Autostima nei bambini, il “sentimento” per diventare adulti positivi

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Nello scorso articolo, in cui ho descritto i disturbi specifici dell’apprendimento in età evolutiva, ho spiegato quanto un intervento tempestivo sia determinante affinché il bambino sviluppi la capacità di credere in se stesso e consolidi una sana autostima. Nel corso di questo appuntamento vorrei approfondire tale concetto, ovvero il significato di autostima nei bambini i quali, nel percorso di crescita, potranno evolvere in adulti capaci di valutare positivamente se stessi e sviluppare il proprio potenziale. La mia intenzione, attraverso la scelta di questo argomento, è quella di indurre ad una riflessione sia i genitori, sia chiunque si occupi di bambini, affinché possano acquisire una maggiore consapevolezza di come, malgrado le migliori intenzioni, possano verificarsi degli errori nell’educare il piccolo o più semplicemente a come migliorare il proprio stile educativo. Prima di inoltraci nella tematica è opportuno, tuttavia, chiarire il costrutto di autostima.

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Che cos’è l’autostima?

E’ doveroso precisare che l’autostima di una persona si differenzia dal “concetto di sé”.

Il Concetto di sé è la costellazione di elementi a cui una persona fa riferimento per descrivere se stessa. Esso riguarda tutte le conoscenze sul sé, come ad esempio il nome, le descrizioni fisiche, le credenze, i valori. L’autostima è, invece, una valutazione circa le informazioni contenute nel concetto di sé; è la reazione emotiva che la persona sperimenta nell’osservazione e nella valutazione di se stessa in senso globale. William James (1890 – 1983) definì l’autostima come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale: il Sé percepito equivale al concetto di sé, alla conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità che sono presenti o assenti, dunque, una visione oggettiva delle proprie capacità;

il Sé ideale, invece, è l’immagine della persona che ci piacerebbe essere. Secondo James una persona sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è, dunque, un segno importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi. L’immagine che lentamente ciascuno crea di se stesso dipende dall’attaccamento con le figure primarie, dai messaggi educativi e dall’integrazione sociale.

L’orientamento psicologico è concorde nel ritenere che le origini dell’autostima risalgono ai primi anni di vita della persona; Nicholas Emler (2001), docente di psicologia alla London School of Economics, in una una ricerca ha rivelato che l’autostima si evolve fin dalla prima infanzia ed è correlata all’atteggiamento di accettazione e di interesse dei genitori nei confronti del bambino.

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Le figure primarie, le fondamenta per un sano sviluppo

La famiglia, intesa come genitori prima di tutto, ma anche i nonni e qualunque persona che affianchi il bambino nella crescita, come una baby sitter, un’insegnante, istituiscono l’agenzia di formazione e di socializzazione dell’individuo.

I genitori, in primis, per un bambino costituiscono le “colonne portanti” per la sua sicurezza, serenità, autonomia, il fondamento su cui va a organizzarsi la sua personalità. John Bowlby enunciò, nella teoria dell’attaccamento, che la madre e la relazione con il piccolo forniscono a quest’ultimo una “base sicura” per mezzo della quale lo stesso sviluppa la convinzione di essere amabile, che può allontanarsi ed esplorare il mondo, di avere fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, un Sé positivo e affidabile.

Secondo Read (1990), la madre rivela attraverso la luce e l’espressione del suo volto la natura del bambino nella propria mente, che viene letta da questi e diviene la base su cui lui sviluppa la propria immagine di sé dai primi istanti di vita. L’autostima si struttura, dunque,  sin dai primi momenti di vita dai segnali che il bambino riceve dall’ambiente circostante e dalle persone che si prendono cura di lui. Un bambino nutrito, coccolato, massaggiato, tenuto fra le braccia sarà un bambino che sentirà di essere degno di amore, accettato e di valere. Tuttavia, l’autostima è un qualcosa che va coltivato e nutrito,  nel corso dello sviluppo, nell’infanzia e nell’adolescenza. I genitori, quindi, costituiscono, che ne siano consapevoli o meno, l’esempio a cui i bambini si riferiscono e con cui dovranno comunque confrontarsi, vuoi per confermarsi nel modello, vuoi per discostarsene.

