbarazzano; cosa che, già di per sé, gli provoca delusione e ansia.

7) Non si sente accettato.
Di conseguenza, siccome i sentimenti fanno parte del suo intimo, conclude che è proprio quella parte che noi non accettiamo e non amiamo. Cioè non accettiamo e non amiamo lui, così com’è.

8) Non ci parla più apertamente.
Per le stesse ragioni è facile che nostro figlio preferisca non aprirsi più con noi o con chiunque altro. In altre parole, negandogli l’espressione di certi sentimenti, rischiamo di troncare il dialogo, bloccando le strade di comunicazione con lui.

9) Impara a non prendere sul serio i propri sentimenti e quindi a non accettarsi.
Riprendendo l’atteggiamento di noi genitori, impara a sottovalutare i propri stati d’animo. Per lo stesso motivo può essere spinto ad adeguarsi all’immagine che noi sembriamo preferire mostrando una “facciata” diversa dal suo vero volto. Pur di farsi accettare da mamma e papà finisce spesso per pagare un prezzo sproporzionato, perdendo uno dei beni più preziosi: l’orgoglio di essere se stesso.

10) Impara a “rimuovere” i suoi sentimenti.
Nello sforzo di celare i propri stati d’animo agli altri, finisce per nasconderli anche a se stesso, respingendoli nella parte inconscia della propria psiche.

11) Diventa dipendente e lamentoso.
Inoltre, visto che mostriamo di non fidarci della sua capacità di tollerare un disagio e di trovarvi soluzione, finisce per non crederci lui stesso. Perciò può cominciare a ricorrere piagnucolando al nostro aiuto, anche quando potrebbe benissimo farne a meno, dandoci una ragione in più per continuare ad avere poca fiducia in lui e creando un circolo vizioso.

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