Il lago di Castel Gandolfo verso la morte biologica?

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ATTUALITA’ – “Purtroppo le ultime analisi ecologiche dello stato del Lago di Castel Gandolfo non sono delle migliori, sono ormai decenni che, oltre a misurare il calo del livello dei laghi dei Castelli Romani, i volontari dell’EcoIstituto RESEDA onlus svolgono un monitoraggio ecologico sui laghi “, dichiarano in una nota gli esperti volontari.

La riduzione di oltre 6 metri del livello del lago ha praticamente fatto scomparire la flora ripariale, soprattutto quella che vive con le proprie radici nell’acqua come l’ontano napoletano (Alnus cordata) e l’ontano nero (Alnus glutinosa) che, con le loro formazioni radicali, ospitavano numerosa fauna acquatica. Anche alberi come il salicone (Salix caprea) e il salice grigio (Salix cinerea) sono praticamente scomparsi.

Questo ha ridotto moltissimo i microhabitat dove la fauna ittica e acquatica trovava riparo e poteva riprodursi, inoltre ha ridotto moltissimo l’ossigeno disciolto in acqua vicino alle rive. Tra la flora acquatica risultano scomparse anche le piante Myriophyllum spicatum e Potamogeton trichoides che vivevano vicino alla costa del lago, anche queste piante completamente immerse contribuivano a creare quell’habitat acquatico molto importante per la salute ecologica dei laghi.

La fauna ittica del lago è quella che, probabilmente, è stata stravolta in misura maggiore a causa di inserimenti volontari di fauna alloctona per la pesca, al punto che le specie estranee (alloctone o esotiche), come la carpa e il persico sole, sono ormai diffuse quanto o più rispetto a quelle locali (autoctone), come il luccio e la tinca.
Alle originarie specie si sono aggiunte negli anni, importate da altri Paesi, nuove specie, a volte invasive e capaci di causare l’estinzione locale delle prime. Nei laghi è presente anche una specie di tartaruga e di crostacei estranei alla fauna locale ed europea, introdotte a causa del colpevole abbandono, da parte dell’uomo, di esemplari provenienti da acquari privati.

La tartaruga Trachemys scripta è inserita nell’elenco mondiale delle 100 tra le specie più invasive. Questa specie è comunemente ritenuta una temibile predatrice di anfibi, pesci e uccelli acquatici e concausa della diminuzione degli esemplari dell’autoctona Emys orbicularis.

Uno degli indicatori di questo declino ecologico del lago è la presenza sempre più massiccia dell’Oscillatoria rubescens (Planktronix rubescens), una cianoficea coloniale d’acqua dolce. È considerata un indicatore di aumentata trofia di un lago: fiorisce infatti in maniera abbondante quando è disponibile molto materiale organico e/o inorganico, togliendo ossigeno all’acqua e causando la scomparsa di zooplancton. Oscillatoria rubescens deve il suo nome al colore rosso.

Questo a sua volta è dovuto a un particolare pigmento fotosintetico, la ficoeritrina, che svolge una funzione analoga alla clorofilla, ma è più efficiente di questa in acque profonde e poco luminose. Il suo sviluppo rende rossa la superficie del lago e può essere anche un problema sanitario.

Di questo problema se ne parlerà durante il seminario “I Laghi e le zone umide dei Castelli Romani – Un patrimonio da conservare, habitat da difendere“ il 9 gennaio presso la sede di Fabricalbano, Via San Filippo Neri 15 Albano Laziale, dalle ore 18.00.

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