Angelo Licheri, ricoverato al San Raffaele |
SANITA’ – Anche i pazienti stanno via via diminuendo di numero. Alla clinica San Raffaele non si possono più accogliere malati, il blocco dei ricoveri è stato imposto da tempo per dare modo alla burocrazia di svuotare un luogo dove tanta gente lavora alacremente e altra lotta per guarire e spesso, grazie alle buone cure, ci riesce.
Il Consiglio di Stato ha sentenziato per chiusura definitiva, la battaglia dei lavoratori per difendere il San Raffaele di Velletri e con esso il loro posto di lavoro, continua e anche qualche ricoverato non vuole mancare alla lotta. Lunedì 03 ottobre, aspettando la visita dell’Onorevole Francesco Storace, abbiamo piacevolmente chiacchierato e potuto raccogliere la testimonianza di Angelo Licheri. Era sceso dal reparto riabilitativo dove è ricoverato, fino al cancello d’entrata dove i lavoratori si sono incatenati da giorni e ha cercato qualcuno che potesse raccogliere la sua testimonianza. Il Diabete gli ha portato via una gamba, dovutagli amputare per problemi circolatori e anche la vista non è più quella di una volta.
Ci ha raccontato del suo dramma vissuto per le tante operazioni e della sua vita che abbiamo immaginato particolarmente avventurosa. Come impiegato della Cnn (l’emittente televisiva statunitense che si occupa di dare notizie nell’arco dell’intera giornata, ndr), ha viaggiato molto, ha vissuto in Kenia per un lungo periodo ed ora, con la moglie, vive a Nettuno, costretto alle cure per la sua malattia. Ci ha dato l’impressione di avere una grande voglia di parlare della sua vita ma soprattutto di darci una testimonianza forte come ricoverato presso il San Raffaele: “Mi sono trovato benissimo – ha esordito Angelo – tutti collaborano per farmi guarire, dagli infermieri ai terapisti. Ovviamente in ogni luogo c’è la classica mela marcia, qualcuno meno volenteroso degli altri, ma posso solo parlare bene di questo luogo. La sua chiusura è una realtà dura ed assurda da accettare”.
Angelo Licheri non si è limitato a fare i complimenti allo staff medico e paramedico che lo sta aiutando nel percorso riabilitativo ha voluto aggiungere di più, una sorta di j’accuse che dovrebbe, speriamo,agghiacciare qualcuno: “La chiusura del San Raffaele metterà in ginocchio la sanità di Velletri e di tutto il circondario. Io sono qui ma abito a Nettuno, posso dire di essere ricoverato in uno dei migliori ospedali che io abbia mai visto, veramente un fiore all’occhiello di questa regione. Non sarà facile formare una nuova realtà come questa. Per questi motivi io chiedo aiuto e lo faccio come cittadino, soprattutto e poi come malato, qualcuno impedisca lo scempio della chiusura di questa struttura”.
Quando ci siamo allontanati, dopo che Angelo ci aveva raccontato la sua storia e stava per essere riaccompagnato in stanza da un infermiere che non lo ha lasciato un attimo solo durante la chiacchierata, veniamo a sapere da Carlo Maola, portavoce dei lavorarori, che cinque di loro per vari motivi si sono sentiti male negli ultimi giorni, tra cui un uomo colpito da infarto durante il presidio e tuttora ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma. Non serve più aggiungere una parola.