CULTURA – Sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024 tornano per la tredicesima edizione le Giornate FAI d’Autunno, uno dei più importanti e amati eventi di piazza dedicati al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS.
Da Nord a Sud della Penisola 700 luoghi d’arte, storia e natura, insoliti e curiosi, poco conosciuti e valorizzati, alcuni dei quali solitamente inaccessibili, apriranno al pubblico in 360 città (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it), grazie all’impegno, alla creatività e alla passione di migliaia di volontari del FAI attivi in ogni regione. Partecipare alle Giornate FAI non è solo un’occasione per scoprire e per godersi il patrimonio che ci circonda, ma anche un modo concreto per contribuire alla sua cura e alla sua valorizzazione attraverso la missione del FAI; ad ogni visita si potrà sostenere la missione del FAI con una donazione.
Le Giornate FAI d’Autunno vedono una speciale partecipazione dei giovani volontari del FAI, organizzati nei Gruppi FAI Giovani che, assieme a tutti i volontari della Rete Territoriale della Fondazione e agli “Apprendisti Ciceroni”, con fantasia ed entusiasmo racconteranno l’Italia in due giorni di festa intitolata alla conoscenza del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo del nostro Paese. Un patrimonio che non consiste solo nei grandi monumenti, ma anche in edifici e paesaggi sconosciuti, luoghi che custodiscono culture e tradizioni e che tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per sempre e per tutti, come è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.
“Il bello, la forza, l’originalità delle Giornate FAI d’Autunno consiste proprio nella straordinaria e inaspettata varietà delle scelte, nella sorpresa che sempre si rinnova di ciò che la nostra Rete Territoriale identifica per le aperture; e ancora e soprattutto questo “bello” sta nella fantasia di una schiera di italiani civili ed energici che si mettono al servizio del Patrimonio comune attraverso il FAI. Questo è il senso più profondo della tredicesima edizione delle Giornate FAI; un grande segnale di ottimismo, di vigore, di fratellanza civile di tanti cittadini – delegati, volontari e “Apprendisti Ciceroni” – per i loro concittadini” ha dichiarato il Presidente del FAI Marco Magnifico.
Le Giornate FAI d’Autunno sono quindi, con le loro 700 aperture di luoghi solitamente inaccessibili o poco valorizzati in 360 città, un’occasione unica per conoscere le tante sfaccettature del nostro patrimonio culturale e artistico: un viaggio che porterà a conoscere palazzi storici, ville, chiese e collezioni d’arte, ma anche laboratori artigiani, esempi di archeologia industriale e siti produttivi con un programma di itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici, e speciali aperture dedicate alla sostenibilità e alla conoscenza della natura e del paesaggio. Tutto questo è il patrimonio culturale dell’Italia, il “nostro patrimonio”, che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento. A chi desideri partecipare verrà suggerito un contributo libero, che andrà a sostegno della missione e dell’attività della Fondazione.
Ecco alcune delle aperture più interessanti nel LAZIO:
ROMA
Palazzo Sciarra
Sede della Fondazione Roma, l’antico palazzo della famiglia Sciarra, ramo della famiglia Colonna, apre per la prima volta al pubblico i suoi maestosi ambienti. Innalzato verso la metà del Cinquecento, l’edificio fu poi modificato nel XVII e nel XVIII secolo. Dal fastoso portale di ingresso affacciato su via del Corso, che per la monumentalità e la ricca decorazione era considerato tra Sette e Ottocento una delle “quattro meraviglie di Roma” – una definizione che riguardava gli elementi di spicco di quelle che all’epoca erano considerate le quattro principali residenze storiche della città – si snoda l’esposizione permanente della collezione d’arte della Fondazione Roma, nata dall’evoluzione del Monte di Pietà, istituzione storica e caritativa, fondata a Roma nel 1539. Ambienti con soffitti a cassettoni e tempere ottocentesche accompagneranno i visitatori lungo un percorso a partire dalla “Sala Ricevimenti”, a cui raffinati allestimenti e scenografiche porte lignee negli accordi cromatici del bianco e dell’oro, conferiscono un aspetto di assoluta magnificenza. Al secondo piano si potrà scoprire la “Biblioteca del Cardinale”, ambiente di grande eleganza, opera del celebre architetto e pittore napoletano Luigi Vanvitelli, al quale il cardinale Prospero Colonna, suo amico personale, commissionò, tra il 1743 e il 1750, il rinnovamento architettonico e pittorico del palazzo secondo i canoni stilistici dell’epoca. Vanvitelli progettò per il palazzo anche il “Gabinetto degli Specchi”: la preziosità dei materiali impiegati, con specchi, porcellane e stucchi e il raffinato disegno degli arredi rappresentano un esempio di grande eleganza decorativa improntata al gusto Rococò e alla moda delle chinoiseries.
