Anche se crediamo il contrario, la ricchezza non è una semplice questione di fortuna. Ma soprattutto un atteggiamento vitale. La persona fortunata è aperta, fiduciosa nel futuro e negli altri (ed ovviamente in se stessa!). Viene guidata da intuizioni e affronta in modo costruttivo i problemi e le prove che la vita presenta.
Casualità, predestinazione, nascere sotto una buona stella, il fato, la buona fortuna…
Mentre tutti abbiamo alle spalle un’eredità che non ci siamo scelti, quando raggiungiamo u bivio, abbiamo il potere di decidere da che parte andare. Due persone che hanno vissuto crisi identiche nella loro vita prendono decisioni diverse per proseguire il loro cammino. Una preferisce aggrapparsi al disagio con la convinzione che la sua vita è destinata al fallimento, che il suo destino non cambierà mai perché così è scritto. Al contrario, l’altra, che non ha subito e sofferto di meno, preferisce invece guardare avanti e non sfuggire dalle proprie responsabilità.
Ciò che succede è spesso legato alle nostre aspettative e al nostro comportamento con la buona o cattiva sorte. Senza dimenticare l’esistenza di una complessa rete di casualità come, per esempio, il contesto personale, familiare, lavorativo, sociale, storico…
Potrebbe essere necessario rivedere il contenuto delle parole successo fallimento. Questi concetti sono stati instillati in noi dalle visioni degli altri (genitori, insegnanti, figure autoritarie) e, se il loro modo di vedere era ristretto e pessimista, questo è ciò che ci è stato trasmesso. Ora che siamo diventati adulti possiamo scegliere di continuare ad avere quelle convinzioni, se ci fanno sentire bene, o decidere, se non ci sono di alcun aiuto, di cambiarle.
Quando si ha successo ogni nostra aspettativa è soddisfatta, sia nel lavoro che nell’amore. Quando invece ci sentiamo un fallimento, le nostre aspettative e i nostri desideri non sono mai soddisfatti. Ma dagli insuccessi si può imparare a essere più cauti, più forti e meno ingenui. Il vero insuccesso è quello di diventare spettatori del proprio destino, piuttosto che combattivi. Si fallisce per davvero quando si rassegnano le dimissioni attribuendo tutta la colpa alla nostra sfortuna. Il fallimento è non fare nulla per migliorare, per non dare il meglio di sé per raggiungere ciò che si desidera. Il fallimento è un naufragio prima di partire per l’inizio di un viaggio.
Possiamo rilassarci, dormire tra due guanciali e attendere eternamente che la buona fortuna ci faccia visita, oppure possiamo fare tutto quello che è in nostro potere, come esseri umani, per creare le condizioni a noi più favorevoli. Partendo da queste considerazioni:
1) PENSO POSITIVO: se mi convinco che tutto andrà male, è molto probabile che questo possa accadere. Insegno alla mia mente il linguaggio appropriato per avere successo.
2) METTO A FUOCO GLI ERRORI: se continuo a pensare a quanto male ho fatto, tenderò presto a rifarlo. Vivo l’oggi e lascio svanire ciò che è passato.
3) ACCETTO IL FALLIMENTO: accetto il fatto che posso fallire. E quando succede, imparo dai miei errori. Mi servo dell’esperienza, mi tornerà utile.
4) COLGO LE OCCASIONI: le opportunità passano e se ne vanno. È necessario quindi prenderle al volo, al momento giusto.
5) VISUALIZZO IL SUCCESSO: immagino la vita che desidero fare come se la stessi realmente vivendo. La visualizzazione consapevole mi aiuterà certo a focalizzare la mia energia nel sogno da realizzare.
Abbiamo sempre la possibilità di ricominciare ed è in questo atteggiamento di responsabilità e coraggio che alberga anche il successo. Chi sorride del proprio fallimento si libera del peso, perché continua con i suoi progetti, senza arrendersi all’insoddisfazione che lo porterebbe a non raggiungere ciò che desidera.
La dottoressa Daniela Perfetti è una Psicologa, laureata presso l’Università “La Sapienza” di Roma e svolge la sua attività di consulenza a Colleferro, dove si occupa di Formazione, Sostegno Individuale e di Gruppo, Coordinamento Genitoriale e Sostegno alla Genitorialità.
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