Ludopatia, quando il gioco perde la sua essenza di libertà e leggerezza

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A chi di voi è capitato di osservare una persona che, nelle prime ore del mattino, attendeva l’apertura di un bar non per fare colazione, bensì per catapultarsi di fronte a un videopoker e iniziare a giocare? O anche entrare ripetutamente in uno stesso bar e appurare che di fronte a tali macchinette ci sono, sovente, i medesimi volti? Tali scenari mi hanno portato a fare alcune riflessioni e scegliere come argomento la cosiddetta ludopatia.

Tale vocabolo si è recentemente diffuso attraverso i mass media, i giornali, nei documenti politici e governativi, nelle campagne informative promosse dai vari enti, associazioni e perfino nelle pagine web di concessionari e gestori di giochi. Con questa parola si fa riferimento a una condizione patologica di dipendenza da gioco, in particolare dal gioco d’azzardo, che ha conseguenze molto pesanti sulla vita sociale, lavorativa, affettiva e familiare di chi ne è affetto.

LA DIPENDENZA DAL GIOCO D’AZZARDO

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Il concetto del gioco d’azzardo implica il rischiare qualcosa di valore nella speranza di ottenere qualcos’altro di valore ancora maggiore. In molte culture, gli individui scommettono su giochi ed eventi e, mediamente, la maggior parte delle persone lo fa senza avere particolari problemi. Tuttavia, alcuni di questi individui sviluppano una sostanziale compromissione correlata ai loro comportamenti legati al gioco d’azzardo.

Lungo il continuum tra gioco d’azzardo ricreativo e gioco patologico, in relazione alle motivazioni che sembrano determinare e accompagnare il gioco d’azzardo, sono state distinte le seguenti tipologie di giocatori (Alonso Fernandez F., 1996, Dickerson M., 1993):

  • il giocatore sociale che è mosso dalla partecipazione ricreativa, considera il gioco come un’occasione per socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;
  • il giocatore problematico in cui, pur non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, esistono dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione attraverso il gioco;
  • il giocatore patologico in cui la dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;
  • il giocatore patologico impulsivo/dipendente in cui i gravi sintomi che sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.

Un giocatore propriamente dipendente è una persona in cui l’impulso per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. L’autoinganno e il ricorso a ragionamenti apparentemente razionali assumono la funzione di strumenti di controllo del senso di colpa e innestano ed alimentano un circolo autodistruttivo.

Nell’ultima revisione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM – 5 il disturbo da gioco d’azzardo è stato descritto e classificato nella sezione dei disturbi correlati a sostanze, poiché si è evidenziato che i comportamenti legati al gioco d’azzardo riescono ad innescare i sistemi cerebrali di ricompensa simili a quelli attivati dalle sostanze di abuso e producono alcuni sintomi comportamentali che sembrano essere comparabili a quelli prodotti dai disturbi da uso di sostanze.

Secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria la caratteristica sostanziale del disturbo da gioco d’azzardo è un comportamento disadattivo legato a tale tipologia di gioco, persistente o ricorrente che sconvolge attività familiari, personali e/o professionali della persona che ne è affetta.

CRITERI DIAGNOSTICI

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I segnali di un problema di dipendenza dal gioco possono essere più comportamenti sintomatologici tra quelli di seguito elencati che si verificano entro un periodo di dodici mesi:

  • L’individuo ha bisogno, per giocare d’azzardo, di quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata.
  • E’ irrequieto o irritabile se tenta di ridurre o di smettere di giocare d’azzardo.
  • Ha messo in atto ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere di giocare d’azzardo.
  • E’ spesso preoccupato dal gioco d’azzardo (per esempio ha pensieri persistenti che gli fanno rivivere passate esperienze del succitato gioco, analizza gli ostacoli e pianifica la prossima avventura o anche pensa ai modi di ottenere denaro con cui giocare d’azzardo).
  • Gioca, sovente, d’azzardo quando percepisce del disagio, ovvero nelle circostanze in cui si sente indifeso, colpevole, depresso.
  • Dopo aver perduto denaro, spesso torna un’altra volta per ritentare (“rincorrere” le proprie perdite).
  • Mente per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo.
  • Ha messo in pericolo o ha perduto una relazione significativa, il lavoro, opportunità di studio e di carriera a causa di tale problematica.
  • Conta sugli altri per procurare il denaro necessario a risollevare situazioni finanziarie disperate causate dal gioco in questione.