Dietro il Fontanone: i giardini dell’Acqua Paola
Durante le Giornate FAI d’Autunno si potrà ammirare uno degli scorci più belli e insoliti di Roma dal piccolo cortile nascosto dietro la monumentale Fontana dell’Acqua Paola, sul Gianicolo, chiamata così in onore del neoeletto Papa Paolo V Borghese che la commissionò agli inizi del Seicento. Il Papa decise di incaricare gli architetti Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio per la costruzione di quest’opera, che venne ultimata nel 1614 e che doveva essere la mostra terminale dell’acquedotto di Traiano: a Roma era infatti uso “mostrare” l’arrivo dell’acqua con grandi fontane monumentali, che abbinavano alla funzione pratica, di luogo a cui appunto attingere acqua, quella di decoro di spazi urbani e, naturalmente, di sfoggio di potere da parte del committente della fontana stessa. Chiamata colloquialmente “il Fontanone”, la Fontana dell’Acqua Paola serviva per portare l’acqua nelle aree della riva destra del Tevere dove non riusciva ad arrivare facilmente.
Facciata marmorea costituita da cinque archi con finestroni rettangolari aperti e sei colonne in granito di cui quattro provenienti dall’antica facciata della Basilica Costantiniana di S. Pietro, secondo la pratica del riuso di pezzi romani comune all’epoca, presenta sulla sommità una grande iscrizione e lo stemma pontificio di Paolo V Borghese sorretto da due angeli. Durante le visite curate dal FAI si ripercorrerà la storia del Fontanone e si scoprirà la simbologia legata ai vari stemmi presenti nel complesso della Fontana, passando per “errori” di battitura e modi di dire romani, per finire nel piccolo “giardino segreto”.
Accademia degli Arcadi e Bosco Parrasio
Ingresso riservato agli iscritti FAI
Situato quasi sulla sommità del Gianicolo, a pochi passi dalla Fontana dell’Acqua Paola e dall’Accademia di Spagna, direttamente confinante con l’Orto Botanico, il Bosco Parrasio è, dal 1725, la sede della prestigiosa Accademia dell’Arcadia. Il Bosco, raramente accessibile al pubblico, è immerso in un contesto dove la natura e l’acqua sono da secoli protagonisti, in una delle aree più verdi della città. Fondata il 5 ottobre 1690, l’Accademia era già attiva da decenni grazie alla regina Cristina di Svezia, che volle riunire intellettuali e letterati con lo scopo di contrapporre all’artificiosità della poesia barocca l’armonia della poesia classica, di tradizione pastorale. Dopo la morte della regina nel 1689, i poeti “pastori” giunsero sul Gianicolo in un terreno acquistato grazie alla generosità del re del Portogallo: qui realizzarono la loro sede, inaugurando un periodo di splendore per l’Accademia, cui seguirà dalla fine del Settecento una fase di declino e abbandono. Il Bosco Parrasio, che trae il nome dalla regione greca della Parrasia, è il luogo dove da quasi tre secoli si riuniscono i poeti arcadici per declamare le loro poesie, ispirate ai modelli bucolici dell’antica Grecia e della Roma arcaica. Luogo incantato e solenne, il bosco è articolato su tre livelli terrazzati, comunicanti con doppie rampe ascensionali ed è arricchito da lauri, pini, cipressi, magnolie, glicini e oleandri e da iscrizioni ed elementi architettonici, da un inaspettato ninfeo a un vasto teatro circolare in pietra. L’apertura consentirà di immergersi in un luogo sconosciuto, avvolto da un’aura di sacralità, ripercorrendo la storia dell’Accademia, dei suoi membri e dei suoi custodi, grazie ai quali lo spirito fondativo dei letterati della Roma del Seicento è potuto giungere fino a oggi.
