Come previsto, il presente articolo, così come i prossimi appuntamenti, è volto all’approfondimento del cluster drammatico o gruppo B dei disturbi di personalità.
Ho ritenuto opportuno iniziare la trattazione con il Disturbo Narcisistico di Personalità; molte persone possono presentare tratti di personalità narcisistica, tuttavia, soltanto quando tali tratti risultano rigidi, stabili e maladattivi, causando una consistente compromissione del funzionamento della persona ed una significativa sofferenza soggettiva, allora essi configurano il Disturbo Narcisistico di Personalità.
Le persone con una personalità narcisistica sono caratterizzate da un ego sovradimensionato ma fragile, da una mancanza di riguardi verso gli altri e da un eccessivo bisogno di riconoscimento e valorizzazione sociale.
INDICI DESCRITTIVI
Secondo il DSM – IV TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali chi è affetto da Disturbo Narcisistico di Personalità è caratterizzato da un pattern permeato da grandiosità – nella fantasia o nel comportamento – ingigantisce, ad esempio, i propri successi o talenti e si aspetta di essere ritenuto superiore senza un’adeguata motivazione.
Tali persone ritengono di essere uniche e “speciali”. Si aspettano di ricevere approvazioni e lodi per le proprie qualità superiori, rimanendo sconcertati quando non ottengono i riconoscimenti che pensano di meritare e presentando spesso la tendenza a rimuginare circa tale mancanza da parte dell’altro. Unitamente a questo, si riscontra in essi la tendenza a reagire alle critiche sperimentando da una parte rabbia e dall’altra vergogna.
In virtù del valore personale che ritengono di possedere, tali individui presumono di dover frequentare e di poter essere capiti soltanto da persone speciali, prestigiose o di elevata condizione sociale o intellettuale, a partire dalla considerazione che le loro necessità siano al di fuori della comprensione e della competenza delle persone ordinarie.
Richiedono un’eccessiva ammirazione da parte dell’ambiente. Presentano l’aspettativa che tutto sia loro dovuto e che, per effetto del loro essere persone speciali e superiori, debbano ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità, a cui si attendono che gli altri necessariamente si sottomettano; quando questo non si verifica, diventano furiosi e sprezzanti.
Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze altrui, sfocia spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale: gli individui che presentano un Disturbo Narcisistico di Personalità tendono, appunto, a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé ed il valore personale); si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze. Parallelamente a questo, l’altro è idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione.
I suddetti individui generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i sentimenti ed i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi. Nei casi in cui l’esperienza soggettiva dell’altro viene colta, generalmente essa è concepita in modo denigratorio, come segno di debolezza e di scarso valore personale. Nelle relazioni tendono a mostrarsi emotivamente freddi e distaccati, nonché incuranti del dolore che generano nell’altro a causa delle loro osservazioni e considerazioni, il più delle volte espresse con toni altezzosi e sprezzanti. Il distacco si accentua quando sentono gli altri bisognosi o che si rivolgono a loro per chiedere aiuto. Infine, sono spesso assorti in fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale, provano invidia nei confronti degli altri o si convincono che gli altri sperimentino tale emozione verso di loro. Generalmente tendono a invidiare agli altri i successi, ritenendo di meritare più di loro i risultati che hanno raggiunto o i privilegi di cui godono; in questo senso, tendono a svalutare il contributo delle altre persone ogniqualvolta queste ultime ottengono riconoscimenti o apprezzamento per il loro operato.
Si è reso evidente che nel narcisista è presente un lato cosiddetto overt (cioè visibile a tutti), in cui prevale grandiosità, esibizionismo, ambizione, bisogno di ammirazione; esiste, tuttavia, il lato covert (sommerso) nel quale, invece, domina un sentimento di inferiorità, fragilità, vulnerabilità, paura del confronto, ipersensibilità alla critica. Spesso le due facce coesistono, molti narcisisti possono, però, mostrare più spiccatamente una delle due dimensioni.
Tale quadro compare entro la prima età adulta ed è presente, come si è visto, in una varietà di contesti.
Le stime di prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale sono dell’1%, mentre nella popolazione clinica variano dal 2% al 16%.
Il disturbo sembra avere una componente sessuale o di genere per cui la diffusione non è uguale fra i due sessi: i maschi affetti sono più numerosi delle donne, di una quota compresa tra il 50% e il 75%. Si è inoltre evidenziato in letteratura che il Disturbo Narcisistico di Personalità sembra diffuso quasi esclusivamente nei paesi capitalistici occidentali.
IPOTESI PATOGENA
Secondo diversi autori, Lorenzo Recanatini ne descrive ampiamente le origini del suddetto quadro psicopatologico nel libro – Scusate il Disturbo, i genitori, probabilmente delusi della propria vita, hanno investito molto sulla soddisfazione che il figlio poteva dare loro, perciò lo consideravano in diritto di avere tutto. Il bambino è, pertanto, visto dalle figure genitoriali come un “mezzo” attraverso il quale ottenere quei riconoscimenti che non si sono avuti, quindi, non verrebbe apprezzato per le reali capacità e per i propri meriti.
