Disturbo Dipendente di Personalità

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Il presente appuntamento è volto all’approfondimento del Disturbo Dipendente di Personalità, classificato, anche questo secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM – 5, nel gruppo C o cluster ansioso.

La peculiarità di questo tipo di sistema maladattivo è una necessità pervasiva ed eccessiva di essere accuditi, che determina comportamento asservito, dipendente e un timore eccessivo della separazione. Questo pattern inizia entro la prima età adulta ed è presente in una moltitudine di contesti. Il comportamento dipendente e sottomesso è finalizzato a suscitare protezione e nasce da una percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente senza l’aiuto di altri.

In ambienti clinici la diagnosi di Disturbo Dipendente di Personalità viene posta più frequentemente nelle donne che negli uomini (Bornstein, 1996; Gunderson, 1988, Loranger, 1996). Tale fattore può essere, tuttavia, correlato a stereotipi culturali legati al genere, che considerano la dipendenza più accettabile nelle femmine e consentono alle donne di esprimerla in maniera più vistosa.

 INDICI DESCRITTIVI

Le persone affette dal suddetto sistema disfunzionale, così come descritto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM – 5, sono insolitamente sottomessi e adesivi, sono incapaci di prendere decisioni da soli, hanno costantemente bisogno di rassicurazioni e non sono in grado di funzionare in maniera soddisfacente se qualcun altro non si prende cura di loro.

Gli individui con Disturbo Dipendente di Personalità hanno grande difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte di altre persone. Tali individui tendono a essere passivi e a permettere ad altri di prendere l’iniziativa e di assumersi la responsabilità per la maggior parte dei settori della loro vita. Gli adulti con questo profilo di personalità, solitamente, dipendono da un genitore o da un coniuge per ciò che riguarda le decisioni importanti relative la propria vita, come ad esempio dove devono vivere, il tipo di lavoro. Gli adolescenti con questo disturbo possono permettere a un genitore o a entrambi di decidere cosa dovrebbero indossare, chi frequentare, come trascorrere il tempo libero, a quale scuola o corso universitario iscriversi. La necessità che gli altri si assumano le responsabilità, va al di là delle richieste appropriate per l’età e la situazione.

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Tali individui, poiché temono di perdere il supporto o l’approvazione, hanno, sovente, difficoltà ad esprimere il disaccordo verso altre persone, soprattutto nei confronti di coloro da cui sono dipendenti; si sentono talmente incapaci di funzionare autonomamente, che saranno soliti nell’assentire  anche su ciò che ritengono sbagliato, piuttosto che perdere l’aiuto di coloro dai quali cercano di farsi guidare. Non riescono a esprimere se stessi e sono soliti evitare di manifestare un disaccordo o arrabbiarsi con le persone di cui sentono di aver bisogno, di essere supportati e accuditi, per timore di allontanarle.

Gli individui con questo disturbo hanno difficoltà a iniziare progetti o fare cose in modo indipendente, mancano di sicurezza in se stessi e credono di avere necessità di aiuto per iniziare e portare avanti dei compiti. Aspetteranno gli altri per intraprendere una qualunque cosa, poiché credono che di regola gli altri facciano meglio. Questi individui sono convinti di essere incapaci di funzionare autonomamente e si presentano come inetti e bisognosi di assistenza costante. Possono, tuttavia, funzionare adeguatamente se hanno la sicurezza che qualcun altro li supervisioni e li approvi. Possono temere di diventare o di apparire più competenti, poiché possono credere che questo conduca all’abbandono. Dal momento che contano sugli altri per la gestione dei i propri problemi sono, sovente,  incapaci di acquisire gli strumenti per vivere adeguatamente, perpetuando così la dipendenza.

Gli individui con Disturbo Dipendente di Personalità, percependosi vulnerabili e indifesi, possono giungere a qualsiasi compromesso pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli, se tale comportamento procurerà loro le cure di cui pensano di aver bisogno. Sono pronti a sottomettersi a ciò che gli altri vogliono, anche se le richieste sono irragionevoli. La loro necessità di conservare un legame importante spesso conduce a relazioni sbilanciate o distorte.

 IPOTESI PATOGENA

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Nella storia dei pazienti con Disturbo Dipendente di Personalità, così come evidenziato da Glen O. Gabbard, è probabile che sia presente un modello pervasivo di rinforzo genitoriale sulla dipendenza che agisce in tutte le fasi di sviluppo. Uno studio empirico (Head et al., 1991) ha riscontrato che le famiglie di individui con tale disturbo erano caratterizzate da una ridotta espressività e da un elevato controllo, contrariamente alle famiglie in un gruppo clinico di controllo e ad un altro gruppo, sempre di controllo, normale.

Similmente, anche Baker (Baker et al., 1996), in un altro studio, ha rilevato che le famiglie di persone con personalità dipendente offrivano una scarsa indipendenza ed un elevato controllo.

Un attaccamento insicuro è un segno distintivo di questo tipo di disturbo e studi condotti su individui affetti da tale personalità (West et al., 1994) hanno riscontrato un attaccamento invischiato o meglio invischiato ansioso – resistente o ambivalente – in cui il bambino ha avuto, dalle figure primarie, delle risposte di tipo ansioso o ambivalente ai suoi bisogni.

Il piccolo può aver avuto genitori iperprotettivi e preoccupati, ed essere stato a sua volta un bambino incline all’angoscia da separazione. Questi individui sono cresciuti con genitori che in un modo o nell’altro hanno comunicato che l’indipendenza era piena di pericoli, dunque, possono essere stati sottilmente spinti a mantenersi legati ai loro genitori che sembravano rifiutarli in risposta a tutti i loro tentativi di raggiungere una maggiore autonomia.