American Academy in Rome
L’American Academy in Rome è tra le più prestigiose istituzioni culturali straniere in Italia. Venne fondata nel 1894 in quella che era considerata la sola città al mondo a poter offrire un’atmosfera e un contesto ricchi di preziosi modelli del passato. Architetti di fama, geni finanziari, archeologi e uomini di cultura diedero vita a un vero e proprio cenacolo culturale, con l’obiettivo di sostenere la ricerca in campo artistico e umanistico. Ancora oggi, grazie alle borse di studio Rome Prize, l’Accademia sostiene ogni anno fino a trenta tra artisti e studiosi, che vivono e lavorano in un’atmosfera culturalmente stimolante e internazionale. Il corpo centrale dell’edificio fu realizzato sul Gianicolo nei primi del Novecento dal gruppo newyorchese McKim, Mead & White, il più influente e celebre studio americano di architettura della sua epoca, che declinò il Neoclassicismo negli Stati Uniti e in particolare a New York, dove fu autore tra l’altro del celebre arco di Washington Square nel Greenwich Village e della Low Memorial Library della Columbia University, ispirata al Pantheon. L’edificio romano recupera i modelli dei palazzi rinascimentali, con l’ordine inferiore che ricorda un basamento a bugnato. Del complesso fa inoltre parte un giardino dominato dalla fontana progettata dallo scultore Paul Manship, il più importante esponente americano dell’Art Déco. La villa presenta anche un’elegante biblioteca, sale espositive, aree di uso comune per i borsisti, un cortile ricco di reperti archeologici e un vasto parco verde.
Villa Bonaparte
Ingresso riservato agli iscritti FAI; PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede dal 1950 e da poco periodicamente aperta al pubblico, Villa Bonaparte fu costruita nel 1750 per volere del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di Papa Benedetto XIV. Progettato da un gruppo di diversi architetti, l’edificio svetta al centro di un grande giardino ed è caratterizzato esternamente da compostezza espressiva e linearità formale, distante dal gusto tardobarocco allora in voga ma in anticipo sulle soluzioni neorinascimentali adottate nella successiva epoca del Neoclassicismo. Al tempo del cardinal Valenti Gonzaga la villa era uno scrigno di capolavori, frequentato da eminenti personaggi della cultura: gli interni erano decorati da parati provenienti dalla Cina, dipinti, porcellane, ma anche oggetti scientifici e meccanici, e assumevano l’aspetto di una preziosissima Wunderkammer. Alla morte del cardinale, la villa fu acquistata dalla famiglia Sciarra Colonna e poi, nel 1816, da Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e sposa del principe Camillo Borghese, la quale commissionò il rinnovamento della decorazione interna secondo lo stile Impero, che ancora oggi si può ammirare. Quando le truppe del Regno d’Italia aprirono la “Breccia di Porta Pia”, nel settembre del 1870, entrarono a Roma proprio attraverso il giardino di Villa Bonaparte. Il percorso di visita si snoderà tra il grande salone al piano nobile, con paraste in stucco e muse monumentali come finte statue a grisaille; la stanza egizia, in onore delle campagne militari di Napoleone in Egitto; la cappella con stucchi di epoca settecentesca; la sala da pranzo, arricchita da dipinti del Seicento francese provenienti dal Museo del Louvre; la loggia al piano nobile caratterizzata da un soffitto decorato con un magnifico pergolato che rimanda al lussureggiante giardino.
