ATTUALITA’ – Era il 24 marzo 1944, esattamente settant’anni fa, quando fu compiuto uno dei più terribili massacri sul territorio italiano. La seconda guerra mondiale ancora avvolgeva, con la sua immensa ombra nera, l’Europa e a Roma, città occupata dalle truppe tedesche si combatteva ogni giorno per liberarla da quello che da alleato voluto da Mussolini era ormai divenuto invasore agli occhi degli italiani. I Gap (Gruppo di Azione Patriottica), il 23 marzo del 1944, in via Rasella, al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola) misero in atto il loro più importante attacco.
Durante il passaggio di una compagnia del I battaglione del Polizeiregiment “Bozen” composta da 156 soldati fecero esplodere un carico di 18 kg di tritolo, trasportato e fatto brillare da Rosario Bentivegna. all’azione parteciparono altri 11 gappisti che effettuarono anche un fuoco di copertura con bombe da mortaio. L’attentato provocò la morte immediata di 32 militari tedeschi, il ferimento di altri 110, la morte del tredicenne Pietro Zuccheretti e quella di un altro civile che non fu mai identificato. L’attentato scatenò non solo le ire dei Comandi tedeschi ma una rappresaglia terribile. Il giorno dopo, il Comandante Kappler, dopo aver ricevuto gli ordini del generale Mälze, comunicò ai suoi sottoposti che dovevano essere uccisi 320 uomini, tutti i componenti del reparto, compresi gli ufficiali, dovevano prendere parte alle esecuzioni come “necessario atto simbolico”.
La rappresaglia ebbe inizio nel primo pomeriggio, quando alcuni detenuti del carcere di Regina Coeli e di via Tasso vennero caricati sui camion e portati nel luogo scelto per l’eccidio, le antiche cave di tufo sulla via Ardeatina, poco lontano dall’Appia Antica, dove già si trovavano i resti di decine di martiri cristiani, ovvero le fosse Ardeatine. Quando fecero da scendere dal camion i condannati a morte, Priebke e il capitano SS Karl Hass si resero conto che erano presenti cinque in più ma decisero di ucciderli ugualmente, liberarli avrebbe compromesso la segretezza della strage. Li fecero scendere nelle gallerie a gruppi di cinque, li fecero inginocchiare e spararono. Mentre le prime vittime caddero a terra, quelle successive furono costrette a mettersi in ginocchio sui corpi dei loro compagni. Per nascondere il massacro Priebke e Kappler fecero saltare l’ingresso della cava.
Tutto verrà a conoscenza solo nel giugno nel 1944. La seconda guerra mondiale con le sue atrocità accompagnerà per sempre la nostra memoria storica. Tanti storici e non hanno chiesto ai protagonisti di via Rasella come si sarebbero comportati se avessero saputo di poter scatenare la terribile rappresaglia. Carla Capponi che collaborò all’attentato di via Rasella rispose una volta: “La Resistenza non può prescindere dal resistere, il nemico va combattuto”. Ora il presidente Zingaretti e il sindaco Marino vogliono scrivere una delle tante parole che sembrano definitive ma non lo sono mai quando si maneggia la Storia e i suoi anfratti politici, sociali, culturali, etici: hanno scritto una lettera al presidente del Cimitero Acattolico di Testaccio per richiedere ufficialmente la sepoltura di Carla Capponi e Rosario Bentivegna. La Regione Lazio e Roma Capitale si faranno carico dei costi.