La personalità e le sue forme devianti

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Nello scorso articolo la mia intenzione è stata quella di porre in evidenza l’importanza della relazione primaria tra il bambino e la figura accudente e quanto il legame che viene a costituirsi tra i due sia di fondamentale importanza per una formazione dell’identità e della personalità.

Così come già accennato precedentemente, in questa sede e nei prossimi appuntamenti, il mio intento è quello di inoltrarci nell’affascinante, seppur complessa, tematica  della personalità stessa e soprattutto di comprenderne meglio alcuni sistemi maladattivi.

Quando parlo di sistemi maladattivi mi riferisco precisamente ai disturbi della personalità, ovvero, all’insieme di quei tratti di personalità disadattivi che, distintivi di alcune peculiarità, causano una condizione di disagio clinicamente significativa per la persona.

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 Cosa sono i Disturbi di Personalità?

Per disturbo di personalità si intende una modalità pervasiva di difendersi dal disagio psichico messa in atto da una persona di fronte ad una “pressione” interna. Sia il sentimento che preme dall’interno che la modalità con cui l’individuo se ne difende dipendono dalle prime esperienze di allevamento e di crescita nelle relazioni con le figure accudenti.

Più precisamente, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM  – IV – TR) i disturbi della personalità rappresentano dei modelli di esperienza interiore e di comportamento che deviano marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, sono pervasivi, inflessibili, e stabili nel tempo, esordiscono nell’adolescenza o nella prima età adulta e determinano notevoli disagi emotivi,  menomazioni e/o difficoltà nelle relazioni riguardanti la sfera personale, sociale e professionale della persona.

L’interessante caratteristica di questo tipo di disturbi è di essere egosintonici e alloplastici ovvero, il soggetto vede il disturbo come essere coerente con la propria immagine di sé è, quindi, inconsapevole che i propri pensieri o comportamenti siano inadeguati e tende ad incolpare gli altri come causa del proprio malessere; la persona cerca, dunque, di cambiare l’ambiente, non se stesso. Pertanto, coloro che presentano questi disturbi, non si rendono conto di quanto sia particolare il loro modo di essere, e mentre gli altri li possono vedere e categorizzare come “strani”, a seconda del disturbo, essi si vedono perfettamente normali, poiché secondo loro quello è il normale modo di agire.

Molte di queste persone, definite come “particolari” per il loro carattere, per esempio eccentrici oppure puntigliosi, aggressivi, esuberanti, possono avere un disturbo di personalità, ciò può essere definito tale nei casi in cui, tale modalità di essere, crea delle difficoltà oggettive, è rigida, pervasiva e invade la qualità di vita sia della persona stessa, sia di chi la circonda.

Il DSM – IV – TR classifica i disturbi di personalità in tre gruppi o cluster: il cluster bizzarro o gruppo A include i Disturbi di Personalità Paranoide, Schizoide e Schizotipico; il cluster drammatico o gruppo B include i Disturbi di Personalità Antisociale, Borderline, Istrionico e Narcisistico; mentre il cluster ansioso o gruppo C include i Disturbi di Personalità Evitante, Dipendente e Ossessivo – Compulsivo.

Disturbi di Personalità e Sistema di Attaccamento

Prima di addentrarci nella tipologia dei differenti disturbi è utile ricordare la stretta relazione esistente tra i sistemi di attaccamento inadeguati, di cui ho parlato nello scorso articolo, i conseguenti stili cognitivi che il bambino struttura progressivamente, dai quali derivano schemi che non si adattano all’ambiente e il sistema dei meccanismi di difesa rigidi e inadatti che viene messo in atto, ne consegue la tipologia del disturbo di personalità.

E’ opportuno chiarire che le caratteristiche di personalità di un individuo normale includono un concetto integrato del sé e dell’altro significativo, ovvero, la capacità di distinguere le proprie esigenze da quelle dell’altro, un’adeguata forza dell’ “Io” – la ragione –  un “Super – Io”, per meglio dire una morale non eccessivamente rigida o, al contrario, troppo indulgente ed una buona capacità di gestione degli impulsi aggressivi e sessuali. E’ indubitabile che in queste persone l’attaccamento è stato di tipo sicuro, tali individui non avranno difficoltà ad adattarsi alle situazioni della vita e saranno in grado di instaurare relazioni serene, basate sull’autonomia e sul rispetto reciproco.

