CRONACA – I Carabinieri del Gruppo di Frascati, hanno arrestato 4 persone ritenute responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di tentato omicidio, estorsione, usura ed altri reati con l’aggravante del metodo mafioso.
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati con l’ausilio della Compagnia Carabinieri di Pomezia, sono state avviate nell’estate del 2016 in seguito ad un vero e proprio attentato attuato a Pomezia, località Torvajanica: erano stati sparati 28 colpi con un fucile automatico verso una villa dove vive un imprenditore con la sua famiglia. Dalla visione delle immagini delle telecamere erano state individuate due persone, entrambe con volto travisato, che si erano fermate all’altezza del cancello principale con un’autovettura, risultata poi rubata. Una delle due, una volta salita sul tetto del veicolo, aveva esploso con un’arma lunga una raffica di colpi, alcuni dei quali avevano impattato anche sulla vetrata a vista del salone della villa, fortunatamente antiproiettili.
Le indagini, protrattesi per diversi mesi, hanno permesso di ricostruire diversi attentati verso la stessa vittima, fra il 2012 e il 2016, un imprenditore socio di un’altra persona di Aprilia di un’azienda di prodotti di elettronica. Gli atti intimidatori attuati dal gruppo criminale hanno fatto registrare un’escalation di violenza nei confronti delle vittime, ingenerando in loro e nei loro familiari un radicale cambiamento delle abitudini di vita.
I primi due eventi si sono verificati ad Aprilia a danno dell’imprenditore di Latina, in un caso con il lancio di alcune cartucce all’interno del giardino dell’abitazione e successivamente attraverso l’esplosione di alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’appartamento, al cui interno erano presenti i familiari della vittima. I fatti più gravi si sono svolti però a Torvajanica, nel 2015 mediante il lancio di due bombe a mano, ed infine nel 2016 attraverso l’esplosione di ben 28 colpi di fucile, quest’ultimo l’unico evento che è stato denunciato.
Gli atti intimidatori erano stati fatti dopo estorsioni e ripetute minacce aggravate dal metodo mafioso, disposte da due fratelli calabresi, da anni domiciliati in provincia di Latina e già noti per ulteriori precedenti penali nel campo dei reati finanziari, i quali, a fronte di un prestito/investimento di 13.000.000 di euro nell’azienda gestita di fatto dai due imprenditori per la ricapitalizzazione della società, avevano ricevuto nel tempo, con tassi usurai, la somma di 17.000.000 euro pretendendo la restituzione di ulteriori 25.000.000 di euro, fra capitale ed interessi, somma mai versata per il fallimento della società in questione.
Per tale ragione gli aguzzini hanno dapprima preso di mira l’imprenditore di Latina, tentando di estorcergli il denaro anche mediante due atti intimidatori verso la sua abitazione e, successivamente, vista l’impossibilità di consegnare l’ingente somma di denaro da parte di quest’ultimo, nel frattempo resosi irreperibile all’estero, hanno estorto una somma di denaro quantificata in 300 mila euro in contanti ed una collezione di rolex e preziosi per un valore 340.000 euro al socio imprenditore di Torvajanica, con la promessa da parte di quest’ultimo di estinguere un presunto debito di 25.000.000 euro con pagamenti mensili dell’ordine di 300.000 euro e con la cessione di preziosi ed immobili di prestigio. L’impossibilità anche da parte di quest’ultimo di recuperare l’ingente somma di denaro ha condotto a ripetute minacce e ai due gravissimi atti intimidatori.
Le modalità utilizzate, con particolare riferimento alla tipologia di armi impiegate per la consumazione dei reati, ed i trascorsi dei due fratelli calabresi, ritenuti vicini ad ambienti malavitosi, anche in virtù di frequentazioni con soggetti vicini alla criminalità organizzata, hanno portato alla configurabilità dell’aggravante del metodo mafioso.
D’altra parte, ad ulteriore conferma della loro riconosciuta caratura criminale, anche nel corso dell’indagine è emerso come i due indagati abbiano avuto contatti con personaggi legati alla criminalità organizzata calabrese che, in taluni casi, hanno addirittura preso parte ad alcuni incontri che hanno avuto luogo ad Aprilia e finalizzati a concordare con la vittima il piano di rientro delle somme di denaro pretese in maniera illegittima.