Proteste nel carcere di Velletri, cinque sezioni distrutte

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CRONACA – La protesta dei detenuti del carcere di Velletri, iniziata domenica 8 marzo e arrivata al suo culmine, ieri ha un bilancio pesantissimo.

Secondo la denuncia del Segretario Generale e del Dirigente Nazionale del Si.P.PE. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda e Ciro Borrelli, dopo che i detenuti avevano appreso dai TG di un provvedimento sospensivo dei colloqui con i propri famigliari a causa Covid-19, la loro protesta si è trasformata in rivolta.

Cinque sezioni distrutte – una sezione danneggiata – una sezione totalmente rasa a suolo –  commenta Olanda – ci sono stati anche attimi di forte tensione perché si pensava che alcuni detenuti potessero salire sul tetto ed altri, invece evadere dal cortile dei passeggi, ma grazie al massiccio contenimento della Polizia Penitenziaria e delle altre Forze dell’ordine che hanno circondato il Penitenziario, si evitato che potesse accadere.

Sul posto insieme alla Polizia Penitenziaria in antisommossa, per sedare la rivolta è intervenuta anche la Squadra antisommossa della Polizia di Stato e Carabinieri, inoltre, erano presenti i Vigili del Fuoco ed il 118 per le altre emergenze. Nella tarda serata dopo l’irruzione fatta dagli gli Agenti in antisommossa nelle varie sezioni per ripristinare l’ordine , la sicurezza e la disciplina e catturato all’interno dell’Istituto i detenuti che cercavano la fuga, il Penitenziario è ritornato al pieno controllo della Polizia Penitenziaria.

Grazie alla collaborazione immediata – continua Borrelli –  del Nucleo Traduzione e Piantonamenti di Rebibbia, di tutti gli Agenti rimasti in servizio e di tutti gli Agenti giunti sul posto dalle varie località, nella tarda notte, con determinazione sono stati tradotti circa 40 detenuti nei vari penitenziari.Fortunatamente la rivolta si è conclusa solo con delle lievi ferite che ha hanno riportato alcuni Agenti della Polizia di Stato.

Il SIPPE – conclude Olanda –  ha chiesto quindi le dimissioni del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, evidentemente incapace di investire sulla sicurezza, tentando ancora di minimizzare quanto accaduto nei giorni scorsi, senza spiegarci come sia stato possibile che dei detenuti siano potuti arrivare sulle strade, sui tetti e in ogni luogo del carcere. La sicurezza, conclude Olanda, è la condizione necessaria per attuare il trattamento rieducativo del condannato e non il contrario.

Con l’occasione tutto il Si.P.Pe. (Sindacato Polizia Penitenziaria) esprime a livello Nazionale massima solidarietà a tutti gli Agenti che si sono trovati e si trovano in questo momento a fronteggiare l’emorragia delle rivolte che, purtroppo, si stanno divulgando su tutto il territorio Nazionale. Ringraziamo i nostri colleghi della Polizia di Stato e dei Carabinieri per la loro magnifica collaborazione. Onori alle FF.OO.

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