CRONACA – Si è conclusa mercoledì 30 settembre scorso la prima fase d’indagini nell’ambito dell’inchiesta “Burgerking”, che ha portato prima agli arresti e poi alle dimissioni dell’ex sindaco di Marino Fabio Silvagni. Da quanto si è appreso, infatti, il primo cittadino avrebbe patteggiato una condanna con rito immediato di due anni e sei mesi, accolta dal Tribunale di Velletri anche per gli altri due indagati, un ex geometra comunale e un imprenditore.
La pena, giunta dopo circa diciotto mesi dall’avvio delle indagini,confermerebbe dunque i reati di corruzione e peculato. Ricordiamo, infatti, che le misure cautelari erano scattate per la concessione di autorizzazioni illecite al fast food sulla via Nettunense, per le assunzioni di personale segnalato direttamente da Silvagni, nonché per l’ottenimento di fondi illegali da vari imprenditori. Si attendono ora, in ogni caso, i dettagli e le motivazioni della sentenza e lo specifico delle pene accessorie. Di sicuro, ai tre condannati spetterà anche, come disposto dal Tribunale, il pagamento delle spese processuali. Un parziale sconto, inoltre, è già stato concesso, con la sospensione condizionale della pena, motivata dai mesi già trascorsi ai domiciliari e in carcere da Silvagni.
La notizia della condanna di Silvagni arriva in un momento non certo positivo per il centrodestra marinese. Dieci giorni prima, intorno al 20 settembre, era infatti giunta quella delle indagini riguardanti Adriano Palozzi, altra figura di riferimento del locale schieramento politico. Al centro dell’attenzione della Guardia di Finanza, una letterafirmata nel gennaio 2013, quando Palozzi era sindaco di Marino e presidente della Cotral. Nella comunicazione, Palozzi garantiva all’allora capo del personale dell’azienda di trasporti Blasucci un’integrazione di ben 800mila euro, da pagare con soldi pubblici, in caso di licenziamento. I magistrati dovranno verificare ora se si sia trattata di una lecita iniziativa di Palozzi, dimessosi poco dopo dalla presidenza per candidarsi in Consiglio regionale con il Pdl, oppure se ci siano gli estremi per il reato di abuso d’ufficio.
Lorenzo Mattia Nespoli