“Prendere l’ordinario e girarlo su un fianco” questo è il consiglio che il Nema workshop, noto studio di architettura di New York, da a chiunque entri nel loro D’Espresso Cafe. Illustrando questo progetto, Archi.Voglio vuole infondere a voi lettori una nuova forma mentis, ovvero ci sono infiniti modi e combinazioni per affrontare e gestire la realtà che ci circonda, tutto dipende da che punto di vista la si vuole vedere. Sentitevi per dieci minuti Alice e seguitemi come se fossi il Bianconiglio nel Paese delle Meraviglie…
D’Espresso cafe, interni
A prima vista potrebbe sembrare un banalissimo locale, ma fate ben attenzione ai dettagli e vi accorgerete che entrando stiamo calpestando una libreria ideale.
Grazie a questo esempio di architettura d’interni, possiamo renderci conto di come è facile giocare con lo spazio e la sua percezione.
Ispirati dalle atmosfere tenui ed ovattate della Bryant Park Library, simbolo accademico dell’architettura newyorchese dei primi del ‘900, il gruppo Nema ha composto il suo progetto decontestualizzando e ruotando di 90° queste sensazioni, ottenendo modernità dalla classicità ed un originale caos dalla compostezza quasi austera di un luogo fondamentalmente di raccolta e di silenzio.
Bryant Park Library e D’Espresso café, New York
Se si osserva la pianta, si riesce a sovrapporre ad ogni spazio ribaltato una finitura specifica ed una funzione.
D’Espresso cafe, progetto
L’ambiente è diviso in tre aree di percorrenza, la zona A d’ingresso e servente, una sorta di spina centrale che indirizza il fruitore in base alle sue necessità, rivestita dal pavimento al soffitto di una ceramica stampata, raffigurante le scaffalature di una libreria sui toni del seppia.
D’Espresso cafe, zona A
La zona B prettamente commerciale è occupata dal bancone bar ed il retrostante ambiente degli operatori addetti alla distribuzione e vendita, completamente illuminata per assumere le sembianze del soffitto della biblioteca, esaltato dall’illuminazione, che posizionata sulla parete di taglio sembrerebbe mettere alla prova la forza di gravità, e magicamente da la chiave di comprensione a tutto l’insieme.
D’Espresso cafe, zona B
In fine la zona C di sosta e consumazione dove il cliente, sedendo, da esattamente le spalle al pavimento ideale della biblioteca; quello che in teoria dovrebbe essere un parquet montato a spina pesce , e quindi calpestato, si ritrova ad essere una parete di fondo.
D’Espresso cafe, zona C
Bello scherzetto! E tutto ottenuto giocando di prospettiva ed applicando materiali di finitura in posti impensabili.
Bene siete riusciti per dieci minuti a seguirmi?
Per chi non ci fosse riuscito gli basterebbe vedere la foto degli interni, così:
D’Espresso cafe, prospettiva ribaltata con un programma di grafica
“Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice.
“Bè, non hai altra scelta”, disse il Gatto “Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.”
“Come lo sai che sono matta?”, disse Alice.
“Per forza,” disse il Gatto “ altrimenti non saresti venuta qui”.
Alice nel Paese delle Meraviglie (Lewis Carroll, 1865)