“Ho tentato di rendere ogni mio lavoratore un artista, e quando dico un artista intendo dire un uomo” , con questa frase Oscar Wilde ricordava sempre le parole del suo stimatissimo amico William Morris.
Nato nel 1834 da una famiglia benestante, Morris, frequenta la Oxford della seconda metà dell’800,e forse a causa dei suoi numerosi interessi artistici e culturali non conclude gli studi in architettura pur rimanendone per tutta la vita un appassionato.
Frequentatore di John Ruskin (noto architetto dell’epoca) ed amico, ma soprattutto collega di Philip Webb con il quale progetta ed arreda nel 1859 la Red House nel Kent, consacrato luogo simbolo delle Arts and Crafts, un movimento artistico il cui scopo, secondo egli, era quello di fare “un’arte del popolo per il popolo”, da ciò si evincono le sue radici socialiste.
Miei cari lettori, senza continuarvi a tediare con uno spaccato biografico che non avrebbe fine, vorrei spiegarvi perché oggi voglio parlarvi di questo Uomo con la “U” maiuscola.
William Morris differentemente dalla tendenza dandy di tutti i circoli elitari dell’Inghilterra di allora, si distinse per la necessità costante di rendere contingenti tutti i suoi ideali, cominciando dall’arte in tutte le sue applicazioni, e quindi bella perché utile per la società, non opera unica autoreferenziale, ma ripetibile serialmente. Si pensi alla ditta Morris, Marschall, Faulkner & Co. , fondata nel 1861 che metteva a sevizio “operai d’arte, in pittura, scultura, arredamento e vetrate”. Da preraffaellita convinto egli voleva creare un mondo dove il lavoro fosse gioia e creazione artistica. Si comincia a parlare di sforzo creativo, dove il concetto oggettivo del lavoro è composto dalle proprie capacità fisiche e mentali assieme alla memoria storica, di conseguenza gratificante.
“finché la trama del tessuto, il calice, il coltello non sembrino naturali, anzi belli come i verdi prati, la riva del fiume, la pietra del monte. Dare piacere alla gente nelle cose che per forza deve usare, in questo è un’importante funzione dell’ornato; dare piacere alla gente nelle cose che per forza deve fare, questo ne è l’altro aspetto”.
Se pur totalmente oppositore della produzione in serie e dell’industrializzazione, Morris si può definire il precursore del disegno industriale. La volontà di coniugare le arti minori con l’imprenditorialità, lo portò nel 1875 a sciogliere la ditta che gestiva assieme ai suoi compagni e fondare in solitario la Morris & Co.
Proprio allora, esattamente tra il 1872 ed il 1896 ci regala la sua massima espressione di designer. Il famosissimo chintz, tessuto per l’arredamento, e le sue carte da parati lo resero famoso in tutto il mondo. Studioso del “ truth to nature” (tratto di natura) compose dei pattern per schematizzarlo in maniera simbolica, prefigurando l’effetto ripetitivo che doveva distinguere i suoi prodotti per essere venduti; disdegnando però il ruolo predominante della macchina per ottenerli, egli li arricchiva di contenuti artigianali cominciando da tutte le tinte naturali ritrovate in testi del XVI secolo e l’arte della tessitura su telaio a mano per la realizzazione dei tappeti.
Secondo lo studioso Peter Floud, autore del testo “The wallpaper designs of William Morris” , la serialità artigianale delle texture di Morris si riconosce in quattro fasi:
1)La libera disposizione di fiori diversi
2) La ripetizione simmetrica secondo assi verticali
3) L’articolazione di motivi attraverso diagonali continue
1) L’alternanza di dettagli naturalistici moltiplicati su fondi scuri lungo direttrici sinusoidali
Seguendo queste linee guida nella composizione, Morris riesce ad applicare su qualsiasi superficie la sua arte decorativa, raggiungendo il suo agognato traguardo di elevare l’opera artigianale da minore a maggiore equiparandola alla pittura ed alla scultura, e quindi far collaborare l’artigiano con l’artista.
L’unico aspetto che non riuscì a concretizzare fu l’accessibilità di questi prodotti, ovvero la tanta manualità e la profonda ricercatezza delle tecniche di realizzazione li fece divenire esclusivi perché troppo cari.
Oggi, grazie alla Sanderson and Sons and Liberty, nota ditta produttrice di tessuti per l’arredo e carte da parati di Londra, possiamo ammirare ed acquistare volendo tutto il patrimonio artistico che ci ha lasciato il designer William Morris; il vintage torna ad essere contemporaneo e per tanto messo in risalto dalle riviste di moda, arredamento e design.
Per saperne di più:
http://www.william-morris.co.uk/