CRONACA – Continua l’inchiesta portata avanti da “La Notizia Oggi” in merito all’inceneritore di Albano. In questa seconda puntata Daniele Castri, responsabile legale del Comitato No-Inc, ha svelato alcuni retroscena della vicenda. Tra l’autunno del 2013 e l’estate del 2014 il Comitato è riuscito a parlare due volte con i capi del settore energie rinnovabili del Ministero dello sviluppo economico. «In particolare Leonardo Senni , Capo dipartimento energia, e Rosaria Fausta Romano, dirigente e vice di Senni – ha precisato Castri –. Entrambi gli incontri puntualmente registrati dal No-Inc, sono stati richiesti precedentemente e avvenuti appena fuori la struttura ministeriale.
Il 13 dicembre 2013, durante un incontro pubblico avvenuto presso la Presidenza della Regione Lazio, il Presidente Nicola Zingaretti e il delegato ai rifiuti Michele Civita si erano impegnati a portare la questione dell’inceneritore di Albano in consiglio. Massimo entro marzo 2014. Hanno annunciato che nel piano rifiuti sarebbe finalmente scomparso l’inceneritore». Il piano è lo strumento essenziale che dà orientamento sulla proliferazione di impianti sul territorio regionale. Senza di esso è impossibile sapere quanti impianti di termovalorizzazione servono e dove. Qualora non lo dovesse prevedere, si dovrebbe ammettere la morte del progetto.
Passano i mesi e arriviamo al 9 gennaio 2014, giorno in cui Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta, è accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. La questione del piano rifiuti, complice il gran trambusto provocato dalle indagini e dal processo, viene messa in secondo piano. Ma come fa il comune cittadino a seguire questo tipo di vicende? «Si tratta di dinamiche molto delicate che purtroppo i cittadini non governano – ha affermato Castri –. Le dinamiche dei singoli contano poco, perché stiamo parlando di scontri tra poteri molto forti. Dato il palese stallo della politica sul tema rifiuti, un coordinamento tra i comuni interessati potrebbe essere la soluzione. Costituire un attore forte, decisivo nel dibattito in regione per inoltrare solleciti e richiedere votazioni».
E in merito alla decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha di fatto dato via libera alla costruzione dell’inceneritore? «Pretendiamo di sapere dalla Regione Lazio cosa intendono fare – ha concluso il legale –. La risposta verrà sicuramente data attraverso il piano rifiuti». E intanto, politicamente, siamo fermi al piano Polverini, approvato a gennaio 2012 e bocciato dallo stesso Tar un anno dopo.
Mirko Giustini