CRONACA – La centrale nucleare di Latina ha smesso di produrre energia il giorno 26 novembre 1986. Da quella data, i passi affinchè la struttura fosse messa in sicurezza sono stati molteplici. Dal 1991 la centrale si è trasformata in sito da mettere in sicurezza ed è stato affidato alla società Sogin, la società di Stato che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, proprio con l’intento di realizzare la bonifica del territorio e del sito. L’ultimo passo eseguito in questa direzione è stato fatto ieri quando due rappresentanti delle Commissioni parlamentari di Ambiente e Attività produttive hanno fatto visita all’ex centrale nucleare, accolti dal presidente, Giuseppe Zollino, e dall’Amministratore delegato, Riccardo Casale, di Sogin.
I due rappresentanti della Sogin hanno spiegato il programma delle attività di smantellamento della centrale pontina, che la Società sta portando avanti. In Italia, per terminare lo smantellamento degli impianti nucleari occorre realizzare il Parco Tecnologico e il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi provenienti non solo dal decommissioning, ma anche dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca che ogni anno producono circa 500 metri cubi di rifiuti. Il trasferimento di tutti questi rifiuti radioattivi in un’unica infrastruttura assicurerà, dunque, una loro gestione che si spera, sarà svolta in totale sicurezza per i cittadini e l’ambiente. I parlamentari hanno espresso apprezzamento per come Sogin intende coniugare la complessità delle attività di decommissioning con un costante processo di coinvolgimento trasparente e informato di tutti gli attori coinvolti.
Questo impegno sarà sempre maggiore nella fase di localizzazione e successiva realizzazione del Deposito Nazionale, uno dei maggiori progetti infrastrutturali dei prossimi anni per l’Italia. A tale riguardo, si è in attesa dei criteri da parte dell’Ispra che permetteranno di definire la Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee alla sua localizzazione. Realizzare il Parco Tecnologico e il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi permetterà di chiudere il ciclo nucleare dei vecchi impianti e consentirà all’Italia di entrare in un business che è già globale. Il nostro Paese, fra i primi ad aver iniziato le attività di decommissioning nucleare, sembra godere di un vantaggio competitivo in un mercato che nei prossimi vent’anni si stima valga 600 miliardi di euro.