VALMONTONE (RM)
L’inesplorato Palazzo Doria Pamphilj, un viaggio nell’arte tra antichi miti e i quattro elementi
Si potrà scoprire il piano nobile di Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone, parte della Rete delle Ville e Dimore Storiche del Lazio, straordinario esempio di architettura seicentesca recentemente restaurato. Il palazzo – che sorge nell’area un tempo occupata da un antico castello Sforza, sulla sommità di un rilievo tufaceo, circondato da un paesaggio collinoso e verdeggiante – fu completato nel 1670. Il complesso faceva parte del progetto di rinnovo del borgo di Valmontone voluto da Camillo Francesco Maria Pamphilj, che intendeva trasformarlo nella “Città Panfilia”, una sorta di città ideale ispirata ai modelli rinascimentali, il cui centro sarebbe stato la nuova dimora. Il palazzo, come tutto il borgo, ha subito gravissimi danni durante la Seconda Guerra Mondiale, quando divenne ricovero per centinaia di sfollati e ha subito anni di incuria e abbandono, fino al recente recupero. Il progetto originario di Palazzo Doria Pamphilj si deve al gesuita Benedetto Molli, mentre la prosecuzione della fabbrica, a partire dal 1666, ad Antonio Del Grande. L’edificio sintetizza le caratteristiche del palazzo nobiliare, del casino di campagna e della fortezza. La sua struttura omaggia lo scandire del tempo, con la suddivisione in 365 stanze e la presenza di 7 finestre su una facciata (i giorni della settimana) e 12 su un’altra (i mesi dell’anno). L’interno conserva notevoli affreschi, tra cui spiccano quelli delle quattro stanze che celebrano gli Elementi e dei quattro camerini dedicati ai Continenti. Gli affreschi sono stati realizzati tra il 1657 e il 1661 da celebri artisti quali Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet, Guillaume Courtois detto il Borgognone, Francesco Cozza e Mattia Preti. La visita sarà arricchita da piccole performance di attori e musicisti. Affacciandosi alle finestre si avrà modo di comprendere il progetto rinascimentale della “Città Panfilia”: uno spunto per proseguire la giornata con la visita del centro storico di Valmontone.
CIVITAVECCHIA (RM)
Il restauro di Aquae Tauri
Si potrà ammirare, nella sua nuova veste, il complesso archeologico di Aquae Tauri, al centro di importanti lavori di restauro e valorizzazione realizzati tra il 2023 e il 2024 dal Comune di Civitavecchia, grazie anche al sostegno del FAI nell’ambito del programma “I Luoghi del Cuore”. Il sito si trova sul “Poggio della Ficoncella”, un colle di travertino generato da fenomeni idrotermali tuttora attivi: la presenza delle sorgenti, contraddistinte da acque con proprietà curative, comportò la frequentazione del sito sin dall’epoca protostorica ed etrusca, come testimonia il ritrovamento di un’ascia neolitica in pietra levigata e la presenza di resti etruschi come il sepolcreto nella vicina località Pisciarelli, costituito da una decina di tombe scavate nella roccia. Successivamente, nell’ambito del processo di romanizzazione dell’Italia centrale, fu costituito l’abitato di Aquae Tauri: la città è nota a partire dal 74 d.C., quando Plinio il Vecchio annovera nell’elenco dei municipia dell’Etruria gli “Aquenses cognomine Taurini”. Il nome del centro abitato derivò forse dal console Tito Statilio Tauro (seconda metà del I sec. a.C.); tuttavia la leggenda, riportata negli scritti di Rutilio Namaziano (inizi del V sec. d.C.), narra che l’origine del nome delle acque “Taurine” si debba a Giove che, nelle sembianze di un toro, raspando il terreno mise in luce la sorgente di acqua calda, facendola sgorgare (Rut. Nam., De reditu suo, I, 255-263). L’utilizzo delle acque termominerali e delle cave di travertino a fini estrattivi costituiscono il filo conduttore della storia millenaria del sito, dalle antiche origini, come dimostra anche il grande Santuario delle Acque, fino al XX secolo.