Un bambino con bassa autostima

La vita di un bambino che pensa di non valere nulla perde tutta la sua magia, il suo fascino e la capacità di entusiasmarlo. Ogni nuovo giorno porterà sicuramente dispiaceri, fallimenti, senso di inadeguatezza e il pensiero di avere in sé qualcosa di profondamente sbagliato. I bambini che non si piacciono, nutrono spesso poche speranze, tutto questo finisce per sfiancarli, li priva di ogni energia ed entusiasmo.

Nei casi in cui un bambino pensa di non valere nulla inizia gradualmente a ritrarsi dalla vita, sceglie di rimanere ai margini perché si sente inadeguato. Sovente, arriva a non stare bene con se stesso, preda di un forte senso di autocritica e di odio nei propri confronti e può considerare privo di valore tutto ciò che lo riguarda: i compiti di scuola, quello che dice, fa o sogna. Il fanciullo tenderà pertanto a rinunciare ad ogni impresa o addirittura a non iniziarla. Di contro, un bambino con una forte autostima inizia, sperimenta, persevera e spesso ha la meglio sugli ostacoli che incontra.

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Educazione all’autostima

Credo che siano realmente pochi i genitori che si comportino consapevolmente in modo insensibile o inadeguato. Quando ciò sembrerebbe capitare potrebbe essere attribuito alla scarsa o insufficiente conoscenza da parte degli stessi su alcuni aspetti fondamentali della psicologia infantile o, piuttosto, perché il loro sviluppo e la loro crescita erano stati, a loro volta, compromessi. In considerazione di quanto affrontato, risulta di primaria importanza sollecitare tali figure e non solo, ad una corretta educazione all’autostima in modo tale che i genitori, per primi, si prendano cura del bambino e gli facciano sentire di essere degno di amore sempre. E’ oltremodo importante che lo invitino a credere in se stesso anche di fronte agli errori,  a sperimentare i propri limiti e le frustrazioni, insegnandogli che quanto accaduto è comunque una forma di esperienza, di apprendimento e solo in questo modo potrà crescere ed evolvere.

Quando si parla di autostima è inevitabile far riferimento ad Abram Maslow (1996), il quale nel corso del proprio lavoro ha individuato alcuni bisogni fondamentali, affinché la soddisfazione degli stessi, da parte delle figure primarie, ponga le basi per una sana autostima; di converso il mancato soddisfacimento, in particolar modo nell’infanzia, è causa di malessere, nonché di problemi psicologici.

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E’, dunque, opportuno che i genitori abbiano presente e soddisfino tali bisogni, di cui ho ritenuto utile di seguito elencarne alcuni, al fine di porre fondamenta salde per lo sviluppo di una personalità positiva nei propri figli.

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I bisogni che rendono un bambino sicuro, dunque un adulto in grado di realizzare il proprio potenziale

Bisogno di attenzione

Nei casi in cui un genitore arriva a casa la sera stanco da una giornata di lavoro, è importante che dedichi attenzione al bambino, anche solo sorridendogli, abbracciandolo e dicendogli che gli vuole bene.

Bisogno di gratificazione

E’ opportuno che il genitore impari a gratificare e lodare il figlio per i comportamenti corretti, senza dare per scontato il positivo.

Bisogno di accettazione

E’ importante che il genitore sottolinei al figlio che gli vuole bene anche se talvolta il suo comportamento non è conforme a determinate regole e soprattutto evidenzi che ad essere sbagliato è il comportamento e non lui stesso.

Bisogno di amore incondizionato

E’ fondamentale che il genitore dimostri di amare il figlio sempre e comunque.

Bisogno di contatto fisico

La funzione degli abbracci e di manifestazioni affettuose favorisce una crescita serena ed un futuro uomo sicuro di sé e disponibile nei confronti degli altri.

Bisogno di empatia

Solitamente, quando un bambino ha un problema o è triste, il genitore tende ad offrire delle soluzioni o sminuisce dicendo che esistono cose più importanti. In questo modo crea delle profonde frustrazioni nel piccolo, che avrebbe bisogno di essere capito nel profondo e che vorrebbe sentirsi dire: “Capisco il tuo stato d’animo…capisco che sei triste…che stai male…”. In tal modo il bambino potrebbe sfogarsi e liberare le proprie tensioni.

Bisogno di guida

Solo dopo essere stato capito nel profondo, un bambino può essere guidato a nuove interpretazioni della situazione e ad un’eventuale soluzione del problema da parte del genitore.

Bisogno di sostegno nelle difficoltà

E’ determinante per il fanciullo sentirsi sostenuto di fronte alle difficoltà che possono presentarsi nel corso della vita.