Il piccolo, quindi, ha avvertito per la propria persona sentimenti di amore intensi ed illusori. Va, tuttavia, sottolineato che il sistema familiare di quello che sarà il futuro narcisista sembrerebbe apparentemente essere accogliente, in realtà si caratterizza per l’assenza di empatia. Ciò porterebbe il bambino a sperimentare una relazione primaria caratterizzata essenzialmente da una visione di sé come bisognoso di cure, nel contempo a conoscere un’indisponibilità da parte dei genitori a fornirgli vicinanza emotiva, condizione elicitante la rabbia e la paura del rifiuto che lo caratterizzerà in seguito. Tale paura porterebbe la persona adulta a volere l’indipendenza assoluta, non riconoscendo e non esprimendo i propri bisogni, assumendo atteggiamenti di distacco e di superiorità verso gli altri
Il fanciullo, comunque, attraverso l’atteggiamento condiscendente da parte dei genitori nei suoi confronti, non li percepiva come individui diversi, dotati di propri sentimenti e bisogni, dunque non ha imparato che le persone che gli stanno intorno possono sperimentare emozioni, avere desideri e interessi differenti dai suoi. L’indulgenza incondizionata non ha lasciato il posto ad un sano confronto con la realtà. La frustrazione non rientrava tra le modalità educative dei genitori.
Quanto sopra descritto, spiega la grande difficoltà che avrà in seguito il narcisista sia nel confrontarsi con la realtà, sia nel mettersi nei panni delle altre persone, dunque, a considerare i loro punti di vista, le loro emozioni. Si configura, quindi, un quadro in cui il bambino avrà sempre bisogno di avere vicino dei sottomessi che gli confermino il proprio valore smodato e che gli dichiarino approvazione incondizionata, pena il cadere in una penosa sensazione di vuoto.
Nel corso della crescita, il genitore ha continuato a comportarsi nei confronti del figlio con modalità deferenti, a dare senza chiedere nulla in cambio, senza responsabilizzarlo. Ciò ha portato al radicamento nel piccolo dell’aspettativa arrogante che anche gli altri debbano sempre comportarsi con lui in maniera analoga: egli pensava di essere sempre al primo posto, i suoi bisogni ed interessi dovevano avere priorità assoluta; tutto pretendeva e niente pensava di dover dare in cambio. Se le sue aspettative non vengono corrisposte, il narcisista sperimenta, dunque, una forte rabbia nei confronti di chi sembra averlo offeso e la esprime senza farsi scrupolo alcuno. Tende, inoltre, a mantenere un controllo serrato verso gli altri e rivendica per sé una grande autonomia.
Va anche considerato che, sul piccolo, incombeva costantemente la minaccia di una possibile caduta in disgrazia, di una terribile delusione che potesse leggere negli occhi dei genitori, qualora egli avesse smesso di essere considerato speciale. Il fardello della perfezione che il narcisista si porta sulle spalle è molto pesante. Questi non può permettersi di incorrere nell’errore, di fallire, pena la perdita della considerazione precedentemente ricevuta. Una sorta di minacciosa ed onnipresente spada di Damocle incombe sulla sua testa poiché non può permettersi di deludere “colui che si specchia in lui” e che vive per i suoi successi, altrimenti si sentirà solo, triste e vuoto.
CARATTERISTICHE INTERPERSONALI
In considerazione di quanto delineato, le relazioni interpersonali della persona con Disturbo Narcisistico di Personalità sono, dunque, tipicamente compromesse a causa di problemi derivanti dalle eccessive pretese, dalla necessità di ammirazione e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Gli individui narcisistici, così come spiegato precedentemente, sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri lo siano verso di loro. Tendono, inoltre, a vedere le altre persone in chiave competitiva e a lottare per stabilire e mantenere una posizione di supremazia.
Molto spesso, negli alti ruoli di qualunque gerarchia (aziendale, istituzionale, ecc.), si possono trovare soggetti con personalità narcisistica, in quanto le loro caratteristiche, in alcuni casi, sono funzionali alla competizione sul lavoro. Possono, dunque, ottenere elevati risultati senza rendersi conto di quanto molte persone facciano le spese dei loro atteggiamenti o rimangano ferite da essi.
Tuttavia, nelle relazioni interpersonali gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità sono fallimentari. Scelgono generalmente partner deboli e sottomessi, che li ammirino e li facciano sentire importanti. Dopo un po’ di tempo, però, possono annoiarsi e sentendosi insoddisfatti vanno alla ricerca di nuovi flirt, volti a stimolarli nuovamente, oppure tentano di trasformare il/la partner, manipolandoli a loro piacimento. Anche in amore tendono a vivere un costante senso di competizione e il gusto che traggono dalla relazione è principalmente quello di conquista della “preda”. Vivono, sovente, le relazioni sessuali con forte ansia da prestazione, il che talvolta li rende vittime di disfunzioni sessuali, che per loro costituiscono un dramma.
Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità, nei rari casi in cui entrano in relazioni con una persona “a pari livello”, che non li ammiri, a cui sono loro a legarsi, soffrono di un’elevata ansia d’abbandono e, nel caso di una rottura, sono soggetti a sprofondare nella depressione. Stessa sorte li colpisce nel caso in cui ottengano pesanti fallimenti sul lavoro o perdano una competizione importante. Senza il sostegno altrui o in presenza di critiche e fallimenti la considerazione di sé precipita verso una feroce autocritica distruttiva.
(Tutte le immagini sono tratte dal libro di L. Recanatini, Scusate il Disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes)
Bibliografia
DSM – IV – TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – A.P.A.; edizioni Masson, 1997.
Lorenzo Recanatini (2008), Scusate il disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes.
La Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa e psicoterapeuta; laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
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