COLLI SUL VELINO (RI)
Laghi Lungo e Ripasottile
Nella conca reatina, immersi in un paesaggio naturale incontaminato che vede in lontananza la vetta del Terminillo, i laghi Lungo e di Ripasottile sono quanto rimane dell’antico Lacus Velinus, prosciugato in epoca romana tramite il cosiddetto “cavo curiano”: attraverso questo canale le acque del Velino confluiscono in quelle del Nera, dando origine alle imponenti cascate delle Marmore. Nel corso dei secoli altri interventi hanno impedito il reimpaludamento di questo territorio finché negli anni Trenta del secolo scorso tutta la piana reatina ha assunto l’attuale assetto. L’installazione di idrovore presso il bacino di Ripasottile e il collegamento dei due laghi tramite il canale della Vergara mantengono costante il livello delle acque. Nel 1985 l’istituzione della Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile ha avviato il percorso di tutela e di valorizzazione di questa zona paesaggisticamente intatta. La tipica vegetazione è formata da pioppi, salici, ontani che formano piccoli boschi igrofili; i prati allagati e i canneti circondano gli specchi d’acqua da cui emergono alcune specie floreali di rara bellezza, come la ninfea bianca e la calta palustre. Di straordinario interesse è l’avifauna per cui la riserva costituisce un luogo ideale per il birdwatching: nei tre capanni disposti ai bordi dei laghi è possibile avvistare il tuffetto, lo svasso maggiore, la folaga, la gallinella d’acqua, oltre a migliaia di aironi e uccelli migratori che negli ultimi anni sempre più scelgono la riserva come luogo di svernamento. Durante le Giornate FAI d’Autunno i visitatori potranno conoscere il funzionamento delle idrovore che mantengono costante il livello dei laghi e saliranno sulla terrazza da cui si ammirerà lo splendido panorama della riserva. Il percorso proseguirà seguendo un sentiero sul bordo del Lago di Ripasottile, dove i gruppi effettueranno soste per l’avvistamento degli uccelli. A conclusione si potrà esplorare in modo autonomo la sponda del lago tramite i percorsi predisposti.
ROCCANTICA (RI)
Oratorio di Santa Caterina
L’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria a Roccantica, borgo risalente all’VIII-IX secolo nel cuore della Sabina tiberina, è uno scrigno di dipinti tardo-gotici. Il recente restauro degli affreschi, a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti, valorizza questo gioiello che solo pochi anni fa era a rischio di sopravvivenza. Agli inizi del XV secolo Armellao de Bastonis, governatore di Roccantica, per festeggiare le nozze del figlio Ricciardo con Beatrice Trinci, nipote del signore di Foligno, fece affrescare l’Oratorio da Pietro Coleberti da Priverno, pittore allievo del più noto Ottaviano Nelli. Gli affreschi, oggi nuovamente fruibili, raccontano con abile sintesi narrativa la vita e i miracoli della santa orientale, che tanta venerazione ottenne nel Medioevo. Le Giornate FAI saranno l’occasione per fare riscoprire al pubblico, dopo il lungo restauro, l’oratorio che già cinque anni fa, quando il FAI lo aprì per la prima volta, incantò centinaia di visitatori. Dopo la visita dell’oratorio, il percorso a Roccantica proseguirà con la salita alla chiesa di Pie’ di Rocca, fondata nel 1790, ma “rivista” alla fine del secolo scorso e alla torre di Nicolò II, che domina il paese e permetterà di godere di un panorama a perdita d’occhio sulla piana del Tevere e sul Soratte.
CASPERIA (RI)
Paranzano. La chiesa tra i ruderi della villa romana
La Chiesa della Madonna della Neve, nella località di Paranzano, si trova sul tracciato di un’antica strada romana e tanti sono i resti millenari sparsi nei dintorni. La stessa chiesa è stata costruita sulle rovine di una villa, che doveva essere assai importante nel territorio sabino. La visita durante le Giornate FAI d’Autunno partirà proprio dal contesto della vasta area nella quale si trova la chiesa e dal ruolo di Pallante, il ricchissimo liberto e ministro delle Finanze dell’imperatore Claudio, che la fece costruire. Si entrerà poi nella Chiesa della Madonna della Neve, detta anche “Santa Maria delle Grazie” a seguito di un miracolo avvenuto nel 1647: a una fanciulla apparve la Vergine assicurandole che Casperia sarebbe stata risparmiata dalla peste. La fondazione della chiesa viene ricondotta alla seconda metà del XIV secolo, ma nel 1652 venne rimaneggiata e ampliata. Nel corso della visita ci si soffermerà sul culto della Madonna della Neve, nato con l’episodio miracoloso della nevicata nell’agosto del 352 che indicò al papa Liberio dove costruire la chiesa di S. Maria Maggiore a Roma. Ma la Madonna della Neve ha avuto molta fortuna nella devozione popolare – sono oltre 150 in tutta Italia le chiese con questa dedicazione – e ricorda quanto il ruolo della neve, soprattutto in ambito contadino, venisse ritenuto fondamentale per il suo valore come risorsa idrica e per la salute del suolo. Così come non va trascurata l’importanza economica delle neviere, della neve e del suo commercio, a partire dal Medioevo fino all’inizio del secolo scorso. Opportunamente raccolta e pressata in apposite “buche” – le neviere, appunto – diveniva ghiaccio che veniva poi portato a mezzo di carri a Roma e lì venduto in primo luogo per la conservazione dei cibi. Si potrà proseguire la visita con un giro del borgo di Casperia, con la Chiesa dell’Annunziata che conserva una pala del Sassoferrato.