Diversamente, una persona affetta da Disturbo di Personalità presenta carenze e problematiche in alcuni o più settori della vita. Tali problematiche, altresì, limitano o hanno limitato significativamente lo sviluppo dell’Io che risulta per questo ancora “immaturo”, ossia non formatosi completamente, da un punto di vista psico – affettivo, o quantomeno fragile, in quanto sottoposto da un lato agli impulsi dell’ “Es” o inconscio, inteso come serbatoio istintuale e pulsionale, e dall’altro alle conseguenti pressioni morali. L’Io così schiacciato da due forze uguali e contrarie, dunque, la soddisfazione dei bisogni più profondi da un lato e la morale dall’altro, mette in atto dei meccanismi di difesa impropri per difendersi dall’angoscia, con conseguenti stili cognitivi, schemi e comportamenti disadattivi, ossia che rendono la persona difficilmente adattabile alle situazioni ambientali. Pertanto, non diventa possibile un corretto esame della realtà, distinguendo le proprie esigenze da quelle altrui (Maria Cristina Strocchi, 2006).

Disturbi di Personalità – Paranoide, Schizoide, Schizotipico – e lo stile di Attaccamento insicuro – evitante.

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Il bambino che sperimenta gravi difficoltà di accesso alla figura materna (e paterna) imparerà ben presto a farne a meno, concentrandosi su un mondo inanimato o tutto suo, piuttosto che sulle persone, dando luogo ad uno stile cognitivo cosiddetto di immunizzazione. Tale strategia consente all’individuo nel momento in cui è raggiunto da un’esperienza dolorosa o traumatica di minimizzare le conseguenze, di rendere invalicabili i propri confini, di diventare irraggiungibile e inattaccabile. Ciò spinge la persona a ritirarsi nei propri schemi di significato, precludendo l’accesso agli altri i quali vengono ignorati e deprivati di ogni potere invalidante. Il bambino prima e l’adulto poi svilupperà delle credenze di base di non amabilità che lo faranno sentire fragile, con una bassa stima di sé, per cui rimarrà da solo o emotivamente isolato dagli altri, senza mai riuscire ad entrare in contatto con gli stessi, per paura di essere rifiutato.

La personalità che ne deriva può, dunque, essere caratterizzata dal rifiuto delle relazioni, dal distacco, dall’indifferenza, dalla convinzione che gli altri siano minacciosi ed ostili.

Cluster Bizzarro

Gli individui con tali profili di personalità maladattivi appaiono, sovente, strani o eccentrici.

Questo tipo di cluster è quello che ha a che fare con i disturbi del pensiero; proprio dal suddetto gruppo possono uscire le forme bizzarre che danno corpo a psicopatologie importanti. In questo caso, le grandi emozioni sono arrivate a danneggiare i pensieri, ovvero, lo strumento di conoscenza che ci permette di leggere e gestire le relazioni interpersonali. L’individuo quando è sopraffatto da intense e ingestibili emozioni ed è lasciato solo in condizioni di carenza, per poter continuare a funzionare in qualche modo, ha bisogno di ricorrere a potenti meccanismi di difesa, tra cui la modificazione della percezione della realtà che la rende sopportabile fino al delirio. Le forme bizzarre del pensiero sono meccanismi difensivi attuati in situazioni drammatiche, soprattutto per la mancanza per la mente immatura e fragile del soggetto, di un supporto empatico di una figura di riferimento che permetta di sostenere il disagio. L’individuo modifica, dunque, la percezione del reale onde evitare stati intollerabili e fugge nei suoi pensieri, privo di sostegni. (Lorenzo Recanatini, 2008)

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Disturbi di Personalità – Antisociale, Narcisistico, Istrionico, Borderline e lo stile di Attaccamento Disorganizzato.

Così come abbiamo già spiegato in precedenza, nei casi in cui la madre è dominata da un grave conflitto o da un’emozione irrisolta, manifestando un atteggiamento costante di tristezza, preoccupazione o ansia, stati che la porteranno ad essere prevalentemente concentrata sui propri problemi e sul proprio mondo interno invece che sulle esigenze del figlio, verrà percepita da quest’ultimo come una minaccia. Il bambino svilupperà credenze di base di “non valore e non amabilità” che lo porteranno paradossalmente, una volta diventato adulto, a voler essere superiore a tutti i costi e a voler essere sempre al centro dell’attenzione. In realtà, la tendenza a ipervalutarsi nasconde, sovente, una bassa stima di sé. Lo stile cognitivo che svilupperà il piccolo è quindi di ostilità, poiché il soggetto, incapace di reagire in modo adeguato alle esperienze dolorose, cercherà di imporre con la forza la propria posizione screditando gli altri, ignorandoli e manipolandoli come se si trattasse di oggetti da utilizzare per i propri bisogni e non di persone.

