Da sin. Emanuela Fanelli e Micol Pavoncello |
ATTUALITA’ – Il talento. Soprattutto questo fondamentale ingrediente è andato in scena domenica 15 settembre, sul palco del teatro Aurora di Velletri, nello spettacolo di beneficenza a favore del Comitato Andos di Velletri, dal titolo “Le Donne lo Fanno”.
Quello delle due attrici, Emanuela Fanelli e Micol Pavoncello che hanno interpretato “la donna”, quella moderna, che incontriamo ogni giorno, piena di dubbi su come affrontare il mondo ma che mescola sapientemente con due forti certezze: l’orgoglio di essere femmina e la pretesa del rispetto, sempre. “Le Donne lo Fanno” è composto di dieci “quadri” tra monologhi e dialoghi sull’universo femminile riletto in chiave ironica, al limite del sarcasmo, nei quali le due attrici riescono a far emergere ogni più piccolo difetto delle donne che si compensa e si fa strumento per affrontare le necessità e le difficoltà quotidiane. Lo spettacolo si è aperto con Emanuela Fanelli e Micol Pavoncello schierate, sul palco, una accanto all’altra, a dipingere un primo ritratto: quello della malata di sesso e della donna violenta.
Quello delle due attrici, Emanuela Fanelli e Micol Pavoncello che hanno interpretato “la donna”, quella moderna, che incontriamo ogni giorno, piena di dubbi su come affrontare il mondo ma che mescola sapientemente con due forti certezze: l’orgoglio di essere femmina e la pretesa del rispetto, sempre. “Le Donne lo Fanno” è composto di dieci “quadri” tra monologhi e dialoghi sull’universo femminile riletto in chiave ironica, al limite del sarcasmo, nei quali le due attrici riescono a far emergere ogni più piccolo difetto delle donne che si compensa e si fa strumento per affrontare le necessità e le difficoltà quotidiane. Lo spettacolo si è aperto con Emanuela Fanelli e Micol Pavoncello schierate, sul palco, una accanto all’altra, a dipingere un primo ritratto: quello della malata di sesso e della donna violenta.
Accanto alle due attrici da sin. Serena Squanquerillo e Ombretta Colonnelli |
Le risate del pubblico hanno sottolineato ogni passaggio, la ninfomane e la violenta, con sguardo molto serio, hanno provato a convincere della bontà del loro modus vivendi, ma le espressioni gergali e facciali delle due brave attrici hanno scatenato una risata dietro l’altra. E così per tutto lo spettacolo, che è scivolato via come un piacevole bicchiere di acqua freschissima, tra il “tragico” momento del ritocco delle sopracciglia, acme del ben più grande problema dei peli superflui, al pezzo dell’equivoco sul nome: l’Architetto Isabella Bruno, che verrà assunta in un importante studio di architettura solo perché qualcuno ha erroneamente invertito il nome col cognome. Questa povera donna si ritroverà costretta, per lavorare, a doversi inventare una falsa vita, quella, appunto, dell’Architetto Bruno Isabella. Un autentico divertimento poi, la personal trainer “romana de Roma” che ha insegnato a fingere gli orgasmi per far contento l’uomo di turno, e il dialogo-confronto di due donne: quella precedente e quella attuale dello stesso uomo, che è poi sfociato in una sorta di vero e proprio allenamento su come ci si dovrebbe comportare nel primo appuntamento.
Autentiche chicche, gli intermezzi delle letture sacre, passaggi di testi, scritti da santi, che descrivono le donne sempre con disprezzo e causa di tutti i mali del mondo. La serata, ricordiamo, era di beneficenza, l’incasso è stato devoluto al Comitato Andos di Velletri (Associazione Donne Operate al Seno). “Le Donne lo Fanno” si è così voluto concludere con un toccante omaggio, scritto e recitato da Emanuela Fanelli, rivolto a tutte le donne che affrontano con coraggio un percorso così impervio. Un lungo dialogo con se stessa che ironizza sulle frasi-tipo che vengono indirizzate a chi si ammala di cancro, quasi sempre scomposte e fuori posto. Le stesse che però rivolgerà alla madre per cercare di consolarla e starle vicino. Perché anche quando la lettura della condizione di malattia è ineccepibile e le tutte le stonature delle frasi consolatorie vengono avvertite, la realtà è più dura delle parole stesse e non sempre se ne trovano di giuste per un dramma così forte.
Ufficio stampa Andos Velletri