POLITICA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Chiudere un servizio importante come un Punto di ascolto per donne che subiscono violenza è un danno per tutte e tutti, è una sconfitta alle continue battaglie sui diritti che da anni i centri antiviolenza svolgono sui territori.
Fare chiarezza significa restituire alla cittadinanza la voce di chi opera in questo settore che per motivi Etici non racconta, ma lavora con una presenza H 24 e si impegnata a contrastare il fenomeno non solo quello emergenziale di chi è costretta a fuggire dall’uomo violento.
Dall’apertura del Punto di Ascolto, Ponte Donna è stata presente in tutte le scuole superiori di Velletri dall’Istituto Mancinelli, al Cesare Battisti, all’ABAFOR, raggiungendo 600 ragazze e ragazzi, curiosi di sapere di fare domande di sentire cosa si fa in un centro antiviolenza. Oltre che nelle scuole sono venuti fisicamente accompagnati dai docenti presso il Punto di Ascolto. Le informazioni fornite sono state perciò pratiche ma anche teoriche instaurando con loro un dibattito che ci ha permesso di confrontarci su vari aspetti del fenomeno della violenza di genere, con il fine di contrastare stereotipi e strutture mentali alla base degli agiti violenti.
La prevenzione sulle nuove generazioni è il VERO contrasto alla violenza, di cui tanto si parla dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il Punto di Ascolto Marinella non ha significato state solo nello spazio fisico del Centro antiviolenza in attesa di donne che avevano già subito la violenza. Il lavoro nelle scuole è stato un lavoro importante e noi continueremo a farlo anche se il nostro mandato si è chiuso.
Non sarà una cecità amministrativa a fermarci, abbiamo dato la nostra parola e non sarà disattesa, saremo il 17 e il 31 gennaio all’ABAFOR a febbraio per San Valentino, come ci hanno chiesto, saremo al Mancinelli a marzo al Cesare Battisti. La caparbietà delle donne sconfiggerà la violenza perché è a noi donne che interessa questo avanzamento di civiltà, molto meno sembrerebbe alla politica.
L’antiviolenza non è ‘una pacca sulle spalle’ da dare alle donne, non è sufficiente fare una Denuncia, o mettere a disposizione un avvocato, questo lo diciamo per chi ignora cosa si fa in un centro antiviolenza. Le lungaggini giudiziarie di procedimenti che durano anni portano le donne molto spesso a rimettere le Querele. Il valore aggiunto dei centri antiviolenza è proprio questo è essere presenti stare con le donne in tutto il percorso di fuori uscita dalla violenza, è un servizio di prossimità che si raggiunge con una telefonata, in tutti i giorni e le ore dell’anno, sostiene la donna a non sentirsi abbandonate dalle Istituzioni.
Chiudere un presidio è sempre una sconfitta, un ritorno indietro per tutte e tutti.
Carla Centioni – Presidente dell’Associazione Ponte Donna APS