Individui con personalità di questo genere instaurano solitamente rapporti interpersonali conflittuali, si percepiscono speciali ed in diritto di sfruttare gli altri, in loro sono assenti le regole morali e non sviluppano adeguatamente il senso di colpa.

Cluster Drammatico

Gli individui, la cui personalità rientra nel suddetto cluster, sono caratterizzati da comportamenti drammatizzanti, amplificativi, emotivi, imprevedibili, oltreché da mancanza di empatia e altruismo nei confronti degli altri.

Il cluster drammatico riguarda le manovre difensive legate ai temi dell’angoscia, la quale è agita dal soggetto. L’operazione di “mentalizzazione” dell’angoscia non può essere gestita da individui poco strutturati come quelli che ricadono in queste soluzioni difensive più gravi. La persona viene sopraffatta dall’angoscia perché la sua fragilità personale le impedisce di “mentalizzarla”, pensarla e quindi renderla comunicabile. L’angoscia viene così agita. Il Narcisista ricerca continuamente consensi, sfoggia altezzoso i suoi successi e si isola o attacca sdegnato se criticato; il Borderline agisce le sue instabili ed intense emozioni; l’Istrionico si prodiga in una richiesta eccessiva e incessante di attenzioni; l’Antisociale sfrutta, truffa, ruba, uccide.

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Disturbi di Personalità – Evitante, Dipendente, Ossessivo – Compulsivo e lo stile di Attaccamento insicuro – ambivalente

In questo caso la figura materna si presenta come insensibile e imprevedibile, ovvero, a volte affettuosa,  a volte poco sensibile o ostile . Il bambino, sentendosi trascurato e non riuscendo a prevedere se la madre sarà disponibile o irritata nei suoi confronti sperimenterà con ansia i rapporti affettivi e chiederà continue dimostrazioni di attenzione, tuttavia, al contempo manifesterà atteggiamenti provocatori. Pertanto, il piccolo reagirà all’imprevedibilità della madre diventando egli stesso imprevedibile. Sul piano cognitivo, tale condizione si traduce in uno stile di evitamento mediante il quale il bambino che si sente incapace di far fronte ai traumi reagirà restringendo il proprio campo esplorativo. Ne deriverà, quindi, un atteggiamento permeato da paura dei contesti sociali per il rischio della critica e della disapprovazione da parte delle altre persone, di estrema prudenza allo scopo di prevenire ogni novità, di riluttanza ad instaurare relazioni strette per una sensazione di profonda inadeguatezza, di eccessivo perfezionismo, di esasperata laboriosità e di rigida inflessibilità.

Cluster Ansioso

Il cluster ansioso riguarda, dunque, le manovre difensive legate ai temi dell’ansia e alla sua gestione. All’interno di questo gruppo l’ansia è pensabile e in qualche modo gestibile. Essa è l’esperienza soggettiva del conflitto interno tra il desiderio e la paura, infatti gli individui con questi disturbi appaiono spesso ansiosi e paurosi. Il Dipendente, per esempio, cerca costantemente la vicinanza dell’altro poiché ha paura di non riuscire a cavarsela da solo; ha un grande desiderio di sentirsi competente e di poter gestire la propria vita, tuttavia crede di non esserne capace ed ha paura di allontanarsi da colui che pensa di essere per lui vitale. L’evitante, invece, desidererebbe entrare in relazione con l’altro, tuttavia ha paura ed è questa che prevale e lo porta a non cercare o accettare l’interazione. Mentre, l’individuo affetto da Disturbo di Personalità Ossessivo – Compulsivo  tenderà di esercitare un controllo ferreo sull’ambiente e sulle persone che entreranno in contatto con lui.

Concludendo, questa prima rassegna, è doveroso da parte  mia sottolineare che non tutte le persone che hanno sperimentato un attaccamento insicuro – evitante, ambivalente –  resistente o disorganizzato sviluppino necessariamente un Disturbo di Personalità. Molti autori concordano che, come per molte patologie, è presente una predisposizione ereditaria.

Bibliografia

DSM – IV – TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – A.P.A.; edizioni Masson, 1997.

Lorenzo Recanatini (2008), Scusate il disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes.

Maria Cristina Strocchi (2006), Amore…o caso clinico? Storie di via; Associazione Culturale “Il Sole” – Vicenza.

Nicoletta DeziLa Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa, laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
Per saperne di più (clicca qui)

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Per chi volesse contattare direttamente la dottoressa Dezi, può inviare una mail al suo indirizzo: nicoletta.dezi@gmail.com

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