Avete mai pensato alla possibilità di creare del verde anche non avendo a disposizione un’enorme distesa di terra? Patrick Blanc, il più noto botanico francese ne ha fatto il fulcro di tutte le sue ricerche e sperimentazioni a tal punto da essere considerato l’artefice dei “giardini verticali”.
Questo “giardiniere verticale” ha stravolto, assieme ad un designer, il concetto di vivibilità del verde abbattendo ogni confine architettonico, in un certo senso rendendo lo spazio totalmente percorribile dalla vegetazione. Se fino a quarant’anni fa il giardino risultava un’appendice del progetto, il cosiddetto fazzoletto di verde, oggi grazie all’ingegno e la linfa creativa di Blanc, lo spazio architettonico si fonde con la pianta diventando una cosa sola.
Molte di queste invasioni verticali si possono osservare in tutto il mondo, la più grande si trova a Parigi nella Rue d’Alsace, ed occupa ben 15.000 mq di facciate.
L’aspetto affascinante di questo vivere nel verde metropolitano è che le piante non sono rampicanti, e quindi aggressive per la struttura sottostante, ma bensì appese, staticamente ancorate e viventi di vita propria, oppure autoportanti e quindi non necessariamente appoggiate ad un muro.
Il sistema a costruttivo è semplicissimo, un pannello di PVC, uno strato di feltro e una cornice metallica. Le piante sono alimentate in maniera capillare da acqua e fertilizzanti che raggiungono ogni parte del giardino.
La bravura di Blanc sta nel progettare questa pittoresca e graduale esplosione di varie commistioni di piante, pilotando così la volontà di madre natura.
Per approfondimenti su Patrick Blanc vi consiglio: verticalgardenpatrickblanc.com. Il fascino prodotto da questo “giardiniere verticale” non è una meta irraggiungibile per noi semplici umani. Ci sono sistemi attraverso i quali è possibile realizzare un piccolo giardino verticale anche nelle nostre modestissime case. Innanzitutto basata sfoderare un pollice verde anche arrugginito e un bel foglio di feltro. Quest’ultimo è costituito da bottiglie di plastica riciclate, una fibra di nylon non tossica che è indistruttibile e resistente. Questo materiale stupefacente offre un terreno di coltura sicuro ed un pH neutro e non reattivo, ottimo anche per piantare le verdure al posto di vegetazione ornamentale.
Su questa base si possono ottenere innumerevoli atmosfere:
Minimalista, per chi volesse elevare il verde come opera d’arte tridimensionale, e quindi snaturata del senso vitale.
Romantica, per chi è appassionato dell’ecosostenibilità e del riciclo in quanto benefico, ma anch’esso con una certa ricerca estetica, diciamo il rustico pulito della sua rozzezza, quello che oggi viene spesso chiamato Shabby style.
Country, rustico, grezzo, al naturale. In questo caso tiriamo in ballo tutti coloro che amano il verde per antonomasia, quello bucolico, che nel suo disegno ha un intento progettuale con un non so che di spontaneo e casuale, bohemien.
Buona Primavera a tutti!