Bisogno di protezione senza invadenza

Un genitore che tenderà a proteggere eccessivamente il figlio evitandogli qualunque forma di frustrazione lo renderà inevitabilmente insicuro e dipendente, incapace di superare le difficoltà che la vita gli presenterà.

Bisogno di fiducia ed onesta

Un bambino ha bisogno di sentire che i genitori si fidani di lui e che credano in lui, così come ha bisogno che il genitore mantenga la parola data.

 Bisogno di libertà di essere se stessi

Ogni bambino ha il diritto di perseguire i propri obiettivi e i propri interessi anche se diversi da quelli del genitore. E’ importante che quest’ultimo capisca che suo figlio è una persona distinta da lui, mentre accade, sovente, che proietti inconsciamente sul figlio le proprie aspirazioni, aspettative, desideri, o quanto non abbia realizzato nella vita, caricando il piccolo di sensi di colpa e doveri.

Bisogno di fantasticare

E’ indispensabile avere dei sogni. Entro i giusti limiti, insegnare ai bambini a sognare, in qualsiasi momento della vita e soprattutto da piccini è di fondamentale importanza, ciò svilupperà la loro creatività; purtroppo molto spesso la fantasia viene repressa con frasi del tipo – “Smetti di fantasticare e torna con i piedi per terra”. In altri casi, invece, l’ambiente procura troppo in fretta la realizzazione di un desiderio, e il piccolo non vi ha svolto alcun ruolo. In tali situazioni si può insinuare la credenza che i sogni si soddisfino grazie all’ausilio degli altri.

Bisogno di essere ascoltati

E’ fondamentale per il bambino essere ascoltato dal genitore e compreso nelle proprie emozioni.

Bisogno di ottenere risultati

Per imparare, un bambino ha bisogno di provare, di sperimentare e anche di sbagliare. A volte il genitore, per eccesso di premura e di controllo, per paura che il figlio incorra nell’errore, o che comunque si trovi in difficoltà, cerca di sostituirsi a lui. In tal modo, rende il figlio dipendente e l’emozione prevalente che quest’ultimo sperimenterà sarà la paura. E’ importante educare i bambini che non esistono i fallimenti ma soltanto dei risultati (Michelle – J. Noel, 2008). E’ doveroso da parte dell’adulto incoraggiare il piccolo ad analizzare i propri risultati. Frasi utili possono essere: “Come hai fatto per avere questo voto e come avresti potuto fare in un altro modo?” .

In merito a quest’ultimo bisogno, nel corso del mio lavoro, descrivo spesso sia ai genitori che agli insegnanti la figura del coach. Un coach è un allenatore che aiuta uno sportivo a raggiungere un alto livello. Innanzitutto non gioca la partita al suo posto, poi non protesta se ha dei risultati scadenti, ma osserva in primo luogo cosa ha fatto di buono e glielo fa notare. In seguito, il coach suggerisce allo sportivo cosa avrebbe potuto fare di diverso. Cioè non parla di quello che è stato fatto male, ma di quello che potrebbe fare per migliorare. Per questo bisognerebbe che gli adulti di riferimento, siano essi i genitori, i nonni, le insegnanti, imparassero a diventare dei coach.

 Bibliografia

Bowlby J. (1988), A Secure Base: Clinical Applications of Attachment Theory, London Routeledge; trad. it. Base Sicura. Applicazioni Cliniche della Teoria dell’Attaccamento, Milano Raffaello Cortina Editore, 1989.

James W. (1980), Principles of Psychology, Dover, New York; trad. it. Di G. C. Ferrari e A. Tamburini, Principi di Psicologia, Società Editrice Libraria, Milano 1901.

Tamburini, Principi di psicologia, Società editrice Libraria, Milano 1901.

Maslow A. (1996), Motivazione e personalità, Roma, Armando.

Nicholas Emler Self-Esteem: The Costs and Causes of Low Self-Worth, 2001

Noel Michelle – J. (2008), Essere autore della propria vita, Editions Quintessence.

Reid S. (1990), The Importance of Beauty in the Psychoanalytic Experience, Journal of Child Psychoterapy, vol 16, n. 1, pp. 29 – 52.

Nicoletta DeziLa Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa, laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
Per saperne di più (clicca qui)

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Per chi volesse contattare direttamente la dottoressa Dezi, può inviare una mail al suo indirizzo: nicoletta.dezi@gmail.com

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