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Sotto il profilo comportamentale, i genitori (o uno di essi) dei Dipendenti possono aver continuato a prendersi cura dei bisogni del figlio, facendo di fatto le cose al suo posto, anche nei casi in cui quando ciò non era più adeguato al livello evolutivo raggiunto dal soggetto.

Invece di lasciare il bambino libero di agire autonomamente, il genitore può aver continuato a fornirgli aiuto e protezione, più per una propria soddisfazione che per i bisogni del figlio, dunque inibendolo. La frustrazione, in questi casi, è solita essere evitata, come segno dell’incapacità del figlio, considerato fragile, di tollerarla. Secondo Lorenzo Recanatini  due possono essere le possibili spiegazioni di questo atteggiamento genitoriale: la prima sottolinea il piacere che il genitore prova nel rapporto intimo con il figlio dipendente e il desiderio di non rinunciarci, la seconda evidenzia la convinzione del genitore che al piccolo serva ricevere cure ed attenzioni, perché debole e incapace. Contrariamente a quanto ipotizzato dai genitori, però le cure e le attenzioni eccessive, diventando puro controllo, indeboliscono il bambino, invece che farlo crescere ed evolvere in un adulto efficace.

Viene di fatto minato il senso di competenza e fiducia in se stesso, che è invece fondamentale che acquisisca. Pertanto, il futuro dipendente svilupperà un profondo senso d’inadeguatezza personale ed il bisogno di stare vicino e dipendere da qualcun altro, considerato rassicurante.

Il piccolo, a causa della sua manifesta incompetenza e scarsa assertività, potrebbe venir deriso e preso di mira dai coetanei. L’interiorizzazione di tali messaggi d’incapacità accrescerebbe la propria convinzione di non potercela fare autonomamente e ciò rinforzerebbe il suo bisogno di protezione.

Infantilizzato dai genitori, tormentato e ridicolizzato dai coetanei, il fanciullo può sprofondare sempre più nel senso della propria inadeguatezza e nel bisogno di dipendenza, senza riuscire a vedere alternative alla sottomissione e all’eccessivo controllo altrui, che può essere sia amorevole che ostile.

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 CARATTERISTICHE INTERPERSONALI

Gli individui con Disturbo Dipendente di Personalità sono, sovente, caratterizzati da pessimismo e dubbio costante su se stessi, tendono a sminuire le proprie capacità e qualità. Ritengono che la critica e la disapprovazione siano prova della propria mancanza di valore e perdono fiducia in se stessi; pertanto sono soliti cercare iperprotezione dagli altri. Il funzionamento in ambito lavorativo può risultare compromesso se viene richiesta iniziativa indipendente. Possono evitare posizioni di responsabilità e diventare ansiosi quando sono posti di fronte a decisioni. Le relazioni sociali tendono ad essere limitate a quelle poche persone da cui l’individuo è dipendente.

Quando termina una relazione intima, quale ad esempio la morte di un genitore o la rottura di una relazione, tali individui possono cercare velocemente un’altra relazione che fornisca loro l’accudimento e il supporto di cui hanno bisogno. La propria convinzione di essere incapaci di funzionare autonomamente li motiva ad attaccarsi rapidamente e indiscriminatamente a un’altra persona. Gli individui con questo disturbo sono, sovente, preoccupati dal timore di essere lasciati e abbandonati a prendersi cura di loro stessi.

Gli studi evidenziano, altresì che, rispetto allo sviluppo di una dipendenza interpersonale, anche le componenti genetiche sembrano esercitare una modesta influenza, oltre ai fattori ambientali (O’Neill, Kendler, 1998), dunque, anche un temperamento su base biologica può rappresentare un fattore eziologico.

(Tutte le immagini sono tratte dal libro di L. Recanatini, Scusate il Disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes)

 BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnistico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – 5). Raffaello Cortina Editore.

Baker J. D., CCapron, E. W., Azorlosa, J. (1996) Family environment characteristics of persons with histrionic and dependent personality disorders. J. Personal Disord., 10, pp. 81 – 87.

Bornstein, R. F. (1996) Sex differences in dependent personalità disorders prevalence rates. Clinical Psychology: Science and Practice, 3, pp. 1 -12.

Glen O. Gabbard Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina Editore (2002).

Gunderson, J. G. (1988) Personality disorders. In: Nicholi, A. M. JR. (a cura di) The New Head, S. B. Baker J. D., Williamson, D. A. (1991) Family environment characteristics and dependent personality disorders. Journal of Personality Disorders, 5, pp. 256 – 263.

Head, S. B., Baker J. D., Williamson, D. A. (1991) Family environment characteristics and dependent personality disorders. Journal of Personality Disorders, 5, pp. 256 – 263.

Loranger A. W. (1996) Dependent personality disorders: age, sex, and Axis I comorbility. J. Nerv. Ment. Dis. , 184, pp. 17 – 21.

O’Neill, F. A., Kendler, K. S. (1998) Longitudinal study of interpersonal dependency in female twins. Br. J. Psychiatry, 172, pp. 154 – 158.

Recanatini L. (2008), Scusate il Disturbo, una versione umoristica dei Disturbi di Personalità; edizioni Alpes.

West, M., Rose, S., Sheldon – Keller, A. (1994) Assessment of patterns of insecure attachment in adults and application to dependent and schizoid personality disorders. J. Personal. Disord., 8, pp. 249 – 256.

Nicoletta DeziLa Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa e psicoterapeuta; laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
Per saperne di più (clicca qui)

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Per chi volesse contattare direttamente la dottoressa Dezi, può inviare una mail al suo indirizzo: nicoletta.dezi@gmail.com

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