Disturbo Schizotipico di Personalità

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SCHIZOTIPICO-01Concludiamo, con questo incontro, il terzo sistema maladattivo della personalità del gruppo A o cluster bizzarro, dunque, tratteremo il Disturbo Schizotipico di Personalità, le cui principali peculiarità sono rappresentate da  un comportamento insolito, bizzarro, costellato da alcune “stranezze del pensiero” e da un distacco sociale.

 INDICI DESCRITTIVI

Il DSM – IV TR, DSM – IV TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali descrive il Disturbo Schizotipico come un quadro pervasivo di deficit sociali e interpersonali, accentuati da un disagio acuto, da una ridotta capacità per le relazioni intime, da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità comportamentali che compaiono nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, così come indicato da cinque o più dei seguenti elementi:

  • Idee di riferimento (esclusi i deliri di riferimento): interpretazioni scorrette di avvenimenti casuali e di eventi esterni come se avessero un significato particolare e insolito specificatamente per la persona.
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  • Credenze strane o pensiero magico che influenzano il comportamento e sono in contrasto con le norme subculturali quali, ad esempio, la superstizione, credere nella chiaroveggenza, nella telepatia o nel sesto senso.
  • Esperienze percettive insolite, incluse illusioni corporee.
  • Pensiero e linguaggio stravaganti – troppo elaborato, metaforico o stereotipato.
  • Sospettosità o ideazione paranoide.
  • Affettività inappropriata o repressa.
  • Comportamento o aspetto strani o eccentrici.
  • Assenza di amici intimi o confidenti, eccetto i familiari di primo grado.
  • Eccessiva ansia sociale, la quale non diminuisce con l’aumento della familiarità e tende ad essere associata a preoccupazioni paranoidi piuttosto che a un giudizio negativo su di sé.

Tali persone, in condizioni di stress possono scompensarsi e presentare sintomi psicotici, in genere di breve durata.
Questo disturbo colpisce circa il 3% della popolazione con una maggiore associazione di casi tra i parenti biologici dei pazienti schizofrenici; non è noto il rapporto di frequenza maschi-femmine.

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 IPOTESI PATOGENA

Gli schizotipici, da bambini, non hanno ricevuto le cure adeguate nell’ambiente familiare, poiché le figure primarie erano distanti emotivamente o punitive e critiche. Il genitore era, dunque, trascurante e infliggeva irrazionalmente dei castighi al piccolo con l’accusa di prendersi l’autonomia inappropriata mentre egli, di fatto, si comportava nello stesso modo. Tale modalità rappresentava per il figlio un “modello illogico”, facendogli, altresì, credere che anche nei casi in cui il genitore non fosse stato fisicamente presente “sapeva” cosa lui stesse facendo; ciò minava il senso di realtà del bambino, il quale era stimolato a credere nella possibilità che l’adulto potesse utilizzare dei poteri “magici” e che fosse, dunque, costantemente sotto controllo, in modo invasivo nei suoi stessi pensieri, determinando così una teoria della mente frammentata e “posseduta” da altri.

La conseguenza di tali modalità educative determinerà nello Schizotipico adulto l’imitazione del modello genitoriale, crederà, dunque, di essere in grado di conoscere le cose attraverso canali speciali, “a distanza” mediante la telepatia, il sesto senso e di avere informazioni circa gli eventi che influenzano la vita degli altri, nonché di essere capace, lui stesso, di condizionarli.

Il piccolo, inoltre, era estremamente responsabilizzato dai genitori nell’esecuzione dei compiti domestici e nei casi in cui decideva di astenervisi, andava incontro a delle pesanti conseguenze nei confronti di un membro della famiglia. Pertanto, il fanciullo era sollecitato a credere che adottando “comportamenti giusti” avrebbe potuto evitare sofferenze ed eventi spiacevoli per se stesso e per gli altri. L’assegnazione delle suddette responsabilità da parte dei genitori, i quali trascuravano i bisogni reali del piccolo, attraverso modalità così minacciose e bizzarre, minavano profondamente il senso di realtà del figlio, il quale apprenderà sia a sottomettersi, sia a controllare l’altro mediante modalità inappropriate e “originali”. Da adulto manterrà, dunque, la tendenza paradossale ad usare il potere attraverso il rispetto di determinati rituali e procedure arbitrarie, mantenendo costantemente una posizione di distacco. Lo Schizotipico crederà di avere un’influenza straordinaria sugli altri nonché sugli eventi e al contempo sentirà la necessità di sottomettersi a mandati complessi  e sovente incomprensibili.

In un clima familiare così descritto, particolare e bizzarro, il piccolo era, altresì, ammonito dalle figure genitoriali a non uscire da casa per andare a giocare e socializzare con gli altri coetanei. Il piccolo, quindi, sperimentava ricorrentemente la solitudine la quale sembrava offrirgli un “paradiso sicuro”, imparava, pertanto, a rimanere lontano dalle tensioni rappresentate dalle figure genitoriali standosene per conto suo nella propria cameretta facendo ampio ricorso alla fantasia. Tale divieto a non uscire di casa interferirà pesantemente con lo sviluppo delle abilità sociali (Recanatini, 2008).

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 CARATTERISTICHE INTERPERSONALI

Lo Schizotipico, così come è già stato accennato, crede di avere la capacità di influenzare magicamente gli altri, grazie a dei “poteri a distanza” e che può esercitare nei confronti di questi ultimi un controllo diretto attraverso la telepatia o indirettamente tramite un rituale. Tuttavia, tale individuo ha paura del controllo che potrebbe rappresentare un attacco e un’umiliazione, pertanto, desidera che le altre persone lo lascino solo. La propria posizione è caratterizzata da un distacco ostile e trascuratezza di sé, ciò nonostante è consapevole dei propri sentimenti di aggressività e rabbia che solitamente è in grado di non esprimere.

L’isolamento sociale, che spesso ritroviamo in questo disturbo, è sicuramente dovuto alla bizzarria delle idee e al comportamento che gli Schizotipici mettono in atto, esso è inadeguato relazionalmente e che non tiene conto delle convenzioni sociali; tali atteggiamenti possono destare negli altri sospettosità o imbarazzo, condizioni che solleciteranno l’individuo, con Disturbo Schizotipico di Personalità, ad una maggiore chiusura e a limitare le interazioni; la costante percezione di sentirsi diversi determinerà un elevato livello di ansia e disagio.

(Tutte le immagini sono tratte dal libro di L. Recanatini, Scusate il Disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes)

 Bibliografia

DSM – IV – TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – A.P.A.; edizioni Masson, 1997.

Lorenzo Recanatini (2008), Scusate il disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes.

Nicoletta DeziLa Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa, laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
Per saperne di più (clicca qui)

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Per chi volesse contattare direttamente la dottoressa Dezi, può inviare una mail al suo indirizzo: nicoletta.dezi@gmail.com

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