CASSINO (FR)
Teatro romano
Cassino, che si trova alle pendici del monte Cairo, in un punto strategico della valle del Liri, fu fin dalla preistoria crocevia di importanti rotte commerciali e della transumanza: dominato dai Volsci e dai Sanniti, il territorio passò sotto il controllo dei Romani tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., diventando civitas sine suffragio, quindi sede di una prefettura, successivamente municipium e infine colonia. Fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. la città visse un periodo di grande splendore: sorsero allora i principali edifici pubblici, tra cui il teatro che si potrà esplorare durante le Giornate FAI d’Autunno. Costruito sfruttando il naturale declivio del monte, in opera reticolata bicroma, l’edificio fu riportato alla luce nel 1936 dall’archeologo Gianfilippo Carettoni e restaurato fra il 1959 e il 1962. La cavea, destinata agli spettatori, presenta gradinate semicircolari percorse verticalmente da cinque scale ed è divisa in due settori, superiore (summa cavea) e inferiore (ima cavea). Nella parte più alta restano tracce di una galleria a volta (crypta). Due corridoi consentivano l’accesso diretto dall’esterno all’orchestra. Nella frons scaenae si aprivano tre porte: la più grande centrale (porta regia) e due laterali più piccole (portae hospitales). Nel 2000 sono stati effettuati i lavori di risistemazione dell’area post scaenam, costituita da un quadriportico con giardino. Il monumento, in grado di ospitare circa 2000 persone, ancora oggi conserva la sua funzione originaria: ogni anno, soprattutto nel periodo estivo, ospita importanti manifestazioni culturali e teatrali.
GAETA (LT)
Sepolcro Marittimo Romano
Durante le Giornate FAI d’Autunno si potrà visitare, in contrada Calegna, alle spalle del lungomare Caboto, il Sepolcro Marittimo Romano, edificio funerario risalente al III secolo d.C., oggi di proprietà del Comune di Gaeta che sta valorizzando il sito, per secoli destinato a stalla e a deposito. È un edificio rettangolare composto da una cella funeraria cruciforme e quattro grandi nicchie e da un vestibolo con volta a botte. L’origine del mausoleo è avvolta nel mistero: secondo alcuni studiosi sarebbe la tomba di un patrizio romano dell’età di Adriano, secondo altri si tratta della tomba di Cicerone e, ancora, altre fonti associano la nascita del sepolcro alla figura di Scipione l’Africano.
CORI (LT)
Lago di Giulianello
Situato tra i monti Lepini a sud e i Colli Albani a nord, tra tufi vulcanici e pietra calcarea, il Lago di Giulianello, l’unico sopravvissuto dei tre che in epoca romana caratterizzavano il territorio, è di origine vulcanica. Ha forma ellittica e misura circa un chilometro e mezzo di perimetro. La profondità dei fondali supera di poco i 10 metri e le sue acque sono alimentate principalmente da sorgenti sotterranee. Nel 2008 il lago e la zona circostante sono stati individuati come monumento naturale dalla Regione Lazio: l’area protetta ha un’estensione di oltre 167 ettari. L’area umida ospita una notevole biodiversità di flora, con canneti e querce secolari lungo la riva e di fauna: tra le numerose specie di uccelli si trovano l’averla capirossa, la cannaiola, la folaga comune e il torcicollo, mentre tra i pesci la tinca, l’anguilla, la scardola e il persico reale. Durante le Giornate FAI d’Autunno verranno effettuate visite naturalistiche per conoscere l’origine del Lago di Giulianello e gli animali che lo popolano. Ci sarà inoltre una visita didattica presso una realtà locale che alleva vacche maremmane e cavalli romani, in cui saranno presenti i butteri che descriveranno le loro figure e racconteranno la loro importanza storica: si potrà scoprire anche il grano “serena”, una varietà antica di grano che si sta cercando di recuperare.