ATTUALITA’ – L’Ospedale dei Castelli, opera di dimensioni ragguardevoli, sta crescendo senza che se ne parli tanto, senza tante preoccupazioni da parte dei cittadini che sono molto più impegnati a sottolineare le mancanze dei nosocomi delle maggiori città dei Castelli, in buonissima parte dovute ai funesti tagli alla sanità regionale, a causa di un buco di bilancio notevole (la Corte dei Conti lo ha quantificato in 720,5 milioni di euro). Eppure la struttura cresce e sicuramente se tutto andrà come deve andare, ovvero quando entrerà a pieno regime, l’assetto sanitario di tutto il territorio subirà uno stravolgimento, speriamo a vantaggio dei malati. Volendo approfondire l’argomento che ci interessava particolarmente, tenendo sott’occhio ciò che è accaduto a Velletri (la chiusura del San Raffaele); quello che vogliono combinare a Marino (chiudere il Pronto Soccorso); e monitorando il San Giuseppe di Albano (tra i più congestionati della zona), abbiamo intervistato il Sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli che ha illustrato come è nato il progetto, come si svilupperà e quando è prevista la data di consegna di questo avveniristico ospedale.
Sindaco Cianfanelli, innanzitutto spieghiamo qual è il suo ruolo in questo progetto?
“Il Comune di Ariccia è uno dei tre firmatari dell’accordo di programma del 2006 assieme alla Regione e alla Asl RM H, non è nato da un’idea della sola Regione. La “stazione” appaltante è la Asl, i soldi sono stati stanziati con determina della regione, vige un Collegio di Vigilanza presieduto dal Sindaco di Ariccia, di cui fanno parte membri nominati sia dalla Regione che dalla Asl. Se a qualcuno dei contraenti venisse in mente di interrompere i lavori il Collegio di Vigilanza ha il diritto/dovere di subentrare. Quindi l’ospedale dei Castelli si farà finchè il Comune di Ariccia vigilerà sull’attuazione dell’accordo”.
Come è nata l’idea di costruire un ospedale del genere in questa zona?
“Negli anni ’70 sono sorti tutta una serie di ospedali generali di zona, ovvero quelli con reparti di medicina, chirurgia, pronto soccorso, una sezione di radiologia, di solito un servizio di cardiologia, uno di laboratorio analisi e poi ostetricia e pediatria. Questo ospedale generale di zona rispondeva alla logica del tempo basata sulla reperibilità. Il medico specialistico, qualora servisse un suo intervento, poteva raggiungere l’ospedale nell’arco di mezz’ora. Ma le innovazioni scientifiche hanno cambiato profondamente questa impostazione assieme al contenuto della legge 833/78 che ha affermato il diritto alla salute come diritto fondamentale. Gli ospedali di zona hanno risposto sempre meno a queste esigenze. Da qui abbiamo pensato in un certo senso, di copiare quello che era già stato fatto in Veneto: chiudere gli ospedaletti e fare delle strutture dove tutte le specialità avessero organici sempre attivi. In questa logica nel 1988 si è iniziato il progetto di ristrutturazione dello “Spolverini” di Ariccia ma il progetto costava 110 miliardi (secondo il progetto della ditta Cresa, ndr). A questo punto io, già nel ruolo di assessore, dico che una cifra simile non può essere usata per demolire e ricostruire un ospedale così vecchio e affermo l’esigenza di costruire un nuovo ospedale, in zona agricola, con ampi spazi. Questa idea viene inglobata nel Piano Regolatore del 1997 e si chiude nell’accordo di programma fatto dalla Giunta regionale del 2005 per un ospedale da realizzare su 5 ettari di terreno”.
Qual è stato il luogo prescelto?
“Un terreno sulla Nettunense al km 11 ma nel 2006 trasformiamo l’accordo di programma catapultando il progetto su 15 ettari di terreno. L’appalto è stato aggiudicato da una associazione temporanea di impresa”.
Quanto costa la realizzazione e come è avvenuta l’acquisizione dei terreni?
“Il costo è di 120 milioni di euro, i terreni erano di privati, il Comune li ha acquisiti pagandoli in cubatura sugli ulteriori cinque ettari quindi dando ai privati 64mila metri cubi per costruire una Rsa, un albergo per il day hospital e per i familiari dei degenti, un centro congressi, una scuola di specializzazione per università. Una sorta di parco della salute sui cinque ettari”.