L’atteggiamento caratteristico che queste persone sviluppano è, dunque, un pattern di “rincorsa delle proprie perdite” con un bisogno urgente di giocare – piazzando, sovente, scommesse più alte o assumendosi rischi sempre più grandi – per annullare una perdita o una serie di perdite.

E’ proprio la “rincorsa”, frequente e spesso a lungo termine, la caratteristica saliente del disturbo da gioco d’azzardo. Come prima indicato, tali soggetti possono mentire ai membri della famiglia, ai terapeuti, o ad altre persone loro vicine per occultare la portata del coinvolgimento nella suddetta modalità di gioco; queste forme di frode possono anche comprendere, sebbene non siano esclusivamente limitate a questo, la copertura di comportamenti illegali quali falsificazione, furto, appropriazione indebita, per ottenere denaro da impiegare nel gioco d’azzardo. Tali persone possono, altresì, impegnarsi in comportamenti di “salvataggio”, rivolgendosi alla famiglia o ad altri per ricevere aiuto in una situazione finanziaria disastrata, causata dal gioco d’azzardo.

CARATTERISTICHE ASSOCIATE AL DISTURBO 

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Negli individui con disturbo da gioco d’azzardo può essere presente una distorsione del pensiero – per esempio, negazione, superstizione, un senso di potere e di controllo sugli esiti degli eventi casuali, eccessiva sicurezza. Molte persone con tale disturbo credono che il denaro sia la causa e anche la soluzione dei loro problemi.

Alcuni di questi individui sono impulsivi, competitivi, irrequieti e facilmente annoiati; possono essere eccessivamente preoccupati di ottenere l’approvazione degli altri e possono essere esageratamente generosi nei casi in cui vincono. Differentemente, altri sono invece depressi e solitari.

In merito alla popolazione, i machi sviluppano il disturbo da gioco d’azzardo con tassi più alti delle femmine, i primi tendono a scommettere su più forme di gioco d’azzardo rispetto alle femmine, quali le carte, gli sport e le corse di cavalli, mentre le slot-machine e il bingo sono i giochi più comuni tra le donne.

SI PUO’ INTERVENIRE SUL DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO?

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Dal momento in cui la problematica del gioco d’azzardo è stata riconosciuta come un vero e proprio disturbo psicopatologico si sono sviluppati nel tempo diversi tipi di intervento. In primo luogo è risultata essere efficace una terapia individuale solitamente ad approccio cognitivo – comportamentale.  Esistono, altresì, programmi terapeutici, all’interno di comunità di recupero  residenziali o semiresidenziali con equipe specializzate composte da medici psichiatri, psicologi, psicoterapeuti ed educatori, finalizzati a “disintossicare” la persona dalla dipendenza.

Altrettanto favorevoli sembrano essere i risultati legati alla partecipazione dei giocatori a gruppi di auto mutuo aiuto, la cui logica è fondata sul raggiungimento di diverse tappe per il superamento della problematica, ovvero dal suo riconoscimento, alla condivisione, ai traguardi verso l’abbandono, basati sull’analisi delle tecniche di autoinganno comuni che spesso vengono più facilmente osservate in contesti di gruppo in cui sono presenti persone che condividono la stessa forma di disagio.

Ciò che è importante sottolineare è che sia attraverso metodi individuali, di gruppi di auto mutuo aiuto che di comunità, gli obiettivi sono sempre centrati sulla possibilità di modificare, oltreché il comportamento disfunzionale di gioco, il substrato cognitivo caratterizzato da pensieri legati all’idea che prima o poi arriverà il giorno in cui il gioco potrà cambiare la propria vita risolvendo magicamente i problemi personali.

 BIBLIOGRAFIA

Alonso-Fernandez Francisco, 1996, La dipendenza dal gioco. In Le altre droghe, EUR, Roma.

American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnistico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – 5). Raffaello Cortina Editore.

Nicoletta DeziLa Dottoressa Nicoletta Dezi è psicologa e psicoterapeuta; laureata presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e svolge l’attività clinica presso gli studi di Roma e Velletri. Dal 2006 svolge attività clinica di supporto psicologico a bambini e adulti, diagnosi dei disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva e riabilitazione cognitiva.
Per saperne di più (clicca qui)

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Per chi volesse contattare direttamente la dottoressa Dezi, può inviare una mail al suo indirizzo: nicoletta.dezi@gmail.com

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