ATTUALITA’ – Un polo altamente qualificato che raccolga e sappia affrontare emergenze ed esigenze sanitarie anche al di fuori della Capitale. Questa l’idea portante su cui è nato e cresciuto il progetto del Policlinico dei Castelli Romani. Obiettivi ambiziosi, necessità concrete, specie in relazione all’elevato numero di cittadini che un ospedale del genere andrebbe a servire: più di 300mila.
Un’opera su cui si è scritto, detto e polemizzato molto, caratterizzata da un iter di realizzazione lungo e travagliato. La prima pietra del Policlinico, infatti, è stata posta a Fontana di Papa (nel territorio del Comune di Ariccia) 6 anni fa, mentre la firma dell’Accordo di programma risale addirittura agli inizi del 2007. Sembra opportuno, dunque, tornare sull’argomento, soffermandosi sullo stato attuale dei lavori e sulle diverse questioni ancora aperte legate alla struttura.
Per approfondire meglio il tema, abbiamo chiesto il parere del Primo cittadino uscente di Ariccia, Emilio Cianfanelli, che ha giocato un ruolo molto importante nel sostegno e nella concretizzazione del Policlinico. Ad oggi, l’Ospedale dei Castelli sembra essere completo al 98 percento.
Arrivando in zona, l’edificio è visibile e ha preso forma, anche se è ancora circondato da una vasta area di cantiere. «L’Associazione Temporanea d’Impresa che attualmente sta costruendo il polo sanitario – ci ha spiegato Cianfanelli – ha vinto l’appalto per i primi 68 milioni di euro (dei 120 stanziati in totale, Ndr). I fondi restanti ci sono, e serviranno ora all’Asl per l’acquisto delle attrezzature. È in corso un bando di gara proprio per questo, che deve essere approvato dal nucleo di valutazione della Regione».
È sorto spontaneo, allora, domandarsi – e domandare – quando, effettivamente, la struttura sarà consegnata. Gli interventi ancora da eseguire,anche rispetto alla viabilità locale, così come l’acquisto delle attrezzature, fanno presupporre tempistiche ancora non prossime. «Se tutto procederà per il meglio – ha risposto l’ex Sindaco ariccino -, dato che ci sono anche i soldi per le sistemazioni esterne restanti, nel 2017 il Policlinico potrà aprire». Cianfanelli si è mostrato dunque concorde sullo stesso anno di consegna già annunciato dal Presidente della Regione Lazio Zingaretti, e ha poi fatto il punto su alcune note “dolenti”, o comunque meno immediate da risolvere.
«La partita vera di tutta questa vicenda – ci ha detto – è un’altra e molto più pericolosa. Il vero problema, infatti, è chi andrà a lavorare in questo ospedale. Per accordo di programma, nel Policlinico dei Castelli dovranno confluire gli organici degli ospedali di Albano, Ariccia e Genzano. Tuttavia, per adesso stiamo perdendo pianta organica, anche per la scarsità di assunzioni e reintegri che stiamo vivendo in questo momento. Se l’ospedale dovesse aprire ora – ha spiegato ancora Cianfanelli – mancherebbero oltre trecento persone. Per questo, è necessario cominciare a gestire la sanità non come un problema finanziario, ma come una questione di assistenza alla persona, altrimenti si rischia di essere poco credibili. Lo Stato – ha proseguito l’ex Primo cittadino – dovrebbe togliere il commissariamento alla Regione Lazio, che a sua volta dovrebbe delegare i Comuni, uniti nella gestione e nella responsabilità dei servizi sanitari. Questa è la sfida politica da portare avanti».
Ed è proprio riguardo alle singole realtà comunali che spesso ci si è interrogati sulle sorti degli ospedali già presenti nelle varie città. La linea prevalente, in questo senso, sembra essere quella di rendere queste strutture delle “Case della salute”, adibite cioè all’assistenza per piccole urgenze non gravi, così come a diagnostica di primo livello. Il grande Policlinico dei Castelli, infatti, tecnicamente sarà un “Dea di Secondo livello”, vale a dire un polo che, oltre al pronto soccorso, potrà sostenere prestazioni più specifiche e legate a eventi sanitari più gravi.
Lo Spolverini di Ariccia, tornando agli ospedali già attivi, è già stato “riconvertito” in struttura infermieristica, per le prime emergenze, anche grazie al trasferimento in loco dei medici di base. Genzano, invece, manterrà una vocazione più specifica per le nascite, oltre che i vari ambulatori. Più incerte, invece, le sorti di Marino e Albano, sebbene all’orizzonte non si profilino vere e proprie chiusure, anche secondo l’opinione di Cianfanelli.
Tra lavori da ultimare e nodi occupazionali da sciogliere, il 2017 non sembra poi così lontano. E l’Ospedale ariccino, una volta consegnato e a pieno regime, si pone come una vera e propria “rivoluzione” sanitaria per le patologie più gravi, non solo per i Castelli Romani, ma anche per l’area pontina (Pomezia, Ardea, Aprilia). Un’opera che merita, dopo anni di attesa, un auspicabile completamento, per venire incontro davvero alle necessità della cittadinanza.
Lorenzo Mattia Nespoli