CRONACA – Maher Djebali, 26 anni, di origini tunisine, era stato condannato a 15 anni di reclusione per stupro. Ora potrebbe ottenere uno sconto di pena. Molti ricordano i fatti tragici di cui si è reso tristemente protagonista: fu l’autore di due stupri perpetrati ai danni di due giovani donne residenti a Velletri, nei giorni 2 e 10 febbraio 2013, nonchè di altri tentativi di commettere lo stesso reato ai danni di altrettante giovani donne. I fatti furono motivo di fortissima tensione a Velletri e in tutti i Castelli Romani.
Dopo la condanna il legale dell’uomo presentò ricorso presso la Corte di Appello di Roma. Il ricorso, però, secondo la stessa Corte di Appello, fu presentato con un giorno di ritardo, dunque, non era ricevibile. La Corte di Cassazione alla quale lo stesso legale si è rivolto successivamente per ottenere l’atto gli ha invece dato ragione. Secondo la Cassazione il ricorso poteva essere accolto, dunque per Maher Djebali si aprono le porte di un nuovo processo e di un eventuale sconto di pena.
Ricordiamo i fatti:
La sera del 10 febbraio 2013 una studentessa, si trovava a bordo della propria autovettura parcheggiata nella centrale piazza Garibaldi, per fare rientro a casa dopo una serata trascorsa con le amiche, quando è stata aggredita da un uomo piuttosto alto, sicuramente straniero, con il volto parzialmente travisato dal collo del maglione, il quale, minacciando la ragazza con un coltello, è salito a bordo dell’autovettura della donna ponendosi alla guida, colpendola violentemente con un pugno al volto e costringendola a rannicchiarsi sul pianale lato passeggero.
Lo straniero ha guidato per un breve tratto raggiungendo un parcheggio ubicato su via dei Volsci dove si è fermato, ha violentato la ragazza e le ha rapinato un telefono cellulare. Al termine del rapporto sessuale, l’aggressore si è rimesso alla guida e dopo aver fatto un largo giro, allo scopo di confondere la vittima è sceso dal veicolo ed è fuggito a piedi.
La violenza, che ha suscitato subito clamore e paura in tutta la comunità della cittadina del Castelli, ha presentato agli investigatori della Squadra Mobile delle analogie con un altro episodio avvenuto qualche giorno prima, il 2 febbraio, ad una donna aggredita, di pomeriggio, sempre all’interno di un parcheggio, da un cittadino straniero. L’individuo, dopo essere salito a bordo della vettura, minacciando la donna con un coltello, l’ha costretta a guidare per chilometri, fino ad un luogo in aperta campagna dove l’ha violentata e rapinata della fede nuziale e di alcune decine di euro.
Concluso l’odioso atto di violenza, l’individuo si è fatto ricondurre in auto a Velletri, facendosi lasciare dalla vittima in una via poco distante dal cimitero comunale. L’indagine condotta dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura di Velletri, ha interessato entrambe le brutali aggressioni facendo emergere i vari punti di contatto. Importante il lavoro investigativo svolto utilizzando le tecniche più avanzate per poter rintracciare il cellulare rapinato alla seconda vittima. L’apparecchio è stato rintracciato e trovato in possesso del cittadino marocchino FADIR Aziz di anni 35, anch’egli da tempo abitante ai castelli romani, amico del violentatore. Anche per lui sabato sera, si sono aperte le porte del carcere quando è stato eseguito il fermo per il reato di ricettazione.
Per giorni gli investigatori hanno studiato il comportamento dei due uomini, i quali erano soliti uscire di sera da soli, specie il sabato, girovagando fino all’alba ed intrattenendosi in alcuni bar e locali di Velletri, ritrovi abituali di cittadini magrebini. Gli accertamenti effettuati dal Servizio della Polizia Scientifica sui campioni biologici prelevati sugli indumenti delle due donne, hanno evidenziato agli investigatori della Squadra Mobile, l’unicità e la corrispondenza del profilo genetico dell’aggressore, con quello di DJEBALI. Il risultato delle analisi scientifiche unito agli elementi raccolti nel corso dell’indagine ha consentito agli uomini della Squadra Mobile di Roma di porre fine a quello che oramai era diventato l’incubo dei Castelli romani”.