A che punto sono i lavori?
“Stanno realizzando il secondo piano, saranno quattro piani sviluppati su 13 mila metri quadri, 230 posti letto più il day hospital e il dipartimento di emergenza”.
Lei ovviamente conoscerà la battaglia che sia il Sindaco di Marino che quello di Velletri stanno conducendo contro l’impoverimento delle strutture ospedaliere. Questo ospedale fagociterà tutta l’offerta sanitaria e quindi tutti gli ospedali verranno chiusi o qualche presidio rimarrà?
“I Castelli Romani hanno diritto a 1600 posti letto per “acuti”, i 530 mila cittadini, Anzio compreso, ne hanno 1200 comprese le cliniche convenzionate, quindi sono sottodimensionati. Mentre il polo H2 (Albano, Genzano, Lanuvio, Ariccia, Nemi, Castelgandolfo) si è stretto sotto questo progetto e Anzio e Nettuno si sono uniti sotto un unico ospedale, Velletri continua a proseguire la lotta per mantenere l’ospedale dentro il centro storico, che non regge. Marino, Frascati e Rocca Priora dovevano fare la stessa operazione del polo h2 perchè Frascati è inadeguato, quello di Marino è migliore però rispetto alle infrastrutture, parcheggi e via di accesso sta anche peggio di Velletri. Sia il centro destra, che i commissari regionali che si sono succeduti, che il governo Monti si sono messi in testa di chiudere l’ospedale di Frascati e quello di Marino, facendo finta di ristrutturare quello di Velletri che è chiaro che non può reggere dal punto di vista dell’offerta sanitaria moderna e da quello strutturale”.
Qual’è la sua idea vista la logica che ormai tutti questi ospedali sono vetusti rispetto ai progressi della medicina?
“Secondo me Velletri deve avere un dipartimento di emergenza di primo livello con un ospedale da costruire ex novo visto il bacino di utenza che raccoglie. Il Sindaco Servadio si è messo in testa di ristrutturare il “P. Colombo” ma è inutile perchè un ospedale moderno deve avere 15/20 ettari di terreno, deve essere facilmente raggiungibile. Lo stesso per Albano e Frascati. Sono strutture vecchie, che costerebbe troppo sistemare ed adeguare”.
Qual è la funzione dell’ospedale dei Castelli?
“Non andrà a sostituire tutti gli ospedali dei Castelli, perchè Velletri deve avere il suo ospedale, lo stesso Anzio, lo stesso il polo Tuscolano. Ci si deve accordare su che tipo e che funzione devono avere queste strutture. Io sono per la costruzione di nuove strutture e trasformare quelle vecchie in case della salute. Il fatto di avere strutture così vecchie è un handicap dal punto di vista anche dell’appeal per medici capaci e colti, non possiamo attrarre medici ancora più bravi con nosocomi che non hanno all’interno servizi medici e diagnostici all’avanguardia. Il declino sanitario dei Castelli è prima culturale che strutturale”.
Le faccio un’ultima domanda, portandole ad esempio un fatto accaduto: ad una persona viene diagnosticato un tumore all’utero. La diagnosi viene fatta a Velletri, l’operazione a Genzano, la Tac ad Albano, la scintigrafia di controllo a Marino. Tutti questi spostamenti non sono stati fatti per scelta personale. L’ospedale dei Castelli sarà in grado di eliminare questa procedura così complessa e stancante per un paziente?
“Deve eliminarla. Questo spostamento è assurdo. In un ospedale serio la diagnosi si deve fare in tre ore, si deve programmare subito dopo la terapia e tutto deve svolgersi in un unico luogo. Noi siamo il luogo delle navette e delle autoambulanze che girano tutto il giorno da un ospedale all’altro con una grande spesa economica. Questo accade anche e soprattutto per degli stupidi campanilismi”.
I tempi di consegna della struttura?
“A maggio finisce la struttura, adesso dobbiamo fare l’affidamento per il secondo lotto dei lavori che sono le sistemazioni esterne, gli apparecchi elettromedicali, gli arredi. Sono appaltati 62 milioni di euro ma secondo me servono altri 40 milioni”.